L’economia tedesca è in “recessione tecnica”
Significa che il PIL della Germania si è ridotto per il secondo trimestre consecutivo: è un brutto segnale, ma che dice poco sulla gravità effettiva del rallentamento economico
Nel primo trimestre dell’anno, quello che va da gennaio a marzo, il Prodotto Interno Lordo (PIL) della Germania si è ridotto dello 0,3 per cento rispetto al trimestre precedente e dello 0,5 rispetto allo stesso trimestre del 2022. Lo ha comunicato l’ufficio nazionale di statistica tedesco, che ha rivisto al ribasso le stime pubblicate a fine aprile, che vedevano un PIL sostanzialmente fermo. Anche nell’ultimo trimestre del 2022 il PIL si era ridotto, dello 0,5 per cento rispetto al trimestre precedente.
È il secondo trimestre di fila in cui l’economia tedesca si contrae e – secondo una convenzione diffusa – gli economisti definiscono una circostanza del genere come “recessione tecnica”, ossia una situazione certificata di difficoltà economica di un paese. È però solo una convenzione, che non dà alcuna indicazione sulla gravità del rallentamento economico e sulla sua possibile durata, per cui bisogna guardare anche ad altri fattori, come le tendenze generali di produzione industriale, consumi, redditi delle famiglie, disoccupazione e così via.
L’ultima volta che l’economia tedesca è risultata in recessione tecnica era stata durante la pandemia, quando nei primi due trimestri dell’anno il PIL si ridusse a causa delle restrizioni che fermarono totalmente l’attività economica. Da allora l’economia tedesca non è più tornata ai livelli di prima della pandemia.
Secondo l’ufficio nazionale di statistica tedesco, la principale causa della riduzione del PIL nel primo trimestre del 2023 è stata una tendenza negativa dei consumi delle famiglie, che si sono ridotti dell’1,2 per cento rispetto al trimestre precedente. Da un anno la Germania – come la maggior parte delle economie avanzate – sta facendo i conti con un importante aumento del livello dei prezzi, ossia con l’inflazione: è un fenomeno che sta riducendo gradualmente il potere di acquisto dei consumatori, che infine hanno iniziato a ridurre le loro spese. A marzo il livello generale dei prezzi era del 7,4 per cento più alto rispetto al marzo del 2022: il che vuol dire che se un anno prima un bene costava 100 euro, a marzo ne costava 107,4. Prezzi più alti, a parità di redditi, scoraggiano i consumi.
Un segnale del rallentamento dell’economia tedesca era arrivato anche dalla produzione industriale – ossia l’indice che misura quanto l’industria riesce a produrre in un dato periodo – che era risultata in netto calo a marzo: si era ridotta del 3,4 per cento, dopo che all’inizio dell’anno l’industria aveva un po’ recuperato rispetto a un autunno particolarmente difficile a causa degli alti costi dell’energia che avevano rallentato notevolmente l’attività industriale, particolarmente importante per l’economia tedesca.
Il rallentamento dell’economia tedesca era comunque piuttosto atteso: le ultime stime del Fondo Monetario Internazionale avevano predetto un PIL in riduzione dello 0,1 per cento nel 2023, l’unico risultato negativo tra le economie avanzate insieme al Regno Unito.