I tanti problemi della giornata contro l’omofobia nel campionato di calcio francese
Alcuni giocatori musulmani si sono rifiutati di partecipare, le associazioni LGBT sono accusate di aver avuto reazioni troppo timide e la ministra dello Sport chiede sanzioni
Ogni anno in occasione della giornata internazionale contro l’omofobia del 17 maggio la Ligue 1, che è il massimo campionato di calcio francese, organizza una serie di iniziative per sensibilizzare l’opinione pubblica. Spesso però in occasione di questa giornata nascono anche incomprensioni e proteste che la rendono problematica da gestire non solo per i dirigenti del campionato.
L’ultima giornata di Ligue 1 si è giocata lo scorso fine settimana. Le squadre hanno usato maglie con numeri colorati con la bandiera arcobaleno del movimento LGBT e prima di ogni partita i giocatori hanno posato insieme dietro lo slogan scelto per l’iniziativa: «Omosessuali o etero, portiamo tutti la stessa maglia».
Diversi giocatori hanno scelto però di non rendersi disponibili per le partite del weekend, cinque dei quali soltanto del Tolosa (Zakaria Aboukhlal, Moussa Diarra, Fares Chaibi, Logan Costa e Said Hamulic). La squadra aveva cercato di spiegare la loro assenza scrivendo che i giocatori in questione «non si erano resi disponibili ad associare la loro immagine con i colori del movimento LGBT».
Uno di loro, il nazionale marocchino Zakaria Aboukhlal, aveva poi condiviso un messaggio per spiegare meglio la sua decisione: «Ho la massima considerazione per ogni individuo, indipendentemente da preferenze personali, genere o religione. Il rispetto per me è molto importante e va esteso agli altri, ma comprende anche il rispetto per le mie convinzioni personali. Non credo quindi di essere la persona più adatta a sostenere questa campagna».
L’assenza di questi giocatori, prevalentemente musulmani di origine africana, ha creato tutta una serie di polemiche e incomprensioni che si stanno trascinando da giorni. C’è chi crede che la loro assenza sia in una questione di pura omofobia, mentre altri hanno accusato le associazioni a difesa dei diritti LGBT di aver avuto reazioni troppo timide e di non aver difeso abbastanza l’iniziativa a causa del coinvolgimento indiretto di una minoranza, quella arabo-musulmana, già soggetta a frequenti attacchi nel dibattito pubblico francese, in cui il tema in questione è meno condiviso che altrove.
Ci sono state reazioni anche sul piano sportivo, dato che alcune squadre rimaste senza giocatori a causa dell’iniziativa sono anche a rischio retrocessione. Eric Roy, allenatore del Brest, ha detto per esempio che far coincidere questa iniziativa con le ultime giornate di campionato è stata una scelta «disastrosa», considerando che già negli anni passati aveva portato a diverse defezioni da parte di giocatori musulmani. La scorsa stagione, per esempio, l’assenza di Idrissa Gueye dai convocati del Paris Saint-Germain aveva fatto discutere parecchio.
Quest’anno a complicare il dibattito c’è stata poi una vicenda che ha coinvolto Aboukhlal, il giocatore del Tolosa che aveva motivato il suo dissenso nei confronti della giornata contro l’omofobia. Nei giorni scorsi RMC Sport ha infatti scritto che durante i festeggiamenti in piazza per la vittoria della squadra in Coppa di Francia lo scorso 29 aprile, Aboukhlal si sarebbe rivolto alla vice sindaca di Tolosa, che chiedeva un attimo di silenzio ai giocatori, dicendole: «A casa mia le donne non parlano così agli uomini».
Martedì il Tolosa aveva deciso di sospendere il giocatore in via precauzionale, ma giovedì lo ha reintegrato dopo aver giudicato infondate le ricostruzioni di RMC Sport. Nel frattempo la ministra dello Sport francese, Amelie Oudea-Castera, ha detto che le squadre dovrebbero sanzionare i giocatori che non hanno preso parte all’iniziativa, in quanto era loro dovere sostenerla. Il sindacato francese dei calciatori ha però respinto questa richiesta, in quanto i giocatori non sarebbero obbligati a trasmettere «messaggi collettivi».
– Leggi anche: Il racconto dei disturbi alimentari di Federica Pellegrini