Alonso è ancora un fenomeno
Nonostante i suoi 41 anni e 20 stagioni in Formula 1, il pilota spagnolo della Aston Martin sta mostrando abilità di guida, ambizioni ed esperienza senza eguali
Alla fine del Gran Premio di Miami di Formula 1, quinta gara del Campionato mondiale in corso, il pilota spagnolo della Aston Martin Fernando Alonso si è detto soddisfatto di essere arrivato terzo per la quarta volta in cinque gare: un risultato per molti versi incredibile, per lui e per la squadra inglese di cui fa parte. «Ovviamente vogliamo di più, almeno un secondo posto», ha aggiunto, meravigliando diversi commentatori per le sue ambizioni riguardo a un campionato finora dominato da una sola squadra, la Red Bull, in un modo che raramente si vede in Formula 1.
Le prime cinque gare sono state vinte tutte o dal pilota olandese Max Verstappen, che ha vinto tre volte – inclusa Miami – ed è il campione in carica, o dal suo compagno di squadra, il messicano Sergio Perez. Alonso è sempre salito sul podio insieme a loro due, eccetto che nel Gran Premio dell’Azerbaijan, in cui è arrivato quarto. Ha 75 punti in classifica ed è terzo nel campionato mondiale, che vinse due volte ma ormai tantissimo tempo fa: nel 2005 e nel 2006, con la Renault. A Miami in sostanza non ha mai avuto avversari credibili per il terzo posto, e ha concluso la gara ampiamente davanti al pilota inglese della Mercedes George Russell.
Si possono considerare già eccezionali i risultati che Alonso sta ottenendo e che, nelle previsioni degli esperti, a questo punto del campionato avrebbero dovuto ottenere altri piloti e altre squadre più quotate (Mercedes e Ferrari). E una delle principali ragioni di stupore in merito alle sue prestazioni sportive è che a ottenerle stabilmente da mesi è il pilota meno giovane del campionato. Ha 41 anni, quasi il doppio di altri piloti che non sembrano in grado di eguagliarlo per abilità di guida, per lucidità nelle scelte durante le corse e per scaltrezza, sia in pista che fuori.
A queste qualità Alonso aggiunge un livello di esperienza unico nella storia di questa categoria motoristica: è il pilota che ha disputato più stagioni in Formula 1 (20), ottenuto più piazzamenti (286) e percorso più chilometri (oltre 97mila). Uno dei piloti che partecipano al campionato di quest’anno, il ventiduenne australiano Oscar Piastri, non era neppure ancora nato quando nel marzo 2001 Alonso fu il terzo pilota più giovane di sempre a esordire in Formula 1, con la squadra italiana Minardi nel Gran Premio d’Australia.
Una parte rilevante del merito degli attuali risultati di Alonso è certamente legata alle qualità della macchina che guida. Dopo una stagione conclusa al settimo posto e non all’altezza degli ingenti investimenti realizzati, la Aston Martin è riuscita a sviluppare in breve tempo un progetto di successo esplicitamente ispirato ai principi e alle forme utilizzate dalla Red Bull. E già durante i test invernali era sembrato piuttosto chiaro che fosse la squadra migliorata di più rispetto alla stagione precedente.
A trasformare i dati incoraggianti di quei test pre-stagionali in risultati reali in pista nelle prime gare del campionato è stato principalmente Alonso. L’altro pilota della squadra è il ventiquattrenne Lance Stroll, figlio del miliardario canadese Lawrence Stroll, principale investitore della Aston Martin. Stroll aveva saltato i test invernali a causa di un infortunio a una mano per un incidente in bicicletta, ma anche senza infortunio difficilmente oggi sarebbe riuscito a tenere testa al suo attuale compagno di squadra, come invece era riuscito a fare con il suo compagno di squadra fino alla scorsa stagione: il quattro volte campione del mondo Sebastian Vettel, non esattamente l’ultimo arrivato, che si è ritirato alla fine del 2022.
Alonso è considerato uno dei piloti più forti di sempre: nel lunghissimo e articolato elenco di record della Formula 1 il suo nome compare un po’ dappertutto insieme a quello di altri grandi di questo sport, da Juan Manuel Fangio a Michael Schumacher, passando per Lewis Hamilton. Rispetto ad altri piloti ammirati e rimasti nella storia per la loro velocità, aggressività e spericolatezza, lui appartiene piuttosto al giro dei più lungimiranti e più abili a comprendere in anticipo le mosse degli avversari, ottenendo il miglior risultato possibile in funzione dei mezzi a disposizione. Che è peraltro una delle ragioni per cui ha quasi sempre ottenuto risultati migliori di quelli dei suoi vari compagni di squadra.
