Cosa sappiamo della sparatoria in Serbia
Un uomo ha ucciso otto persone e ne ha ferite 14, di cui due in modo grave: è stato arrestato, ma delle motivazioni non si sa ancora nulla
Giovedì sera in Serbia un uomo di 21 anni ha ucciso otto persone e ne ha ferite altre 14 nel secondo attacco armato nel paese in meno di due giorni. L’uomo sospettato di essere l’autore della strage, identificato solo con le iniziali del suo nome (U.B.), è stato arrestato venerdì. Le motivazioni dell’attacco per ora non sono note, ma i media locali hanno diffuso qualche dettaglio in più sulla dinamica dell’attacco. Sparatorie di questo tipo sono eventi piuttosto rari in Serbia, anche per via delle leggi molto severe sulla detenzione di armi.
Stando a quanto dice la tv pubblica serba RTS, poco prima dell’attacco l’uomo aveva avuto una lite con alcune persone nel cortile di una scuola a Dubona, una cinquantina di chilometri a sud di Belgrado, la capitale serba. A quel punto, se ne sarebbe andato per poi ritornare sul posto con un fucile e una pistola con cui ha cominciato a sparare, uccidendo un agente di polizia con cui aveva discusso e la sorella dell’agente. Secondo le prime ricostruzioni, ha continuato a sparare mentre era a bordo di un’auto, colpendo i passanti nelle città di Mladenovac e Dubona e dirigendosi verso altri paesi vicini. Due delle persone ferite, di 21 e 23 anni, sono ricoverate in condizioni gravi.
Il presidente serbo Aleksandar Vučić ha detto che al momento della sparatoria l’uomo sospettato indossava una maglietta con dei simboli neonazisti. Il ministero dell’Interno serbo ha fatto sapere che è stato arrestato venerdì mattina vicino alla città di Kragujevac, 140 chilometri a sud di Belgrado, dove sempre secondo RTS era arrivato salendo a bordo di un taxi e minacciando il tassista, che poi aveva informato le forze dell’ordine. L’uomo si era nascosto a casa del nonno, dove è stato trovato in possesso di quattro granate, un fucile Kalashnikov e varie munizioni. Oltre a lui sono stati arrestati anche il nonno e uno zio.
Il giorno prima un ragazzo di 13 anni era entrato in una scuola primaria di Belgrado uccidendo a colpi di pistola 8 studenti e una guardia di sicurezza: l’autore della sparatoria è uno studente della scuola, che ha confessato gli omicidi alla polizia, spiegando di aver pianificato l’attacco da tempo.
Alla luce dei due episodi, il presidente Vučić ha detto di voler rafforzare le misure sulla detenzione di armi in Serbia: nonostante le leggi siano già molto rigide, si calcola che nel paese ce ne siano circa 670mila su una popolazione di circa 6,8 milioni di abitanti, tra quelle rimaste in circolazione dopo le guerre nella zona dei Balcani degli anni Novanta e quelle detenute in maniera illegale. L’ultima sparatoria simile in Serbia era stata compiuta nel 2013 da un ex soldato che aveva ucciso 13 persone.