Perché le gare di surf delle Olimpiadi di Parigi si faranno in Polinesia francese
Cioè in una collettività francese d'oltremare: c'entrano le onde polinesiane ma anche le spinte indipendentiste locali
Alle Olimpiadi di Parigi del 2024 molte gare di sport acquatici saranno nella Senna, il fiume che attraversa la città. Le gare di surf, una disciplina che è diventata olimpica da Tokyo 2020, si terranno invece nella Polinesia francese, una collettività francese d’oltremare a più di 15mila chilometri da Parigi. Teahupo’o sarà infatti la sede di una gara olimpica più distante di sempre dalla città organizzatrice: è un posto di cui in Francia e soprattutto in Polinesia francese si dibatte da tempo, soprattutto dopo un’elezione vinta da un partito indipendentista locale e dopo alluvioni intense nell’area in cui sono in corso i lavori in vista delle Olimpiadi.
Le gare di surf di Parigi 2024, a cui parteciperanno 24 surfisti e 24 surfiste, sono previste dal 27 al 30 luglio (quindi nei primi giorni delle Olimpiadi) nelle acque davanti a Teahupo’o, un piccolo centro abitato sulla costa sud-occidentale di Tahiti, l’isola in cui vive la maggior parte dei circa 270mila abitanti della Polinesia francese. Teahupo’o fu scelta come sede nel marzo del 2020 battendo la concorrenza di altre località sulla costa atlantica della Francia continentale, la più nota delle quali era Biarritz.
Prima di Teahupo’o, la sede olimpica più lontana dalla città organizzatrice era stata Stoccolma, dove nel 1956 si svolsero con qualche mese di ritardo rispetto alle altre gare le prove di equitazione delle Olimpiadi di Melbourne: per ragioni di quarantena equestre, i cavalli stranieri non furono infatti ammessi in Australia.
La scelta di Teahupo’o ha invece ragioni sia pratiche che politiche. Da una parte, le onde di Tahiti sono più spettacolari di quelle della Francia atlantica, soprattutto in quel periodo dell’anno. Dall’altra si è parlato di questa scelta in relazione alla volontà del governo francese di allargare l’evento olimpico a tutti i territori francesi, per mantenere la sua influenza anche oltre l’Europa e limitare le spinte indipendentiste.
Se si considera solo il surf, comunque, è difficile pensare a una sede migliore di Teahupo’o: le sue onde sono tra le più peculiari, difficili e pericolose al mondo, la località ospita da anni gare del circuito internazionale e gli addetti ai lavori dicono che guardare il surf delle Olimpiadi di Parigi sarà come guardare un altro sport rispetto a Tokyo 2021.
Per chi invece vorrà assistere alle gare direttamente dalla Polinesia francese sono state predisposte tre aree fan: una che potrà accogliere fino a 12mila persone nella capitale Papeete, una un po’ più piccola nella città di Papara e una terza a Teahupo’o, dove gli spazi ristretti consentiranno di accogliere soltanto alcune centinaia di spettatori.
In Polinesia francese, e soprattutto a Tahiti, la questione che riguarda le gare olimpiche di surf è dibattuta da quando fu presentata la candidatura di Teahupo’o. Tra chi si oppone all’ospitare un evento olimpico ci sono posizioni diverse: alcune sono più generali, simili a quelle che hanno certi francesi e perfino certi parigini sulle gare di Parigi, e riguardano anzitutto l’impatto ambientale; altre posizioni sono invece più specifiche e legate al movimento indipendentista della Polinesia francese.
Alle elezioni dell’aprile di quest’anno, il partito indipendentista Tavini Huiraatira ha ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi all’assemblea monocamerale della Polinesia francese. È indipendentista anche l’attuale presidente, Moetai Brotherson, eletto a maggio. In molti ambiti la Polinesia francese ha una rilevante autonomia dalla Francia, maggiore rispetto a territori come La Réunion o Guadalupa, che sono di fatto assimilati ai dipartimenti francesi. In certi contesti, e soprattutto a livello culturale ed economico, anche la Polinesia francese continua a dipendere molto dalla Francia.
Visto il successo politico del partito indipendentista ci si aspetta che nei prossimi anni la Polinesia francese cercherà di organizzare un referendum per l’indipendenza simile a quelli fatti negli ultimi anni in Nuova Caledonia, un altro territorio francese d’oltremare, in cui finora hanno però sempre vinto i “no” all’indipendenza dalla Francia.
Le gare di surf in Polinesia francese erano già state argomento di dibattito prima e dopo le elezioni, ma ancora di più lo sono state in seguito alle alluvioni che a inizio maggio hanno riguardato il fiume Fauoro e l’area relativa all’evento olimpico. Si è anche parlato, ma è presto per avere certezze a riguardo, del fatto che i lavori a un ponte proprio sul fiume Fauoro e proprio in previsione delle gare possano aver peggiorato gli effetti delle alluvioni.
In una visita a Teahupo’o dopo le alluvioni, l’imprenditrice di 32 anni Nahema Temarii, pochi giorni prima nominata ministra dello Sport, aveva parlato della possibilità di «ritirare l’impegno» verso l’organizzazione delle gare di surf a Tahiti. In quello stesso contesto la ministra dell’Edilizia abitativa e della Solidarietà, Minarii Galenons, anche lei nominata dopo le elezioni di aprile, aveva detto: «Possiamo benissimo non fare qui le Olimpiadi, ma questo ci costerebbe molti soldi».
Pochi giorni dopo Brotherson, il presidente del paese, aveva detto a Le Monde che nonostante i dubbi espressi dalla ministra dello Sport la Polinesia francese avrebbe ospitato le gare olimpiche di surf: «Voglio assolutamente che le Olimpiadi vengano qui, dove il surf è nato, e non da un’altra parte». Brotherson aveva ricordato inoltre quanto difficile e costoso sarebbe stato per la Polinesia francese tirarsi indietro a quel punto dalle Olimpiadi; aveva aggiunto comunque che nei suoi piani c’era anche il cercare di rivedere e ridiscutere certi accordi, relativi alle gare olimpiche, presi dal precedente governo.
Anche il COJOP, il Comitato organizzatore delle Olimpiadi di Parigi, ha ricordato che la Polinesia francese è legalmente tenuta a organizzare le gare per cui si è impegnata, aggiungendo che i lavori stanno procedendo nei tempi e con i costi previsti.
Barbara Martins-Nio, responsabile per conto del COJOP della parte polinesiana delle Olimpiadi di Parigi, ha inoltre parlato di come in Polinesia francese l’organizzazione olimpica stia seguendo «un modello completamente diverso dal solito» per come «mira a creare una connessione tra la popolazione locale e chi arriverà per le Olimpiadi», per esempio con oltre 300 posti letto che, in assenza di strutture ricettive adeguate a Teahupo’o, saranno resi disponibili dagli abitanti locali. Ma si parla anche della possibilità di ospitare molte altre persone in una grande nave davanti a Teahupo’o.
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