Negli Stati Uniti c’è posto anche per il padel?
E nel resto del mondo potrebbe diffondersi invece il pickleball, che sta andando molto forte negli Stati Uniti?
Negli ultimi anni, mentre in Italia e in buona parte del resto del mondo si faceva largo il padel, negli Stati Uniti succedeva più o meno lo stesso con il pickleball. Entrambi sono sport di racchetta più facili del tennis, che si giocano in doppio su campi più piccoli, ed entrambi esistono dagli anni Sessanta ma sono cresciuti molto durante la pandemia: il padel è tra gli sport in maggior crescita in molti paesi dell’Europa, del Centro e Sud America; il pickleball è quello che in questi anni è più cresciuto negli Stati Uniti.
Ma così come in Italia il pickleball è ancora qualcosa di esotico e sconosciuto ai più, allo stesso modo il padel è stato finora parecchio marginale negli Stati Uniti, al punto che quando se ne scrive ancora si spiega da principio cos’è e come si deve pronunciare.
Le cose però potrebbero cambiare e in parte hanno già iniziato a farlo, perché il pickleball si sta facendo notare e raccontare fuori dagli Stati Uniti, e soprattutto perché da quelle parti si stanno infine accorgendo del padel: «Stanno tutti giocando a padel senza di noi?», ha titolato il New York Times un suo articolo su come gli statunitensi siano fin qui rimasti esclusi dalla «nuova moda sportiva del resto del mondo». Secondo l’articolo, questo «scisma» è un recente esempio «dell’eccezionalismo sportivo statunitense» e per molti versi «il pickleball sta al padel come i Fahrenheit stanno ai Celsius, i pollici ai centimetri e il football al calcio».
Se fin qui padel e pickleball non si sono quasi mai sovrapposti, e anzi hanno proseguito paralleli, in parte alternativi e in parte complementari rispetto al tennis, c’è insomma da ragionare su quanto e come questi due sport potranno resistere e coesistere tra loro e col tennis, se alla lunga ne-resterà-soltanto-uno o se entrambi faranno la fine dello squash.
Il padel fu inventato nel 1969 in Messico da un imprenditore locale che iniziò a giocarci nel cortile di casa, dove i muri limitavano lo spazio per il campo, prendendo ispirazione dal “platform tennis”. Il gioco si diffuse prima nei paesi dell’America Latina e poi, dopo il suo arrivo in Europa, nel resto del mondo. Si gioca su campi più piccoli di quelli da tennis, con una rete in mezzo e delle pareti tutte attorno, sulle quali la palla può rimbalzare, cosa che rende il gioco svelto e vivace, seppur più facile rispetto al tennis.
Il pickleball fu inventato nell’estate del 1965 nel nord degli Stati Uniti da due padri e vicini di casa in cerca di un nuovo gioco da fare con i figli. Il nome vuol dire “palla sottaceto”, si gioca con palline bucherellate e racchette che per certi versi ricordano taglieri di legno. In genere lo si descrive come un incrocio tra tennis, badminton e ping pong ed è uno sport ideale anche per praticanti poco sportivi, perché si può fare correndo poco o nulla e perché le sue palline non viaggiano mai a grandi velocità.
Padel e pickleball si sono diffusi durante la pandemia perché hanno regole facili e perché sono attività veloci da imparare e padroneggiare a un livello sufficiente per divertirsi, e perché entrambi permettono di fare sport insieme ad altri ma per giocarci basta essere in quattro (per il pickleball è anche abbastanza diffuso l’uno contro uno, più raro nel padel). Ma hanno anche alcune differenze: il padel ha bisogno di campi fatti apposta, che costano non meno di 15mila euro, ed è più fisico; il pickleball può anche essere giocato su porzioni di campi da tennis e nella sua versione più semplice si può giocare anche senza correre, motivo per cui piace molto agli anziani.
