La città del Sudafrica in cui vivono solo bianchi
Si chiama Orania ed esiste dal 1991, anno in cui finì l'apartheid: al suo interno di fatto non sono ammesse persone nere
In Sudafrica – lo stato africano in cui dal 1948 al 1991 un gruppo di eredi dei colonizzatori bianchi attuò l’apartheid, la politica di segregazione razziale dei neri – esiste ancora oggi una piccola città in cui vivono solo persone bianche e in cui di fatto le persone nere non sono ammesse. La città si chiama Orania ed è stata fondata nel 1991, l’anno in cui terminò l’apartheid, da parte di alcuni afrikaner, gruppo etnico formato da discendenti dei coloni bianchi europei, perlopiù olandesi: gli afrikaner furono tra i principali responsabili dell’attuazione del regime di segregazione razziale dei neri, e i fondatori di Orania sostengono di avere il preciso obiettivo di preservare la propria cultura.
Nel corso degli anni Orania ha ricevuto apprezzamenti da personaggi politici di destra o estrema destra, in alcuni casi venendo presa come modello d’ispirazione da gruppi di suprematisti bianchi all’estero. In Sudafrica è considerata una specie di simbolo di quanto divisioni razziali e forme di segregazione siano tutt’altro che terminate.
Orania si trova più o meno al centro del Sudafrica, nella provincia del Capo settentrionale e nella regione semi desertica del Karoo. È una città minuscola, di meno di 9 chilometri quadrati di superficie e con circa 3mila abitanti. L’ultimo censimento disponibile, del 2011, dice che il 97 per cento della popolazione è bianca e che il 98 per cento parla l’afrikaans, la lingua di origine olandese parlata dagli afrikaner.
Orania ha anche una sua bandiera, con un ragazzino che si rimbocca le maniche su sfondo blu e arancione. Sono i colori che aveva la bandiera sudafricana fino al 1994, l’anno in cui si svolsero per la prima volta nella storia del paese elezioni libere e aperte a tutta la popolazione, in cui venne eletto come presidente del Sudafrica Nelson Mandela, e in cui il Sudafrica adottò la sua bandiera attuale.
Nel tempo Orania si è anche dotata di una sua moneta, “l’ora”, il cui valore è lo stesso della moneta ufficiale del Sudafrica, il rand. Ci sono negozi, parrucchieri, una biblioteca, un ufficio postale, un albergo, un paio di scuole cristiane e molte chiese, tutte cristiane.
La fondazione di Orania avvenne grazie a un gruppo di famiglie afrikaner, di cui facevano parte la figlia e il genero di Hendrik Frensch Verwoerd, primo ministro del Sudafrica dal 1958 al 1966 e spesso definito «l’architetto dell’apartheid». Anna Verwoerd e Carel Boshoff acquistarono un terreno fertile sulle rive del fiume Orange che il Dipartimento per gli affari idrici del Sudafrica aveva prima individuato per costruire un’infrastruttura idrica e poi messo in vendita nel 1989.
Da tempo Boshoff e altri afrikaner cercavano un luogo in cui stabilire un volkstaat, uno “Stato del popolo”, termine molto usato da alcuni nazionalisti afrikaner dopo la fine dell’apartheid per invocare la creazione di territori indipendenti all’interno del Sudafrica.
L’area acquistata da Boshoff e dagli altri non era disabitata: ci vivevano circa 500 persone, quasi tutte nere e povere, che avevano allestito le proprie abitazioni all’interno di edifici abbandonati, in alcuni casi in modo abusivo.
Lo storico britannico Edward Cavanagh ha ricostruito la vicenda che portò allo sgombero di quegli edifici, di cui si parlò molto sulla stampa locale. Boshoff si lamentò pubblicamente sostenendo di aver acquistato un terreno che credeva disabitato e che invece si era rivelato un «autobus pieno di passeggeri», e le operazioni durarono diversi mesi. Alcune persone se ne andarono spontaneamente, altre furono allontanate con la forza.
All’epoca della fondazione di Orania risale anche la pratica che ancora oggi regola la vita al suo interno. Concretamente Orania funziona come una specie di azienda: il suo territorio è una proprietà privata della Vluytjeskraal Aandeleblok, società fondata nel 1990, e chi vuole andare a vivere lì deve comprarne delle quote, diventandone di fatto comproprietario. Tra gli organi di governo interni c’è il Consiglio di rappresentanza di Orania, i cui membri sono democraticamente eletti: alle ultime elezioni, del 2021, i seggi del Consiglio erano 12.
ORANIA STEM SELF: IN ONS EIE VERKIESING
Oraniërs stem vandag vir 11 +1 (uit 21 genomineerde) kandidate wat hulle sal verteenwoordig in Orania se weergawe van 'n eie unieke munisipale bestel. Geen politieke partye, net verteenwoordigers! https://t.co/1wcuMPO4Fz pic.twitter.com/pzeOrQAFym
— Joost Strydom (@StrydomJoost) November 1, 2021
Negli anni lo status formale di questa città è stato contestato in più occasioni dal governo provinciale del Capo settentrionale, che nel 2000 annunciò di voler abolire gli organi di governo autonomi di Orania per accorparla a una città vicina. Gli abitanti di Orania si opposero, appellandosi a un articolo della Costituzione sudafricana approvata nel 1996 che in sostanza permette a comunità che condividono una lingua e una cultura di autodeterminarsi anche territorialmente all’interno del Sudafrica.
