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  • Mercoledì 24 maggio 2023

«Ci troviamo nel mezzo di una crisi nazionale»

È quella della salute mentale dei più giovani di cui i social sono «un fattore importante», dice il massimo funzionario statunitense che si occupa di salute pubblica

Vivek Murthy (Anna Moneymaker/Getty Images)
Vivek Murthy (Anna Moneymaker/Getty Images)

Martedì Vivek Murthy, che ricopre il ruolo di Surgeon general degli Stati Uniti, ovvero il massimo funzionario federale ad occuparsi di questioni di salute pubblica, ha emesso un avviso sui rischi che corrono i giovani passando troppo tempo sui social network. È stata una scelta piuttosto netta: in passato, queste comunicazioni hanno riguardato i pericoli rappresentati dalle sigarette, l’AIDS, la rappresentazione della violenza in televisione e nei videogiochi, l’obesità, le armi da fuoco e la solitudine.

Nel più recente avviso, lungo 19 pagine, Murthy spiega di aver deciso di allertare il pubblico sul tema nonostante al momento gli studi sugli effetti dei social network sulla salute degli adolescenti non siano giunti a conclusioni definitive sulla loro effettiva pericolosità.

I nostri bambini e adolescenti non possono permettersi il lusso di aspettare anni prima di conoscere l’intera portata dell’impatto dei social media. La loro infanzia e il loro periodo di sviluppo stanno avvenendo ora. (…) Ci troviamo nel mezzo di una crisi nazionale per quanto riguarda la salute mentale dei giovani, e temo che i social media siano un fattore importante di questa crisi, da affrontare con urgenza.

La preoccupazione espressa da Murthy è che passare diverse ore online ogni giorno peggiori le condizioni di ansia, depressione e isolamento sociale, oltre a esporre potenzialmente i più giovani a contenuti che istigano al suicidio, ai disturbi alimentari e ad altri comportamenti dannosi. Ciononostante, nell’avviso si ammette che la questione è molto complessa, e che i social possono essere anche positivi per i giovani.

L’influenza dei social media sulla salute mentale dei giovani è modellata da molti fattori complessi, tra cui la quantità di tempo che bambini e adolescenti investono sulle piattaforme, il tipo di contenuti che consumano e a cui sono esposti, le attività e interazioni offerte dai social media, e la possibilità che interferiscano con attività essenziali per la salute come il sonno e l’attività fisica. È importante sottolineare che diversi bambini e adolescenti sono influenzati dai social media in modi diversi, in base ai loro punti di forza e vulnerabilità individuali, nonché fattori culturali, storici e socio-economici. Esiste un consenso ampio nella comunità scientifica sul fatto che i social media abbiano il potenziale sia di far del bene sia di fare del male a bambini e adolescenti.

– Leggi anche: La dipendenza da internet esiste?

Il rapporto include delle raccomandazioni pratiche per aiutare le famiglie a guidare l’uso dei social media da parte dei figli: per esempio quello di non usare il telefono durante le ore dei pasti in famiglia per promuovere le conversazioni e la costruzione di legami sociali, ma anche la costruzione di un “piano mediatico familiare” che stabilisca chiaramente le aspettative rispetto all’uso di internet da parte di tutta la famiglia, in cui includere delle nozioni sulla privacy online.

Inoltre, Murthy ha rivolto un’esortazione alle aziende che gestiscono le piattaforme, chiedendo loro di fare di più per imporre dei limiti d’età per i propri utenti e creare delle impostazioni predefinite per i minori, con maggiori standard di sicurezza e privacy. Il Surgeon general ha poi chiesto al governo di creare degli standard legali in materia: l’avviso, infatti, non ha valenza legale né politica, ma ha il solo scopo di richiamare l’attenzione su «un problema urgente di salute pubblica» e formulare raccomandazioni su come affrontarlo.

Il tema della protezione dei minori online è vecchio quasi quanto internet stessa, ma negli ultimi anni è particolarmente sentito a livello politico e sociale: all’interno di un contesto in cui bambini e ragazzi accusano un livello particolarmente alto di malessere psicologico, i social network vengono spesso additati come causa principale del fenomeno. Nella preoccupazione per la sicurezza dei minori online confluiscono infatti una serie di fattori delicati, a partire dal sospetto degli adulti verso spazi digitali che loro non frequentano e non comprendono, ma su cui i loro figli passano moltissimo tempo.

È comunque una questione dibattuta. Nel 2022 la professoressa Jacqueline Ryan Vickery, autrice di Worried About the Wrong Things: Youth, Risk, and Opportunity in the Digital World, aveva sostenuto che «è più facile, politicamente, parlare dell’esposizione dei bambini alla violenza, ai predatori, ai materiali sessuali, all’autolesionismo e via dicendo online, relegando queste minacce ad internet nel discorso pubblico, piuttosto che avere discussioni olistiche più ampie sugli spazi e sui luoghi in cui è più probabile che i bambini subiscano più danni. Ma i dati mostrano che è più probabile che a fare del male ai bambini siano adulti di cui si fidano in luoghi di cui si fidano, piuttosto che gli sconosciuti o i coetanei, sia online che offline».

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Dove chiedere aiuto
Se sei in una situazione di emergenza, chiama il numero 112. Se tu o qualcuno che conosci ha dei pensieri suicidi, puoi chiamare il Telefono Amico allo 02 2327 2327 oppure via internet da qui, tutti i giorni dalle 10 alle 24.
Puoi anche chiamare l’associazione Samaritans al numero 06 77208977, tutti i giorni dalle 13 alle 22.