“elPeriódico” ha chiuso, e il Guatemala ha un problema di libertà di stampa
Era uno dei principali giornali indipendenti del paese, il governo da tempo aveva aumentato la pressione sui suoi giornalisti
Lunedì elPeriódico, giornale indipendente guatemalteco noto per le sue inchieste sulla corruzione nel governo e nelle istituzioni del paese, ha pubblicato il proprio ultimo numero, dicendo di essere stato costretto a chiudere per via dell’intensificarsi della persecuzione governativa nei confronti dei propri giornalisti e degli inserzionisti che continuavano a sostenere economicamente la testata. Il fondatore di elPeriódico, José Rubén Zamora, è stato arrestato dieci mesi fa; quattro dei suoi avvocati difensori sono stati arrestati a loro volta con accuse penali; e sei giornalisti e tre editorialisti del giornale sono indagati.
«La chiusura di elPeriódico dopo 26 anni di grande giornalismo è devastante. Il semplice fatto di fare giornalismo – di indagare e denunciare la corruzione – non deve essere criminalizzato», ha commentato il figlio di Zamora. «Centosessantasei professionisti eccezionali hanno perso il lavoro e 17 milioni di cittadini hanno perso un’importante fonte di informazione».
Zamora, che ha fondato elPeriódico nel 1996, è uno dei critici più visibili del governo guatemalteco, guidato dal presidente Alejandro Giammattei: è stato arrestato con l’accusa di riciclaggio di denaro e ricatto dopo aver dedicato la propria carriera alla lotta contro la corruzione. Zamora ha più volte descritto il suo arresto come «persecuzione politica», e il caso è visto dalle organizzazioni internazionali che si occupano di diritti umani come un «punto di non ritorno» per la libertà di stampa in Guatemala, come ha detto Juan Pappier, vicedirettore ad interim per le Americhe di Human Rights Watch. Il governo dice invece che l’arresto di Zamora non ha nulla a che fare con il suo lavoro giornalistico, ma con la sua «attività imprenditoriale»: l’accusa specifica è quella di aver tentato di scambiare circa 40.000 dollari in contanti con un assegno di un ex banchiere accusato di corruzione che ora sta collaborando con le autorità.
La procuratrice generale Consuelo Porras e il procuratore anticorruzione Rafael Curruchiche, che stanno lavorando al processo contro Zamora, non vengono considerati indipendenti dal governo di Giammattei: entrambi fanno parte della Engel List, una lista stilata dal dipartimento di Stato degli Stati Uniti che include «gli individui che si sono consapevolmente impegnati in atti che minacciano processi o istituzioni democratiche, coinvolti in casi di significativa corruzione o che ostacolano le indagini su tali atti di corruzione».
Porras in particolare è responsabile di una serie di procedimenti penali contro funzionari che in precedenza si erano occupati di casi di corruzione; la sua attività ha spinto diverse persone a lasciare il paese, come l’ex capo dell’ufficio del procuratore speciale contro l’impunità, Juan Francisco Sandoval, le cui indagini avevano evidenziato pratiche di corruzione tra le persone vicine al presidente.
Da quando Giammattei ha approvato una controversa legge di bilancio che secondo l’opposizione è stata approvata per favorire le aziende che hanno legami con il governo e a cui sono stati appaltati grandi progetti di costruzione nel 2020, causando fortissime proteste, il governo guatemalteco ha adottato varie misure repressive nei confronti di individui e movimenti che gli si oppongono. Negli ultimi anni vari pubblici ministeri, giudici, giornalisti e funzionari dell’opposizione sono stati arrestati o costretti a licenziarsi e a lasciare il paese, ed è stata passata una legge che consente al presidente di vietare qualsiasi associazione sospettata di «turbare l’ordine pubblico».
Simili storie di persecuzione dei giornalisti indipendenti arrivano anche da alcuni altri paesi dell’America centrale. L’anno scorso lo storico quotidiano nicaraguense La prensa ha dovuto spostare la propria redazione all’estero dopo che diversi dei suoi giornalisti erano stati imprigionati o intimiditi dal governo di Daniel Ortega. E lo stesso è accaduto alla redazione di El Faro, giornale investigativo di El Salvador che ha spostato la sede in Costa Rica, dicendo che i suoi giornalisti erano stati presi di mira da attacchi informatici, minacce e «accuse criminali inventate» da parte del governo di Nayib Bukele.