Orania vinse la causa nel 2000: la Corte suprema stabilì che i suoi organi di governo non dovevano essere aboliti. Contro quella sentenza non sono ancora stati presentati appelli, anche se quattro anni fa il governo provinciale è tornato sulla questione: Zamani Saul, a capo del governo, ha detto che Orania era un’enclave razzista e annunciato l’avvio di alcuni approfondimenti per verificare se avesse davvero le basi legali per esistere (non ci sono stati aggiornamenti).
Per diventare cittadini di Orania bisogna superare una selezione molto rigida e dimostrare di possedere una serie di requisiti, tra cui la conoscenza della lingua e della cultura afrikaans, l’essere di fede cristiana e la volontà di aderire a un sistema di valori piuttosto conservatore: le coppie non sposate, per esempio, non possono convivere.
L’esclusione delle persone nere è una specie di regola non scritta: teoricamente chiunque può andare a vivere a Orania, purché dimostri di avere un’approfondita conoscenza della lingua e cultura afrikaans e si impegni a preservarla, ma nei fatti non è così. Il Guardian ha raccontato per esempio del divieto per i neri di utilizzare un benzinaio in una strada di Orania: Benjamin Khumalo, un uomo nero di 55 anni che vive lì vicino, ha raccontato che una sera in cui stava tornando a casa e si era fermato lì a fare benzina era stato aggredito da un gruppo di bianchi che si erano avvicinati a lui con un pick-up ricoperto di adesivi di Orania.
L’esclusione dei neri da Orania è stata raccontata dallo stesso Carel Boshoff IV, figlio del Boshoff fondatore di Orania e presidente del Movimento Orania, l’associazione politica di afrikaner di cui facevano parte le famiglie che la fondarono e che esiste ancora oggi. Intervistato da studiosi e giornalisti che nel tempo si sono interessati della questione, Boshoff ha fatto capire in più occasioni, con giri di parole e senza dirlo mai esplicitamente, che a Orania una convivenza tra neri e bianchi è impossibile.
A CNN Boshoff ha detto per esempio che per i neri vivere a Orania non è impossibile, ma è «molto difficile», perché «verrebbero notati» e questo porterebbe a inevitabili «difficoltà pratiche» che di fatto «non renderebbero facili le relazioni» coi bianchi. Ad Africanews, sito di notizie di Euronews che si occupa di Africa, Boshoff ha detto che nonostante Orania sia teoricamente aperta a tutti «non sono arrivate molte richieste di abitarci» da parte di persone nere.
I residenti di Orania sono stati accusati in più occasioni di essere un gruppo razzista e nostalgico dei tempi dell’apartheid, cosa che loro continuano a negare, sostenendo di aver deciso di vivere a Orania perché è un posto sicuro, lontano dal degrado, dalla povertà, dalla violenza diffusa e dalle incapacità politiche che secondo loro caratterizzano moltissime città del Sudafrica. Altri sostengono di essere andati a vivere lì semplicemente perché ci hanno trovato un lavoro, ma di non insegnare ai propri figli che le persone nere vanno discriminate.
In altri casi gli abitanti di Orania si vantano di aver eliminato le tradizionali disuguaglianze tra bianchi e neri nel mondo del lavoro, per cui le persone nere fanno i lavori più umili e meno pagati e quelle bianche quelli più prestigiosi e redditizi: a Orania anche la forza lavoro più umile è bianca e, come scritto in un reportage del Guardian, «non c’è un singolo mattone che sia stato posato da un lavoratore nero».
In altri casi gli abitanti di Orania dicono invece cose apertamente razziste: a BBC uno dei residenti ha detto che «non ci vede niente di sbagliato nell’apartheid». Al Guardian un altro ha detto che Orania è come «una Disneyland per boeri [i discendenti dei coloni bianchi che nell’Ottocento, durante la colonizzazione, crearono alcuni stati indipendenti all’interno del Sudafrica], salvo che non devi mai tornare a casa».
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Nel corso degli anni Orania è stata lodata in più occasioni da politici di destra e gruppi di suprematisti bianchi. Tra gli altri Willem Petzer, attivista sudafricano che sostiene di battersi contro il «genocidio dei bianchi» in Sudafrica, ha descritto questo posto come l’unico rifugio sicuro dall’odio nei confronti di persone bianche e cristiane diffuso in tutto il Sudafrica. Petzer ha anche fatto un documentario sulla storia di Orania, ripreso e diffuso da Ernst Roets, il CEO di AfriForum, un’ong che si presenta come un’organizzazione che si occupa di diritti civili ma che è ritenuta da molti un’organizzazione razzista e di estrema destra.
Orania è stata esplicitamente citata come modello d’ispirazione anche da Lads Society, un gruppo di suprematisti bianchi australiano, di estrema destra e con posizioni esplicitamente neonaziste, i cui membri hanno detto di voler ricreare qualcosa di simile anche in Australia, con sobborghi abitati solo da persone «anglo-europee».
Secondo diverse persone Orania dovrebbe smettere di esistere: oltre a Zamani Saul, a capo del governo provinciale di Capo settentrionale, è di quest’idea anche l’avvocato e attivista sudafricano Tembeka Ngcukaitobi, secondo cui Orania è incompatibile con le istituzioni di un paese che sostiene di aver messo fine all’apartheid.
Nel frattempo, però, Orania continua a espandersi: negli ultimi sette anni la sua popolazione è raddoppiata e sta continuando a crescere di circa il 10 per cento ogni anno. La crescita della popolazione sta portando alla costruzione di nuovi blocchi di appartamenti, venduti più o meno allo stesso prezzo di quelli di Johannesburg, la capitale. Anche l’economia sembra progressivamente rafforzarsi: il tasso di disoccupazione è pari al 2 per cento, e Orania vende i propri prodotti, soprattutto le noci pecan, sia in Sudafrica che all’estero.