Sia il padel che il pickleball, inoltre, si sono diffusi prima come attività amatoriale e ricreativa, e solo in seguito hanno cercato di diventare anche sport agonistici. Quasi in parallelo, padel e pickleball hanno attirato marchi che creano materiali dedicati, generato un interesse tale da far nascere podcast, siti e riviste di settore.
Negli Stati Uniti il pickleball – che ha l’ambizione di svecchiarsi e farsi vedere come un vero sport e togliersi l’etichetta di “tennis della terza età”, o di “tennis per non atletici” – è cresciuto così tanto che ci hanno investito, tra gli altri, LeBron James e Tom Brady, e fa girare così tanti soldi che di recente ci hanno giocato (in un torneo con un montepremi di un milione di dollari) gli ex tennisti Andre Agassi e John McEnroe. Soltanto pochi mesi prima, McEnroe aveva detto «I think it sucks» («penso che faccia schifo»), pur ammettendo però di giocarci con gli amici, i quali apprezzavano molto la possibilità di poter avere una racchetta in mano e giocare con McEnroe.
I dati, mai del tutto aggiornati visto il ritmo di crescita, parlano di almeno nove milioni di persone che nel 2022 hanno giocato a pickleball negli Stati Uniti, quasi il doppio rispetto all’anno precedente e più o meno la metà di quelle che si stima abbiano giocato a padel in tutto il mondo. Secondo l’associazione USA Pickleball i campi statunitensi sono ormai più di 45mila, senza contare quelli improvvisati o ricavati in quelli da tennis o all’interno di palestre, lungo i campi da basket o da pallavolo. USA Pickleball stima che più del 95 per cento delle partite di pickleball si giochi tra Stati Uniti e Canada.
La United States Padel Association dichiara invece un totale di 240 campi di padel in tutti gli Stati Uniti (meno di un decimo di quelli presenti soltanto in Italia). L’associazione parla però di un interesse in crescita, di campi sempre più difficili da prenotare per conseguenza di una domanda che ormai supera l’offerta e di un numero di campi che nel prossimo anno è destinato come minimo a raddoppiare.
I numeri sono insomma ancora bassi e le associazioni di padel e pickleball dicono di non essere al momento granché preoccupate dalla crescita di un possibile concorrente, ma sembra che qualcosa si stia muovendo, soprattutto per quanto riguarda il padel negli Stati Uniti.
Vista la recente affermazione di entrambi è però presto per capire se e quale sport riuscirà a sfondare dove fin qui non è riuscito, e se questo creerà sinergie o invece problemi. Finora sia padel che pickleball si sono scontrati in vari modi con il tennis (soprattutto per via dei campi riconvertiti), ma nessuno dei due sembra avere davvero danneggiato questo sport, i cui praticanti continuano a essere molti, sia al di qua che al di là dell’Oceano Atlantico, e che sembra essere abbastanza storico e solido da non soffrire troppo la concorrenza di due sport “minori”. Oltre che abbastanza grande da poter entro certi termini accogliere anche il pickleball e il padel.
Nella migliore delle ipotesi, quello tra pickleball e padel (e tennis) non è quindi un gioco a somma zero, dove qualcuno vince e gli altri perdono, e già c’è chi pensa per esempio a “grandi centri della racchetta” in cui si possa andare a giocare, di volta in volta, a tennis, padel o pickleball, così che i gestori di questi centri possano diversificare l’offerta ed essere meno dipendenti dalle eventuali fluttuazioni di interesse per un certo sport.
Finora entrambi hanno retto bene il post-pandemia e sembrano essere qui per restare, ma l’affermarsi di uno potrebbe anche rallentare o compromettere la crescita dell’altro. Dopo la diffusione in certi paesi, si potrebbe inoltre generare un effetto “travaso” da uno verso l’altro. Allo stesso tempo entrambi questi sport di racchetta che non sono tennis devono evitare – insieme o ognuno per conto suo – di fare la fine dello squash, che ebbe momenti di notevole popolarità tra gli anni Ottanta e Novanta, ma che oggi è quasi scomparso.
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