• Moda
  • Martedì 16 maggio 2023

La moda delle borse “superfalse”

Cioè quelle che imitano alla perfezione i modelli dei marchi di lusso, sempre più diffuse e sempre più difficili da riconoscere anche per gli addetti ai lavori

Borse di carta ispirate a quelle di Gucci in un negozio di Hong Kong che vende oggetti da bruciare per celebrare le persone defunte (AP Photo/Kin Cheung)
Borse di carta ispirate a quelle di Gucci in un negozio di Hong Kong che vende oggetti da bruciare per celebrare le persone defunte (AP Photo/Kin Cheung)
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Le borse “false”, cioè che imitano i modelli dei marchi di moda più blasonati, esistono da quando esiste la moda delle borse di lusso. Negli ultimi tempi però tra gli addetti ai lavori si è cominciato a parlare di superfakes, o “superfalsi”, cioè prodotti così simili agli originali che anche gli esperti fanno fatica a distinguerli. Le borse sono l’esempio più calzante di questo fenomeno: vengono per la gran parte dalla Cina, hanno solitamente una qualità molto superiore a quella dei prodotti contraffatti in circolazione fino a una decina di anni fa, e spesso hanno tempi di produzione così rapidi da arrivare sul mercato poco dopo gli originali.

Sul New York Times Amy Wang ha recentemente ricostruito la filiera di produzione e distribuzione delle borse false che arrivano negli Stati Uniti dalla Cina: dalle fabbriche ai liberi professionisti che le vendono online. E ha provato a spiegare cosa è cambiato negli ultimi anni, nell’economia ma soprattutto nell’approccio culturale dei consumatori alla moda di lusso.

I fattori che hanno contribuito all’ampia diffusione delle borse contraffatte sul mercato sono principalmente due. Il primo è che i prezzi delle borse di lusso sono aumentati molto negli ultimi due anni (arrivando anche a 10mila euro), per via dell’aumento del costo delle materie prime e dei trasporti, e più in generale per la crisi economica mondiale. Molti prodotti di lusso sono diventati inaccessibili a una fascia di persone che un tempo poteva permetterseli e che si è messa alla ricerca di valide alternative. Il secondo è che le persone sono sempre più abituate a comprare online e hanno meno resistenze di un tempo a usare e-commerce cinesi come AliExpress o DHgate, ma anche canali più diretti come un annuncio a pagamento su Instagram. Questo fa sì che per i venditori cinesi di merce contraffatta sia molto facile arrivare a mercati occidentali.

Anche l’approccio generale delle persone nei confronti dei prodotti contraffatti è cambiato: oggi si prova meno vergogna di un tempo ad andare in giro con una borsa falsa, ed è più diffusa la convinzione che spendere poco per avere qualcosa di contraffatto ma molto molto simile all’originale sia un buon compromesso. Il fatto stesso di “aggirare” le regole imposte dalle grandi multinazionali del lusso comprando in un mercato parallelo più economico è vista da molti come un’operazione di “democratizzazione” della moda, più che qualcosa di immorale. Questo è vero soprattutto nella fascia di acquirenti più giovani. Nei risultati di un sondaggio fatto dall’Osservatorio dell’Unione Europea sulla proprietà intellettuale a giugno del 2022 era emerso che il 37 per cento delle persone tra i 15 e i 24 anni aveva comprato intenzionalmente almeno un prodotto contraffatto online nei 12 mesi precedenti.

Secondo Wang «oggigiorno i consumatori non fanno una piega all’idea di accaparrarsi una borsa in stile Balenciaga da Zara, Shein o AliExpress. E anche i super ricchi bramano un buon affare». A questo si aggiunge anche il fatto che, appunto, i “superfalsi” sono sempre più spesso prodotti ben fatti e di qualità paragonabile a quella degli originali. Tanto che a volte gli stessi marchi del lusso non possono escludere che siano i propri produttori in Cina a vendere gli stessi prodotti che fanno per loro ad altri rivenditori non autorizzati.

