Le fortune e i problemi della città d’arte in mezzo al deserto del Texas
Dopo essere diventata famosa per le sue installazioni, come la finta boutique di Prada, ora Marfa è troppo cara per i suoi residenti
Lungo un’autostrada nella parte occidentale del Texas, nel sud-ovest degli Stati Uniti, c’è un’installazione artistica che è diventata un piccolo fenomeno pop conosciuto in tutto il mondo: è Prada Marfa, che riproduce una piccola boutique della celebre casa di moda italiana nel mezzo del deserto di Chihuahua, in un posto lontano da tutto. È un’opera molto conosciuta e fotografata da chiunque passi nei paraggi, e anche se tecnicamente si trova in un altro comune – Valentine – è considerata uno dei simboli della cittadina di Marfa, un piccolo centro abitato che si è trasformato in una meta turistica esclusiva proprio grazie alle sue installazioni di arte contemporanea.
Prada Marfa è un’installazione permanente realizzata nel 2005 dagli artisti scandinavi Michael Elmgreen e Ingar Dragset con il permesso della stilista e imprenditrice Miuccia Prada, amministratrice esecutiva dell’azienda italiana. Quelli esposti nel “negozio”, che ha tanto di vetrine e logo del marchio, sono veri prodotti Prada, ma le scarpe sono tutte destre, per scoraggiare eventuali ladri. L’opera è stata pensata in teoria come una critica al consumismo e al capitalismo, che ha finito però per dovere il suo successo proprio ai meccanismi che criticava. Per la sua grande efficacia estetica e per il fatto di trovarsi in mezzo al nulla si era fatta notare fin da subito, diventando famosa soprattutto tra il 2018 e il 2019 dopo essere comparsa in una foto della cantante statunitense Beyoncé condivisa su Instagram e in una puntata dei Simpson.
Sessanta chilometri più a sud-est, a un centinaio dal confine con il Messico, c’è invece Marfa, che ha poco meno di 2mila abitanti e qualche anno fa era stata descritta da un residente intervistato da Vanity Fair come «un’utopia» per gli abitanti della East Coast, cioè l’altra rispetto a quella in cui si trova (in realtà geograficamente è più o meno a metà degli Stati Uniti, ma culturalmente il Texas fa parte dell’Ovest degli Stati Uniti), ma dalla quale proveniva Donald Judd, l’architetto e designer di New York considerato il fondatore della Marfa per com’è conosciuta oggi.
Proprio come Prada Marfa, Marfa città si trova in mezzo al nulla, ma è piena di gallerie d’arte, ristoranti eleganti e bar alla moda. Attira in ogni stagione artisti, designer, registi e persone ricche, ha ispirato una rivista d’arte e ci si tengono regolarmente eventi, tra cui un festival cinematografico. Secondo la giornalista Carolina Miranda negli Stati Uniti se ne parla «con gli stessi toni reverenziali con cui generalmente ci si riferisce a un pellegrinaggio a Lourdes». Per Miranda, Marfa sembra «una specie di avamposto di Brooklyn a tema western».
Visualizza questo post su Instagram
Fino a una cinquantina di anni fa Marfa era una comunità rurale basata perlopiù sull’allevamento. Il suo primo insediamento risaliva a fine Ottocento, ma si sviluppò in particolare nel primo dopoguerra, grazie alla costruzione di una pista per l’aviazione. Dal 1945, dopo la sua chiusura, la cittadina cominciò ad attraversare un lento declino: quando ci si stabilì Judd, spesso ritenuto tra i massimi esponenti del movimento artistico del minimalismo, era un posto praticamente sconosciuto.
Nei primi anni Settanta Judd acquistò vari lotti di terreno di Marfa e cominciò a posarvi le sue installazioni, come quelle in cemento e alluminio smaltato, raccogliendo anche le opere di altri artisti, tra cui Robert Irwin, Carl Andre e Roni Horn. In breve tempo grazie alla sua influenza Marfa cominciò a essere conosciuta come una meta prediletta di artisti e appassionati d’arte, dove passavano anche i curiosi attirati dai fenomeni luminosi che si potevano osservare lì vicino, conosciuti come “luci di Marfa”.
Visualizza questo post su Instagram
Alcune opere di Donald Judd a Marfa
Fu però negli anni seguenti alla morte di Judd, avvenuta nel 1994, che il piccolo centro abitato divenne una meta attraente soprattutto per un certo tipo di pubblico. Tra la fine degli anni Novanta e i primi anni Duemila alcuni investitori privati cominciarono a ristrutturare i suoi edifici e aprirono hotel e ristoranti esclusivi; al contempo vennero inaugurati nuovi spazi espositivi ed eventi pensati per incentivare il turismo basato sull’arte, facendola diventare di moda fra persone abituate ad altri contesti.
Come hanno raccontato ad Axios alcuni residenti di Marfa, il turismo e i consistenti investimenti degli ultimi decenni hanno permesso di salvare una comunità che altrimenti sarebbe quasi scomparsa, come è accaduto in alcune delle zone più remote del Texas. Allo stesso tempo, questo tipo di attenzioni ha finito col mettere in difficoltà la gente del posto.
Visualizza questo post su Instagram
Un’installazione di Robert Irwin a Marfa
Nonostante il turismo aiuti notevolmente l’economia locale, oggi molti residenti storici fanno fatica a viverci. Axios spiega che a Marfa è raro trovare case sotto ai 500mila dollari (più o meno 450mila euro), ed è un grande problema se si considera che secondo i dati ufficiali il reddito medio annuo dei suoi circa 1.790 abitanti è di poco superiore a 39mila dollari (35mila euro). Dal 2015 a oggi il costo delle case è aumentato del 254 per cento, con conseguenze sul tenore di vita della popolazione e con il risultato che molti residenti sono stati costretti a spostarsi altrove.
Il sindaco di Marfa, Manuel Baeza, ha detto che l’enorme aumento dei prezzi delle case è spiegato almeno in parte dal regolamento cittadino, che limita notevolmente lo sviluppo urbanistico e quindi la costruzione di nuove abitazioni. Come accade spesso negli Stati Uniti, quelli più svantaggiati sembrano essere i residenti di origine latinoamericana, che sempre secondo i dati ufficiali nel 2000 erano il 70 per cento della popolazione, mentre oggi sono il 60.
La gran parte di coloro che traggono benefici dal turismo inoltre è composta da persone che sono arrivate di recente, e non da quelle che ci vivono da tempo, ha spiegato ad Axios Abby Boyd, presidente della Camera di commercio del comune. Di recente, la Camera ha cominciato a fare pressione sull’amministrazione locale per regolamentare gli affitti a breve termine, che secondo la società di consulenza AirDNA, citata sempre da Axios, riguardano quasi il 20 per cento delle abitazioni del posto.
Mike Livingston, uno dei residenti di Marfa intervistati da Axios, ha detto che l’intenzione di Judd era quella di stabilirsi in un posto isolato e non di attirare un gran numero di turisti, come è accaduto in particolare dopo la sua morte. Rob Weiner, ex direttore della fondazione Chinati, il museo fondato da Judd nel 1986, ha raccontato a NPR che l’artista aveva l’ambizione di contribuire all’economia di Marfa, ma con progetti molto più pragmatici, come quello di renderla una comunità autosufficiente. Al tempo stesso comunque la sua influenza servì ad aprire la mentalità della gente del posto, che in generale oggi è molto meno chiusa rispetto a un tempo, ha ricordato Martha Ryan Stafford, un’insegnante in pensione e residente di Marfa.
– Leggi anche: Il futuro incerto di una leggendaria libreria del Texas