In Sardegna un parroco ha detto di essere stato abusato per anni in seminario
L'ha rivelato alla fine di un primo processo ecclesiastico che si è concluso con l'archiviazione e il trasferimento dell'accusato
Il parroco di Abbasanta, Ghilarza e Norbello, tre piccoli comuni della Sardegna in provincia di Oristano, ha denunciato alla Chiesa e pubblicamente di aver subito per anni abusi sessuali da un altro prete da quando aveva 14 anni, mentre era in seminario.
Il parroco, che si chiama Marco Contini ma è noto come padre Paolo e ha cinquant’anni, ha detto di aver deciso di denunciare l’uomo che aveva abusato di lui alla fine degli anni Ottanta a dicembre del 2021, dopo essere venuto in possesso di prove a sostegno dell’accaduto che fino a quel momento non aveva. Dopo un primo processo ecclesiastico che si è concluso con l’archiviazione del caso e il trasferimento dell’accusato, Contini ha deciso di raccontare la sua storia nella chat della parrocchia.
Nella nota pubblicata nella chat della parrocchia lo scorso fine settimana Contini ha scritto: «Avevo 14 anni quando l’incubo ebbe inizio e per anni ho dovuto subire inaudite violenze». In un’intervista pubblicata dalla Stampa ha raccontato: «Mi ribellavo con tutte le mie forze, ma c’era una differenza gerarchica tra noi. Io ero molto giovane. Sono stato male, fisicamente infermo per due anni. Febbre alta, attacchi di mutismo, catalessi».
Al Tg regionale della Rai Contini ha raccontato che per anni non è riuscito a denunciare l’accaduto perché «era la mia parola contro la sua» e ha spiegato come è venuto in possesso delle prove di cui riteneva di avere bisogno per denunciare il suo violentatore. A dicembre 2021, dopo la morte della madre, Contini dice di aver ricevuto messaggi dall’uomo che aveva abusato di lui in gioventù e che alcuni di questi messaggi «confermavano totalmente ciò che era successo».
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Inizialmente Contini denunciò gli abusi al proprio vescovo, ma ha raccontato che «in seguito alla mia prima denuncia, il pedofilo è stato “condannato” a due o tre mesi da trascorrere in Terra Santa. Al suo ritorno la sua diocesi lo ha promosso» e fatto «parroco di una parrocchia balneare, dove ogni anno transitano migliaia di bambini». Nell’intervista alla Stampa ha detto di essersi opposto a questa promozione e che il provvedimento è stato subito revocato.
L’Arcidiocesi di Oristano ha spiegato che il processo ecclesiastico che si è svolto a partire dalla denuncia si è concluso con l’archiviazione del caso «sia per il tempo trascorso dai fatti (circa 30 anni) sia per altre considerazioni sulla documentazione». Contini ha deciso di fare appello e di denunciare l’accaduto anche alla procura ordinaria.
La dinamica raccontata da Contini, secondo cui il prete accusato viene allontanato e poi trasferito in un’altra parrocchia, è una delle modalità di gestione dei casi di pedofilia da parte della Chiesa più comuni sia in Italia che all’estero, ed è stata ampiamente criticata dalle associazioni di vittime, perché di fatto evita di affrontare il problema con il rischio che il sacerdote in questione torni a commettere abusi.
Tra i grandi paesi storicamente cattolici l’Italia è stata l’ultima in cui la Chiesa ha deciso di indagare sugli abusi nei confronti di minori da parte di preti, con un’indagine iniziata circa un anno fa ma molto criticata dalle associazioni che si occupano dei diritti delle vittime di abusi sessuali nell’ambito della Chiesa.
Nelle interviste Contini ha detto che la sua «non è una battaglia contro la Chiesa. Amo la Chiesa, la servo convintamente e voglio continuare a servirla fino all’ultimo giorno della mia vita terrena». Ha aggiunto che tutto quello che ha detto l’ha detto «dentro la Chiesa e per la Chiesa» e chiunque avesse un problema del genere deve sapere che «dentro la Chiesa la pensiamo così».
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