– Leggi anche: Esiste la versione contraffatta di un sacco di cose

Secondo il New York Times in Cina sarebbero milioni le persone che si guadagnano da vivere lavorando nel mercato dei beni contraffatti. Dopo aver contattato oltre 30 venditori online di borse false, Wang è riuscita a intervistarne una che le ha raccontato di aver abbandonato un lavoro nel settore immobiliare a Shangai, e che ora lavora da casa e riesce a conciliare meglio i propri impegni lavorativi con quelli familiari. In una giornata produttiva riesce a vendere una trentina di borse false, prevalentemente a clienti statunitensi, e guadagna circa 30mila yuan al mese, cioè quasi 4mila euro. Le borse che vende costano tra i 200 e i 300 dollari: lei trattiene il 45 per cento del totale, con cui paga la spedizione e altri costi. Il resto invece va ai produttori.

La maggior parte dei produttori di borse contraffatte ha sede nella zona di Canton, città portuale a nord di Hong Kong, dove sia le tecnologie che la manodopera sono altamente specializzate e hanno ritmi velocissimi. Spesso i produttori riescono a fare anche un lavoro accurato di ricerca sui materiali e sui modelli delle borse di lusso, ma pagando poco la manodopera e non avendo le stesse tasse che ci sono nei paesi occidentali riescono a tenere i prezzi molto bassi. Il governo cinese inoltre non ha nessun interesse a limitare questo tipo di attività, anche perché i rapporti con gli Stati Uniti e l’Unione Europea negli ultimi anni sono diventati sempre meno collaborativi.

La filiera di produzione e vendita di borse contraffatte inoltre ha la caratteristica di essere così spezzettata che è difficile tracciarla. Ogni fase del processo è lasciata in gestione a un’azienda o una persona diversa: quando una di queste parti per qualche motivo non è più disponibile è molto facile sostituirla senza che l’intera catena ne risenta. I venditori con cui viene in contatto chi cerca borse contraffatte online, come quella intervistata da Wang, sono quasi sempre persone che non hanno mai preso in mano nessuna delle borse che vendono. Semplicemente ricevono informazioni e foto dalle fabbriche, contrattano con gli acquirenti interessati e quando l’accordo di vendita si conclude inviano l’ordine ai produttori che assicurano di spedire la borsa in tempi brevi.

È difficile che marchi di lusso o rivenditori ammettano di fare fatica a distinguere tra falsi e originali, ma una persona che fa questo di lavoro ha rivelato in anonimato a Wang che a volte è proprio così, e che avere la certezza che un prodotto sia contraffatto sta diventando un lavoro sempre più lungo e dispendioso.

I grandi marchi del lusso hanno negli anni fatto vari tentativi per contrastare il fenomeno dei “superfalsi”, ma senza mai trovare soluzioni davvero definitive. Per esempio, nel 2021, le grandi multinazionali del lusso LVMH, Prada e Cartier hanno avviato una collaborazione chiamata Aura Blockchain Consortium, per certificare tutta la filiera di produzione dei propri prodotti con la tecnologia della blockchain e permettere alla clientela di avere una prova infallibile della loro originalità. I “superfalsi” sono un problema anche per siti che acquistano e rivendono abiti e accessori vintage, che stanno investendo in sistemi di riconoscimento per immagini basati sull’intelligenza artificiale per valutare l’originalità dei pezzi che mette in vendita.

Per le autorità individuare le merci contraffatte che entrano negli Stati Uniti sta diventando sempre più difficile anche per via dei volumi: il New York Times scrive che nel 2022 le borse false entrate nel paese sono state circa 300mila ma le autorità sono riuscite a controllarne effettivamente solo il 5 per cento.

Come veniva fatto notare in un articolo su Business of Fashion dell’ottobre del 2022, però, «nonostante la pioggia di falsi in circolazione, gli stessi marchi di lusso non stanno certamente perdendo in vendite». Dopo il rallentamento generale dovuto alla pandemia, infatti, le vendite nel settore del lusso non sono solo tornate ai livelli precedenti, ma hanno continuato a crescere nel 2022 e secondo alcune stime continueranno ad aumentare, seppure più lentamente, nel 2023.