Come si terrà d’occhio l’epidemia
Verranno usati solo 9 indicatori che serviranno soprattutto a controllare la pressione sugli ospedali
Il ministero della Salute ha pubblicato una circolare che istituisce un nuovo sistema per controllare l’epidemia da coronavirus dopo la fine dell’emergenza internazionale dichiarata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). L’emergenza era stata dichiarata nel gennaio del 2020 e da allora a livello globale ci sono stati almeno 6,8 milioni di morti riconducibili alla pandemia, una stima molto probabilmente prudenziale rispetto all’impatto reale sulla mortalità mondiale.
Da diversi mesi la situazione epidemiologica sembra essere sotto controllo sia in varie parti del mondo che in Italia, dove da più di un anno sono state rimosse quasi tutte le restrizioni introdotte per limitare la diffusione del virus, con l’eccezione delle mascherine nella gran parte dei reparti degli ospedali e delle residenze sanitarie. La fine dell’emergenza è stata raggiunta soprattutto grazie ai vaccini contro il coronavirus che hanno permesso di limitare le forme più gravi della malattia, che possono portare alla morte.
Nonostante non ci siano allerte e restrizioni, nell’ultimo anno il ministero della Salute e l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) hanno continuato a osservare l’andamento dell’epidemia con un sistema utilizzato durante la cosiddetta “fase 2” della pandemia e formato da 21 indicatori.
Tra i tanti dati aggiornati settimanalmente ci sono la capacità dei sistemi sanitari regionali di testare tutti i casi sospetti e la possibilità di garantire adeguate risorse per contact tracing, isolamento e quarantena. Ma anche la tenuta dei servizi sanitari, cioè la pressione sugli ospedali, i dati sulla trasmissione dei contagi, l’andamento delle morti, il numero di nuovi focolai, il numero di accessi al pronto soccorso per motivi legati al coronavirus e il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva.
Questi dati servivano soprattutto per valutare il rischio di una crescita dei contagi nelle regioni e per consentire al ministero della Salute di introdurre eventuali restrizioni come le zone rosse, arancioni o gialle. Molti di questi indicatori, per esempio, contribuivano a calcolare l’indice Rt, che indica quante persone vengono contagiate da una persona infetta, in media e in un certo arco di tempo.
Il ministero della Salute ha deciso così di passare a un sistema di osservazione più flessibile e adattabile rispetto alla circolazione virale, senza la previsione di soglie di allerta né di valutazione del rischio. Gli indicatori rimasti, si legge nella circolare del ministero, consentiranno di identificare in modo tempestivo i cambiamenti nella diffusione dei contagi e l’impatto sui reparti ospedalieri.
Gli indicatori sono nove e riguardano due ambiti distinti, cioè la misurazione della diffusione del virus e dell’impatto. Per quanto riguarda la diffusione verrà osservata l’incidenza per fascia d’età e sesso, l’indice Rt che mostra la trasmissibilità del virus, la proporzione delle reinfezioni sul totale dei contagiati e il numero di tamponi eseguiti ogni 100mila abitanti. L’impatto invece sarà misurato con il numero di ricoveri in ospedale sul totale dei contagi, l’incidenza delle morti, il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva e la proiezione dei tassi di occupazione degli ospedali sulla base della trasmissibilità del virus. L’analisi di tutti questi dati continuerà a essere affidata alla cabina di regia costituita nel 2020.
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