La ricostruzione del Barcellona
La squadra è tornata a vincere il campionato dopo essersi data una sistemata con Xavi, ma resta ancora tanto da fare e i problemi sono molti, oltre il calcio
Domenica sera, battendo l’Espanyol, il Barcellona ha vinto matematicamente il campionato di calcio spagnolo. Lo ha fatto con quattro giornate di anticipo grazie ai 14 punti di vantaggio sul Real Madrid secondo in classifica. In 34 partite disputate ha perso soltanto tre volte e subìto appena 13 gol, meno della metà rispetto all’Atletico Madrid, terzo in classifica e seconda miglior difesa del campionato.
Per il Barcellona è il ventisettesimo titolo nazionale, arriva a quattro anni dall’ultimo ed è il primo vinto senza l’attaccante argentino Lionel Messi, andato al Paris Saint-Germain nel 2021. Tralasciando la parte prettamente sportiva, però, il Barcellona continua ad avere grandi problemi di indebitamento, per risolvere i quali ha fatto una serie di rischiose scommesse a lungo termine che dipendono anzitutto dai suoi risultati sportivi, soprattutto in Europa, dove è ancora lontano dai livelli di un tempo.
Un campionato vinto non basta quindi a risolvere i suoi tanti guai (non solo finanziari), ma può essere il primo passaggio di quello che nel calcio viene chiamato un “ciclo vincente”, l’inizio del quale si potrebbe far coincidere con l’arrivo, nel novembre del 2021, dell’allenatore Xavi Hernandez, storico giocatore del Barcellona dal 1999 al 2015.
Xavi arrivò atteso da grandi aspettative dovute ai suoi notevolissimi trascorsi con il Barcellona, ma anche con pochissima esperienza da allenatore: fin lì aveva allenato soltanto la squadra qatariota dell’Al-Sadd, per cui era andato a giocare a fine carriera fra il 2015 e il 2019.
Il Barcellona arrivava invece da quello che per distacco era il peggior bilancio finanziario della sua storia, con oltre un miliardo di euro di indebitamento complessivo e una situazione generale aggravata dalla pandemia. Anche a livello sportivo la squadra, allenata dall’olandese Ronald Koeman e rimasta senza Messi, aveva grandi difficoltà.
Come raccontato e ricostruito più volte in questi mesi, prima ancora che dal punto di vista tecnico e tattico, Xavi puntò su aspetti gestionali e relazionali, cercando anzitutto di riportare regole e dinamiche che c’erano al Barcellona quando lui era giocatore. Come ha scritto The Athletic, Xavi parlò per esempio con Sergio Busquets, suo ex compagno di reparto, e scoprì che certe regole (per esempio quelle sulle multe per chi arrivava in ritardo) o certe abitudini (come quella di passare almeno un’ora di tempo insieme prima degli allenamenti) erano sparite, e le reintrodusse.
Nel suo primo anno, un anno iniziato in corsa, con una rosa scelta da Koeman, Xavi portò il Barcellona al secondo posto in campionato, a 13 punti dal Real Madrid, e non riuscì ad andare granché avanti nelle coppe. Ottenne però alcuni risultati rilevanti, fra i quali una vittoria per 4-0 contro il Real Madrid e una serie di 15 partite senza sconfitte.
Partendo dalla riconferma di Xavi e grazie a nuovi fondi provenienti dai suoi azzardi finanziari, la scorsa estate il Barcellona ha investito altri 150 milioni di euro per acquistare o ingaggiare alcuni giocatori per ricostruire la squadra. L’arrivo più significativo è stato quello dell’attaccante polacco Robert Lewandowski, che nonostante l’età (compirà 35 anni ad agosto) è stato fin da subito molto utile alla causa: sia per i gol segnati (13 nelle sue prime 12 partite di campionato, e oltre 30 in questa sua prima stagione al Barcellona) che per carisma e professionalità.
Insieme ad altri giocatori esperti, come Busquets e il trentunenne portiere tedesco Marc-André ter Stegen, Lewandowski ha portato esperienza in una squadra fatta anche di giovani di grande talento, come Gavi e Pedri, e di tanti altri promettenti ma meno affermati. Non è stato sempre facile gestire questo equilibro tra talenti e generazioni differenti, ma sembra che la squadra sia riuscita a trovare le giuste misure, senza peraltro soffrire il ritiro, alla fine del 2022, del centrale di difesa Gerard Piqué, al Barcellona dal 2008.
Oltre agli acquisti e alla gestione dell’allenatore, un importante ruolo nella vittoria in campionato lo ha avuto la tattica. In particolare la capacità di Xavi di cambiare l’assetto della squadra nel corso della stagione: dopo aver puntato sugli esterni offensivi (sulla carta compatibili con Lewandowski, ma nella pratica non sempre efficaci), ha per esempio deciso, anche in conseguenza dei giocatori a disposizione, di potenziare il centrocampo per coprire meglio la difesa (quest’anno il Barcellona ha vinto 11 partite di campionato per 1-0) e gestire meglio la veloce riconquista del pallone, un aspetto su cui il Barcellona è stato assai efficace.
Xavi è inoltre riuscito a ridisegnare la squadra dopo la pausa per i Mondiali, in precedenza della quale aveva perso 3-1 contro il Real Madrid ed era stata eliminata dalla Champions League arrivando terza nel suo girone dopo Bayern Monaco e Inter.
Dopo la pausa per i Mondiali il Barcellona ha vinto la Supercoppa di Spagna battendo in finale in Real Madrid e ha consolidato il suo vantaggio in classifica, sempre sul Real Madrid, dando fiducia a molti dei suoi giovani (di recente ha fatto il suo debutto l’attaccante 15enne Lamine Yamal, di cui già si dicono ottime cose), mantenendo la solidità difensiva e cercando di esercitare il controllo del gioco tramite il possesso palla, cioè nello stile del Barcellona.
Il club catalano, tuttavia, ha ancora molta strada da fare per raggiungere sul campo risultati tali da ripagare i suoi azzardi finanziari degli ultimi mesi. Anzitutto deve fare i conti col fatto che il suo “ciclo” appena iniziato dovrà fare a meno di Busquets, che dopo 15 anni lascerà il Barcellona, e dovrà fare i conti con l’età avanzata di altri suoi giocatori, specialmente Lewandowski.
Nella prossima stagione il Barcellona dovrà inoltre adattarsi a determinati parametri economici della Liga, che fra le altre cose le impongono di diminuire la spesa per gli stipendi dei giocatori. Per farlo, dovrà con ogni probabilità rinunciare ad alcuni di loro o chiedere ad altri di rinunciare a parte del loro stipendio.
Al contempo, però, è determinante andare bene in Europa, oltre che in Spagna, e per farlo avrà bisogno di acquistare o ingaggiare nuovi giocatori di alto livello. In tutto questo si inserisce inoltre l’eventualità, al momento piuttosto remota, che Messi possa decidere di tornare proprio al Barcellona, a 36 anni compiuti. Ma perché succeda dovrebbe rinunciare alle tante e migliori offerte che ha altrove (soprattutto in Arabia Saudita) e che il Barcellona decida, pur di riaverlo nonostante l’età, di sacrificare una parte del suo budget.
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