Non sono bastati 50 anni per finire l’autostrada tra Siracusa e Gela
Per una serie di problemi e ritardi: di recente è stato sbloccato il pagamento di 2,37 milioni di euro per non fermare di nuovo il cantiere
Il ministero delle Infrastrutture ha sbloccato il pagamento di 2,37 milioni di euro per far fronte ai rincari del cantiere dell’autostrada Siracusa-Gela, nella zona orientale della Sicilia. I soldi serviranno a pagare le imprese, che nelle ultime settimane avevano minacciato di fermare i lavori sostenendo di non avere più fondi per pagare gli operai. Per il ministero è un impegno economico piuttosto ordinario per un’opera che in realtà è decisamente straordinaria, soprattutto per via del tempo necessario a costruirla. È stata progettata nel 1973 e negli ultimi decenni ne sono stati inaugurati alcuni tratti tra Siracusa e Modica, ma non è ancora finita: mancano poco più di 50 chilometri sui 144 totali previsti tra Modica e Gela. Per come è andata finora, non è possibile fare previsioni sulla sua conclusione.
Nella storia di questa autostrada si concentrano molti dei problemi che hanno contraddistinto la costruzione di grandi infrastrutture italiane, in particolare nelle regioni del Sud: enormi ritardi, inchieste, appalti da rifare, interruzioni durate diversi anni e investimenti molto superiori alle attese. A differenza di altre opere, però, il cantiere dell’autostrada tra Siracusa e Gela non è stato abbandonato del tutto.
Si iniziò a discutere della Siracusa-Gela a metà degli anni Sessanta. Era stata pensata come collegamento autostradale veloce tra i poli petrolchimici di Siracusa e Gela per sostenere lo sviluppo industriale di tutta la zona sudoccidentale della Sicilia. Sui siti dei comitati che negli ultimi anni si sono occupati di questo caso compare spesso il ritaglio di un giornale locale che all’epoca titolò con un appropriato verbo al condizionale: «La Siracusa-Gela dovrebbe essere pronta nel 1973». Nel 1973 venne completato soltanto il progetto.
I primi nove chilometri furono costruiti in nove anni: il primo tratto tra Siracusa e Cassibile aprì nel 1983. I lavori si fermarono per quasi un decennio, un po’ per ritardi e un po’ perché emersero dubbi sul tracciato. Negli anni Novanta le imprese si resero conto che il progetto prevedeva di far passare l’autostrada in aree che nel decennio precedente erano state protette con vincoli ambientali come la cava di Ispica, le riserve naturali del fiume Irminio e la riserva Pino d’Aleppo. Nel 1998 anche la Soprintendenza di Ragusa confermò i ripensamenti sul progetto.
Il percorso venne riprogettato e i lavori del secondo tratto iniziarono nel 2002. Sei anni dopo fu aperto il tratto fino a Noto e nel 2012 quello fino a Rosolini che in precedenza era stato sequestrato dalla procura in seguito a cedimenti. Nella parte di autostrada aperta al traffico sono stati costruiti anche i caselli per la riscossione del pedaggio, anche se mai attivati.
Il tratto tra Rosolini e Ispica è stato inaugurato nel 2021. Lo scorso anno l’allora assessore regionale alle Infrastrutture (ora all’Economia) Marco Falcone annunciò la fine dei lavori del tratto tra Ispica e Modica. «Poche finiture, i collaudi e poi aprirà al traffico anche questo segmento della Siracusa-Gela in prosecuzione del tratto Rosolini-Ispica che avevamo inaugurato nel 2021», disse Falcone. «Il recupero e lo sviluppo dell’autostrada del Sud-Est è emblematico dei risultati raggiunti in questi anni».
Nei mesi successivi il rincaro dei materiali da costruzione e dell’energia ha rovinato i piani della Regione. Lo scorso febbraio il presidente del Consorzio Autostrade Siciliane (CAS), l’ente pubblico concessionario delle autostrade dell’isola e committente dei lavori, ha ammesso difficoltà economiche che non consentivano di pagare le aziende. Il Consorzio ha un bilancio molto precario e negli ultimi mesi ha ricevuto pignoramenti per via di debiti accumulati. All’inizio di aprile i 2,37 milioni di euro stanziati dal ministero delle Infrastrutture nei confronti del CAS sono stati pignorati dalla Banca d’Italia. Soltanto il 26 aprile il CAS è riuscito a trovare una soluzione con la Banca d’Italia e il pagamento del ministero è stato sbloccato.
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L’azienda Cosedil, che nel 2018 aveva rilevato l’appalto dopo il fallimento di un’altra azienda, la Condotte spa, ha detto che tutte le imprese impegnate nel cantiere dell’autostrada devono ricevere in totale 14 milioni di euro. «Stremate dalla situazione, non potendo affrontare ulteriori esposizioni finanziarie, davanti all’impossibilità da parte nostra di comunicare i tempi esatti con i quali codesto committente [il CAS, ndr] potrà fare fronte al saldo delle fatture, ci hanno comunicato per le vie brevi che a breve interromperanno le proprie attività», ha scritto l’azienda in una lettera inviata al presidente della Regione, Renato Schifani.
Nel frattempo, anche grazie allo sblocco di una parte dei pagamenti, i lavori sono stati rallentati, ma non fermati. Il ministero delle Infrastrutture ha confermato che i soldi sono arrivati a destinazione e nelle prossime settimane dovrebbero arrivare altri 4,7 milioni di euro.
Dopo 50 anni di lavori e problemi non è possibile ricostruire in modo affidabile quanti soldi sono stati spesi per costruire la prima parte dell’autostrada. L’ultimo tratto è costato 360 milioni di euro, mentre secondo una stima piuttosto datata dei sindacati servirà un miliardo di euro per completarla fino a Gela. Tra le altre cose servirebbero nuovi investimenti – circa 160 milioni di euro – per sistemare i tratti già aperti da decenni, che nel frattempo si sono deteriorati e avrebbero bisogno di manutenzione. Anche sui tempi per finire i lavori non si possono fare previsioni.
Il prossimo 22 maggio il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, inaugurerà i cantieri di un’altra autostrada, la Catania-Ragusa, di cui si parla dal 1999. L’appalto è stato vinto sempre da Cosedil. Se tutto andrà secondo i piani sarà a quattro corsie, lunga 86 chilometri e con dieci svincoli. L’opera prevede un investimento complessivo di un miliardo e 434 milioni di euro. «Si tratta di un’infrastruttura strategica, attesa da decenni, per favorire lo sviluppo della nostra economia, soprattutto in un’area produttiva ad alta vocazione agricola, e per agevolare il diritto alla mobilità dei siciliani», ha detto il presidente della Regione, Renato Schifani. «Una rete viaria completa ed efficiente è una delle priorità del mio governo».