Perché l’incontro tra Giappone e Corea del Sud è importante
Dopo un passato complicato e anni di tensioni adesso i due paesi stanno cercando di riavvicinarsi, anche grazie a minacce comuni
Domenica il primo ministro giapponese Fumio Kishida è arrivato a Seul per incontrare il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol, con il quale ci si aspetta che discuterà di varie questioni legate in particolare all’industria tecnologica e alla sicurezza nazionale. L’incontro tra Kishida e Yoon è il secondo in due mesi ed è significativo soprattutto perché prima dello scorso marzo i capi di governo di Giappone e Corea del Sud non si incontravano da anni e i due paesi avevano relazioni tese da ancora più a lungo.
Seppur tra molte cautele, negli ultimi tempi Corea del Sud e Giappone hanno cominciato a riavvicinarsi: non solo per cercare di risolvere i problemi del passato, ma anche per rafforzare i commerci e la cooperazione militare in virtù della crescente minaccia nucleare da parte della Corea del Nord e dell’espansionismo commerciale della Cina.
I due paesi hanno sempre avuto rapporti difficili soprattutto a causa del colonialismo giapponese, che da decenni è fonte di dissidi e recriminazioni reciproche. L’ultima volta che un primo ministro giapponese era andato in Corea del Sud era stata nel 2018, quando Shinzo Abe aveva presenziato alla cerimonia inaugurale delle Olimpiadi invernali di Pyeongchang e aveva poi incontrato separatamente l’allora presidente sudcoreano Moon Jae-in. La visita di Yoon a Tokyo a metà marzo invece era stata la prima di un presidente sudcoreano in Giappone da più di dieci anni.
«Ci sono voluti 12 anni per ristabilire la gestione dei rapporti diplomatici» tra Giappone e Corea del Sud, ma adesso le cose si stanno evolvendo «con una certa velocità», ha detto Yoon all’inizio di un discorso tenuto poco dopo aver accolto Kishida. Il presidente sudcoreano ha definito la cooperazione tra i due paesi essenziale sia alla luce della situazione politica a livello internazionale che del periodo di crisi globale: non è entrato nel merito di ulteriori dettagli ma, come ha ricordato Associated Press, in passato aveva espresso preoccupazione per il programma nucleare portato avanti dalla Corea del Nord, così come per i problemi legati alla catena di approvvigionamento a livello globale e le rivalità tra Cina e Stati Uniti, che sono alleati sia del Giappone che della Corea del Sud.
Parlando con Bloomberg, l’ex ambasciatore sudcoreano in Giappone Kak Soo-shin ha attribuito parte del successo del riavvicinamento tra i due paesi proprio agli Stati Uniti, un parere condiviso da altri analisti.
Per molti versi Corea del Sud e Giappone sono paesi affini. Entrambi possiedono solide istituzioni democratiche mentre dal punto di vista economico sono tra gli stati più sviluppati e ricchi dell’Asia orientale. Tra le due nazioni tuttavia c’è una profondissima diffidenza reciproca, che periodicamente riaffiora in ambiti molto diversi, come la politica, la diplomazia, l’economia, la cultura e perfino lo sport e la cucina.
Questa diffidenza ha radici storiche, che risalgono a quando l’intera penisola coreana (sia il Sud che il Nord) era sotto dominio del Giappone. Tra il 1910 e il 1945 la Corea fu annessa all’impero giapponese e subì una pesante politica coloniale che segnò profondamente la società coreana di allora, le cui conseguenze arrivano fino a oggi. A partire dagli anni Trenta le autorità giapponesi cercarono con sempre maggior convinzione di assimilare la popolazione locale erodendone la cultura; durante la Seconda guerra mondiale, poi, circa 780mila sudcoreani furono trasportati forzatamente in Giappone e obbligati a lavorare nelle fabbriche contro la propria volontà.
La riscoperta dei traumi del colonialismo giapponese e l’elaborazione di quella memoria storica sono un processo molto recente e per moltissimi aspetti ancora in corso. A dividere Corea del Sud e Giappone ci sono inoltre altre ragioni, come le rivendicazioni di sovranità contrastanti sugli isolotti di Dokdo o la controversia legata all’incidente della centrale nucleare di Fukushima: ancora oggi la Corea del Sud vieta l’importazione di prodotti ittici dalle zone che vennero colpite dalla catastrofe del 2011, e il governo di Seul è stato tra i più critici del piano giapponese di sversamento in mare dell’acqua contaminata utilizzata per raffreddare il reattore.
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