L’Ucraina non ha bisogno di mediatori, secondo Zelensky
Lo ha detto durante l’intervista con i giornali italiani: alcuni lo hanno messo in relazione all’incontro con Papa Francesco, che non sembra sia andato benissimo
Sabato, a conclusione della propria visita ufficiale in Italia, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha dato una lunga intervista su Rai 1 a vari giornalisti italiani, commentando la situazione in Ucraina e le prospettive future della guerra in corso contro la Russia.
A un certo punto Nicola Porro, conduttore di Mediaset, ha fatto una domanda sul ruolo di Papa Francesco come possibile mediatore per una pace con la Russia: nei giorni scorsi lo stesso Vaticano aveva detto di stare lavorando a una mediazione fra Russia e Ucraina, di cui però non poteva rivelare i dettagli. Zelensky ha risposto che «con tutto il rispetto per Sua Santità», «la questione è che non abbiamo bisogno di mediatori tra l’Ucraina e l’aggressore che ha preso e occupato i nostri territori». Zelensky ha poi aggiunto che a suo dire all’Ucraina serva «una pace giusta», cioè verosimilmente senza penalizzare il paese che è stato invaso, cioè l’Ucraina.
Alcuni hanno messo in relazione la risposta di Zelensky con l’incontro che il presidente ucraino aveva avuto proprio con Papa Francesco nel pomeriggio e che non sembra essere andato benissimo. Al termine del colloquio, durato una quarantina di minuti, è stato diffuso un comunicato molto scarno in cui si parla molto genericamente della «necessità di continuare gli sforzi umanitari a sostegno della popolazione», senza menzione di alcuna mediazione diplomatica per un cessate il fuoco o una tregua più duratura. «Come a limitare, almeno per ora, lo spazio della missione di pace di cui Francesco aveva parlato a fine aprile», ha osservato il vaticanista del Corriere della Sera, Gian Guido Vecchi.
Durante l’intervista a Porta a Porta – in cui erano presenti alcuni dei più importanti giornalisti italiani – Zelensky ha spiegato che per l’Ucraina raggiungere una «pace giusta» non prevede semplicemente un compromesso militare e territoriale, ma anche il ricorso alla giustizia – al diritto internazionale e a relativi processi – per punire la Russia, che ha causato e sta continuando a causare l’uccisione di migliaia di civili ucraini.
A marzo la Corte penale internazionale ha emesso un mandato d’arresto per il presidente russo Vladimir Putin accusandolo di crimini di guerra e contro l’umanità, e in questi mesi tutti i principali giornali internazionali hanno documentato le violenze e gli stupri di massa compiuti dai soldati russi contro i civili ucraini, la presa di mira di strutture civili ucraine lontane dal fronte, il rapimento di decine di migliaia di bambini ucraini deportati con la forza in Russia, l’uccisione di una dozzina di giornalisti che si occupano della guerra da parte delle forze russe.
Non è chiaro se Zelensky abbia voluto parlare di «pace giusta» durante la sua visita perché consapevole che in Italia esiste un pezzo assai rappresentato dell’opinione pubblica che tende a mettere sullo stesso piano le responsabilità della Russia e dell’Ucraina, o del fatto che secondo vari studi e sondaggi l’Italia è uno dei paesi più filorussi dell’Europa occidentale.