Cosa pensa Ron DeSantis sulle armi, sull’aborto e su Trump
Il governatore della Florida candidato alle primarie repubblicane ha posizioni molto radicali e in economia è un liberista classico
Il politico americano Ron DeSantis è considerato da mesi l’avversario più temibile per Donald Trump nelle primarie del partito Repubblicano per la candidatura alla presidenza. A novembre fu confermato governatore della Florida con quasi venti punti di vantaggio sul candidato Democratico, il margine più ampio registrato nello stato negli ultimi 40 anni. A livello nazionale in quelle elezioni i candidati sostenuti da Trump ottennero risultati inferiori alle attese, facendo sorgere molti dubbi sul futuro politico dell’ex presidente e sulla sua capacità di continuare ad attrarre ampi consensi. Molte attenzioni di finanziatori importanti del partito, nonché dei media più influenti della destra, Fox News compresa, si spostarono verso il 44enne DeSantis.
Ad alcuni mesi di distanza dalle primarie, i sondaggi mostrano un netto vantaggio di Trump. DeSantis è secondo: è lontano più di 30 punti percentuali, ma c’è da considerare che fino a mercoledì non aveva nemmeno annunciato ufficialmente di volersi candidare. Ad ogni modo, Trump considera da tempo DeSantis una minaccia, come confermano i ripetuti attacchi che gli ha riservato con sempre maggiore frequenza in questi mesi.
I due candidati alla nomination sono stati in passato molto vicini: DeSantis fu un sostenitore dell’ex presidente durante gli ultimi anni del proprio mandato al Congresso (2013-2018), mentre Trump fu fondamentale per la prima elezione di DeSantis a governatore in Florida. Nella campagna per la rielezione del governatore, conclusa lo scorso novembre, le cose erano invece cambiate. Trump aveva già preso le distanze in vista delle presidenziali del 2024 e i due non avevano partecipato mai agli stessi eventi elettorali.
DeSantis fu eletto la prima volta al Congresso nel 2012, poco più di dieci anni fa: da allora ha sempre mantenuto posizioni politiche piuttosto radicali. Nel 2015 fu fra i nove fondatori del gruppo parlamentare Freedom Caucus, che diventò poi l’espressione dell’estrema destra repubblicana.
Da governatore ha sposato quasi completamente le idee e le politiche di Trump, per esempio è stato un sostenitore della costruzione di un muro col Messico. Lo scorso settembre fu fra i governatori che mandarono immigrati in aereo verso gli stati governati dai Democratici. Sotto il suo mandato sono aumentati i diritti dei detentori di armi (chi ne possiede una ora può portarla con sé senza necessità di una licenza) e i reati per cui è prevista la condanna a morte, per cui non è più richiesto un verdetto unanime della giuria (è sufficiente una maggioranza 8 a 4).
Ha limitato l’accesso al voto di alcune minoranze, aumentando i documenti necessari, e rendendo impossibile votare alle elezioni di metà mandato per quasi un milione di persone uscite dal carcere. Ha firmato il divieto all’aborto in Florida dopo le 6 settimane di gestazione, una delle leggi più restrittive del paese sul tema: la legge non è ancora formalmente entrata in vigore in attesa di un pronunciamento della Corte Suprema della Florida. Ha promosso una legge sui “pronomi” che impedisce a studenti e personale scolastico di richiedere di essere chiamati con pronomi diversi da quelli relativi al proprio sesso biologico, che lui ha definito un «tratto immutabile».
Ha fatto approvare una legge chiamata informalmente “Don’t say gay” (“non dire gay”), che tra le altre cose proibisce di parlare di orientamento sessuale e di identità di genere nelle scuole. Le critiche rivolte da Disney alla legge hanno aperto un lungo contenzioso fra il governo della Florida e l’azienda, che nello stato dà lavoro a oltre 70.000 dipendenti, senza contare l’indotto.
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Nella contesa con Disney, DeSantis ha voluto portare avanti la sua immagine di “uomo forte” e di oppositore della cosiddetta ideologia «woke», parola che definiva l’atteggiamento di chi era particolarmente attento e impegnato contro le ingiustizie sociali ma che oggi ha una connotazione spesso dispregiativa e sarcastica. Ha smantellato molti programmi statali di inclusione e di protezione delle minoranze, azzerandone i fondi. Questo ruolo di oppositore delle istanze del partito Democratico, dei media considerati di “sinistra” e in generale dei movimenti per i diritti civili gli ha fatto guadagnare molto sostegno nel campo dei conservatori più radicali.
Allo stesso modo la sua popolarità è cresciuta per una gestione quasi negazionista dell’emergenza Covid: DeSantis inizialmente impose un lockdown in Florida, ma poi fu fra i primi governatori a eliminare le restrizioni, aprendo le scuole, togliendo l’obbligo di indossare le mascherine e di presentare certificazioni vaccinali per lavorare. Col passare dei mesi si spostò sempre di più verso posizioni no vax, ospitando alcuni esponenti del movimento in conferenze stampa congiunte e promuovendo nei ruoli più importanti della sanità statale medici scettici nei confronti dei vaccini, come Joseph Ladapo.
Le sue posizioni in politica estera non sono chiarissime: si è espresso più volte in maniera dura nei confronti di Cina e Iran, mentre la sua condanna dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Vladimir Putin non è mai stata particolarmente convinta o incisiva.
Le sue priorità politiche sono quindi piuttosto sovrapponibili con quelle di Trump, di cui è considerato un possibile successore, molto più giovane e con meno eccessi a livello verbale e comportamentale. I media americani raccontano comunque che DeSantis abbia un carattere molto complesso e particolarmente «arrogante» e che i suoi collaboratori più stretti cambino spesso a causa del complicato ambiente in cui lavorano.
A differenza di Trump, DeSantis proviene dalla classe media americana: sua madre lavorava come infermiera, il padre installava televisori dotati di strumenti per valutare l’audience, il corrispettivo della nostra Auditel. I bisnonni di DeSantis erano tutti provenienti dal Sud Italia, emigrati a inizio secolo in Pennsylvania e Ohio: DeSantis studiò Storia a Yale, (dove era anche capitano della squadra di baseball) e poi frequentò la facoltà di legge di Harvard.
Finita l’università firmò per la Marina statunitense, per cui fu funzionario legale, prima nella base detentiva di Guantanamo (Cuba) poi anche in Iraq, come consulente.
DeSantis è cattolico e ha sposato la moglie, Casey Black, nel 2009: lei era una giornalista televisiva piuttosto nota in Florida ed è stata fondamentale per le prime fasi della sua carriera politica. Anche oggi Black è considerata un membro “di fatto” del suo staff politico, con ampi poteri. La coppia ha tre figli, che sono stati protagonisti anche di un famoso spot per l’elezione a governatore: De Santis chiedeva a una figlia di costruire un muro anti-immigrati con delle costruzioni e a un altro di ripetere la frase di un programma televisivo di Trump: «You are fired», «Sei licenziato».
In questi anni da governatore si è costruito un’immagine radicale apprezzata dagli elettori conservatori, ma anche una reputazione positiva fra gli industriali e gli uomini d’affari: con un approccio liberista, limitando al minimo le tasse e tagliando molto la spesa pubblica, ha mantenuto i conti dello stato in attivo e favorito le classi più abbienti. Anche per questo motivo ha già ottenuto il sostegno non solo di Elon Musk (ha annunciato la sua candidatura in una diretta Twitter che ha avuto molti problemi tecnici), ma anche di alcuni imprenditori molto influenti come Ken Griffin, fondatore di un grande fondo d’investimento, o Stephen Ross, magnate del settore immobiliare.