Il turismo a Mykonos è tornato a essere un problema
C'è chi vorrebbe più strutture ricettive e altri che vorrebbero tutelare di più i siti archeologici: il nuovo governo dovrà gestire la situazione
Mykonos – una delle isole maggiori dell’arcipelago greco delle Cicladi, nel mar Egeo – è tra le principali destinazioni turistiche della Grecia, uno dei paesi più visitati al mondo. Dopo anni difficili dovuti prima alla crisi greca e poi alla pandemia, nel 2022 Mykonos, che ha una popolazione residente di circa diecimila persone, è tornata ad avere più di due milioni di turisti all’anno, un numero che ci si aspetta quest’anno possa crescere ancora.
Oltre che per i problemi dovuti alla quantità dei suoi turisti e a quelli dovuti al loro essere spesso molto “festaioli”, da alcuni mesi di Mykonos si parla molto anche per i contrasti e gli scontri tra chi vuole costruire altre strutture ricettive e chi invece vorrebbe tutelarne maggiormente la storia e i siti archeologici.
La questione di Mykonos è emersa di recente quando lo scorso marzo un archeologo che si era opposto ad alcune nuove costruzioni turistiche è stato ferito ad Atene, in un attacco definito «di stampo mafioso» da Despina Koutsoumba, la presidente dell’associazione degli archeologi greci. Del problema di Mykonos – talvolta definita uno “stato nello stato” – si è poi tornati a parlare negli ultimi giorni, in vista delle elezioni politiche del 21 maggio.
Il successo di Mykonos come meta turistica iniziò tra gli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento, ma già dagli anni Trenta l’isola (che ha una superficie di 86 chilometri quadrati, un terzo dell’Elba) aveva iniziato a farsi conoscere a chi andava a visitare la vicina Delo, la piccola isola greca considerata sacra in antichità e legata al culto del dio Apollo. In quel periodo ci furono infatti alcuni ritrovamenti archeologici a cui seguirono molti spostamenti da e verso Delo, e qualcuno cominciò a notare anche la bellezza e le possibilità turistiche di Mykonos.
Tra gli anni Sessanta e Settanta furono costruite alcune strutture per il turismo, sia dalla comunità locale che con investimenti mirati da parte del governo greco. Mykonos divenne un luogo ospitale e visto come simbolo di libertà, tolleranza e scambio culturale: in quegli anni fu per esempio un importante punto di riferimento per la comunità LGBT+. Mykonos fu la prima delle isole greche ad attirare un gran numero di turisti, e nel tempo aprì la strada anche alle altre.
A proposito dei recenti investimenti per costruire nuove strutture il New York Times ha parlato di «investitori arrivati in massa, smaniosi di guadagnare grazie a una miniera d’oro di sviluppo di proprietà di lusso, alberghi enormi e discoteche». In molti casi le costruzioni di nuove strutture sono state fatte attraverso abusi edilizi o pratiche poco trasparenti, spesso legate alla necessità di aggirare i controlli per evitare che le costruzioni danneggino reperti archeologici, presenti in grande quantità: solo negli ultimi otto anni, durante i lavori per altre costruzioni, ne sono stati scoperti 12.
A occuparsi di questi controlli è un gruppo di archeologi alle dipendenze del ministero della Cultura, il cui responsabile è il 53enne Manolis Psarros: l’uomo aggredito a marzo ad Atene fuori dalla sua abitazione poco dopo le otto di sera, in un attacco che lo aveva lasciato incosciente, con il naso rotto e diverse costole fratturate. Nei mesi precedenti all’attacco Psarros, da diversi anni a capo della divisione che concede i permessi di costruzione a Mykonos, aveva preso più volte posizione contro le irregolarità e in diverse occasioni bloccato lavori di costruzione di nuove strutture.
Koutsoumba, la presidente dell’associazione degli archeologi, aveva detto: «La situazione a Mykonos è ormai fuori controllo, l’attacco è stato di stampo mafioso e aveva lo scopo di intimidirlo», visti i grandi interessi in gioco.
Il governo di Kyriakos Mitsotakis ha provato a gestire la situazione inviando 100 poliziotti in più a Mykonos e annunciando maggiori controlli su abusi edilizi e maggiori attenzioni alle questioni archeologiche ed ecologiche dell’isola. In relazione a queste questioni nel 2023 sono stati fatti finora 75 arresti, più del doppio di quelli del 2022. Negli ultimi mesi è stata inoltre annunciate la chiusura di due importanti “beach club” dell’isola in conseguenza di irregolarità risultate dai controlli.
Alcune associazioni dell’isola sostengono però che il governo stia facendo comunque troppo poco per risolvere una questione grossa e che si trascina da anni: la Corte Suprema greca di recente ha definito la situazione di Mykonos «sciagurata».