Anche in Aston Martin, presumibilmente l’ultima o una delle ultime squadre per cui Alonso gareggerà in Formula 1, le sue attenzioni sembrano sempre rivolte alla gara successiva e allo sviluppo futuro della macchina: un’attitudine ammirevole e preziosissima per progettisti, ingegneri e meccanici della squadra, e notevole allo stesso tempo visto che a mostrarla è un pilota di 41 anni. Alla sua età dovrebbe avere ogni interesse a massimizzare il prima possibile – non tra due anni, per dire – i risultati alla portata della squadra.
Durante una delle fasi finali del Gran Premio di Miami un messaggio di Alonso rivolto via radio al box è stato interpretato sia come una prova indiretta della sua relativa rilassatezza, data l’assenza di avversari per il terzo posto, sia del suo desiderio di apparire interessato ai risultati complessivi della squadra oltre che al suo. «In che posizione si trova Lance? Bella mossa in curva 1», ha detto commentando un sorpasso di Stroll che era riuscito a vedere su uno dei megaschermi presenti nel circuito, all’esterno della pista.
Nonostante le sue riconosciute abilità di guida, concentrazione e gestione delle gare, Alonso ha trascorso la maggior parte della sua carriera in Formula 1 guidando macchine che in quel momento non erano le più veloci in assoluto, o non lo erano per niente. Tolte le due stagioni in cui vinse il campionato con la Renault, e in cui fu soprattutto più continuo nei risultati rispetto ai suoi principali avversari (Kimi Raikkonen nel 2005 e Michael Schumacher nel 2006), Alonso si giocò il titolo soltanto altre tre volte: nel 2007 con la McLaren e nel 2010 e nel 2012 con la Ferrari. Le altre stagioni furono perlopiù deludenti o molto deludenti, a causa dei limiti tecnici delle squadre per cui scelse di correre.
Intervistato sabato alla fine della qualifica del Gran Premio di Miami, conclusa con il secondo miglior tempo in assoluto, Alonso ha risposto a una domanda sui suoi risultati recenti a confronto con quelli degli ultimi anni. E ha detto: «Penso di essere sempre stato motivato, ho sempre lavorato sodo, ma forse non avevo un team che credeva nelle mie prestazioni, nella mia capacità di trovare l’assetto migliore della macchina e migliorarne lo sviluppo».
Nei vent’anni in cui ha guidato in Formula 1 – saltando soltanto due stagioni, dopo un temporaneo ritiro alla fine del 2018 – Alonso è stato anche oggetto di critiche. In passato una parte degli esperti e degli appassionati di Formula 1 ha descritto il suo desiderio di primeggiare a qualsiasi costo come una qualità ma allo stesso tempo come un limite, a volte causa di scontri all’interno delle squadre per cui ha corso. Ad Alonso è capitato spesso di criticare duramente le sue squadre, anziché difenderle, nei momenti in cui le cose non giravano per il meglio.
Successe clamorosamente nel 2007, quando la convivenza in McLaren con l’esordiente Lewis Hamilton generò una rivalità interna deleteria per la squadra e durata per questo motivo soltanto una stagione. Ma successe in parte anche durante l’esperienza in Ferrari, durata cinque anni e conclusa nel 2014, quando Alonso mostrò in alcune fasi una certa insofferenza per i limiti della squadra.
Al momento le possibilità di vincere almeno una gara da parte di una squadra che non sia la Red Bull sono molto limitate. Servirebbe in pratica un fine settimana storto sia per Verstappen che per Perez, ha spiegato lo stesso Alonso, cosa alquanto improbabile. Tuttavia in due delle prossime tre gare, il Gran Premio di Monaco e quello della Spagna, in programma il 28 maggio e il 4 giugno, il divario tra le Red Bull e le squadre avversarie potrebbe essere meno ampio per via delle particolari caratteristiche delle piste e per la prevista introduzione di alcuni aggiornamenti tecnici alle macchine da parte di alcune squadre.
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