Il Giro d’Italia inizia con due grandi favoriti
Sono Remco Evenepoel e Primoz Roglic, separati da 10 anni di età, ma con caratteristiche simili e accomunati dal non averlo ancora vinto
Il Giro d’Italia inizia sabato in Abruzzo con una cronometro individuale di poco meno di 20 chilometri lungo la “Costa dei Trabocchi” e finirà il 28 maggio a Roma. Per passare dall’Abruzzo a Roma il Giro farà però un giro parecchio largo e in 21 tappe, durante tre settimane di corsa, percorrerà quasi 3.500 chilometri di strada e supererà oltre 50mila metri di dislivello. I grandi favoriti per finire la corsa in maglia rosa, simbolo del primato al Giro d’Italia, sono due: il belga Remco Evenepoel e lo sloveno Primoz Roglic.
Nessuno dei due lo ha mai vinto, e solo Roglic ha indossato la maglia rosa per qualche giorno, quattro anni fa. Ma le loro qualità assolute e i loro risultati degli ultimi mesi fanno pensare – al netto di problemi, imprevisti, sorprese o exploit altrui – a tre settimane di possibile duello tra di loro. Proprio il fatto che né Evenepoel né Roglic abbiano mai vinto il Giro, una lunga corsa a tappe peculiare e provante, lascia però qualche possibilità anche agli altri. Di certo, comunque, la presenza al Giro di Evenepoel e Roglic, due dei migliori ciclisti al mondo, aumenterà il valore della competizione.
Anche quest’anno, comunque, i due più forti – Jonas Vingegaard e Tadej Pogačar – hanno preferito saltare il Giro e prepararsi al Tour de France di luglio, dove andrà anche l’australiano Jai Hindley, vincitore a sorpresa del Giro del 2022. E anche quest’anno riesce difficile pensare che a vincere il Giro d’Italia sarà un corridore italiano: l’unico con qualche possibilità sembra essere il 35enne Damiano Caruso, secondo nel 2021.
La principale differenza tra Evenepoel e Roglic sta nell’età (il primo ha 23 anni e il secondo ne ha 33) e quindi nelle diverse prospettive di carriera. A Roglic non resteranno infatti molte altre stagioni per puntare a un Giro d’Italia, soprattutto se si considera la qualità della nuova generazione con cui dovrà competere: oltre a Evenepoel, il suo compagno di squadra Vingegaard, che ha 26 anni, e il suo connazionale Pogačar, che ne ha 24. Nel caso di Evenepoel, vincitore nel 2022 della Vuelta di Spagna, una vittoria al Giro d’Italia potrebbe essere invece la prima di molte, oltre che un passaggio verso un obiettivo più grande: la vittoria al Tour de France.
Per Evenepoel è la terza partecipazione a un grande giro (come sono noti Giro, Tour e Vuelta, gli unici che durano tre settimane) e la seconda partecipazione al Giro. La prima fu nel 2021, quando già da anni era atteso come uno dei più grandi talenti della sua generazione, dopo che aveva dimostrato il suo altissimo livello in corse a tappe più brevi e a nove mesi da una bruttissima caduta in una discesa del Giro di Lombardia.
Al Giro del 2021 Evenepoel partì bene ma poi ebbe problemi di tenuta, oltre che un comprensibile timore nell’affrontare certe discese, e finì col ritirarsi dopo una caduta a poche tappe dal termine. Da allora Evenepoel ha guadagnato esperienza e vinto molto: tra le altre cose due Liegi-Bastogne-Liegi, il Mondiale e la Vuelta di Spagna del 2022.
Per Roglic è la terza partecipazione al Giro, nella seconda delle quali arrivò terzo dopo alcuni giorni passati in maglia rosa. In questi anni ha vinto molte corse a tappa di una settimana e anche tre edizioni consecutive della Vuelta, dal 2019 al 2021. Al Tour de France, invece, le cose gli sono andate meno bene: nel 2020 perse all’ultimo contro Pogačar, nel 2021 si ritirò e così fece anche nel 2022, dove comunque fu determinante nell’aiutare il compagno Vingegaard a vincere proprio contro Pogačar.
Roglic ha avuto una carriera vincente (ha vinto tre degli ultimi quattro grandi giri che ha portato a termine) ma strana: segnata da molte cadute (si è ritirato da tre degli ultimi quattro grandi giri a cui ha partecipato) e dall’ascesa di Pogačar e da quella di Vingegaard. In un paio di anni Roglic si è trovato un altro ciclista più forte di lui nel suo stesso paese (la Slovenia, che ha poco più di due milioni di abitanti) e poco dopo un più forte corridore di lunghe corse a tappe anche nella sua stessa squadra, la Jumbo-Visma.
Roglic ed Evenepoel hanno caratteristiche molto simili: sono entrambi fortissimi a cronometro, eccellenti nelle salite brevi e in genere efficaci in quelle lunghe. Visto che in questo giro ci saranno tre tappe a cronometro (due pianeggianti e una cronoscalata) ci si aspetta che sia anzitutto a cronometro che i due potranno guadagnare minuti sui principali avversari. Non è nemmeno detto, tuttavia, che ne perderanno in salita, anche se per entrambi c’è qualche possibile incognita per le salite alpine più lunghe e ripide, in particolare quelle con tratti oltre i duemila metri.
La differenza tra i due potrebbero farla le squadre (entrambe forti ma segnate negli ultimi giorni da alcuni casi di coronavirus) e la capacità di gestire le dinamiche del Giro, una corsa considerata più difficile da gestire e controllare rispetto alla Vuelta già vinta da entrambi, e le possibili evoluzioni strategiche dovute ad attacchi reciproci o altrui.
Negli ultimi mesi Roglic ed Evenepoel si sono trovati due volte uno contro l’altro in una corsa a tappe: la prima fu alla Vuelta di Spagna del 2022, quando Roglic si ritirò dopo una caduta, mentre già Evenepoel era primo in classifica ma la faccenda era ancora aperta. La seconda è stata pochi mesi fa, a marzo, alla Volta Ciclista a Catalunya, vinta da Roglic con 6 secondi di vantaggio su Evenepoel (e oltre due minuti sul terzo in classifica). Da allora Evenepoel ha stravinto la Liegi-Bastogne-Liegi, una delle classiche monumento del ciclismo su strada, mentre Roglic si è allenato senza più partecipare ad altre corse.
Oltre a Roglic ed Evenepoel al via ci sono comunque altri 174 corridori, alcuni dei quali puntano ai primi posti della classifica generale e, se alcune cose dovessero allinearsi nel modo giusto, perfino alla maglia rosa. Oltre loro, gli unici due ad aver già vinto un grande giro sono i britannici Tao Geoghegan Hart e Geraint Thomas, di 28 e 36 anni. Geoghegan Hart è peraltro l’unico ad aver vinto un Giro d’Italia, nel 2020, ma da allora non ha più raggiunto risultati paragonabili. Thomas vinse invece il Tour del 2019, per poi arrivare secondo nel 2020 e terzo nel 2022. La sua ultima partecipazione al Giro fu nel 2020, quando si ritirò dopo una caduta nella quarta tappa causata da una borraccia. Corrono entrambi nella Ineos Grenadiers, una squadra che sa come si vincono i grandi giri e che potrebbe sfruttare la presenza di entrambi per provare a sfidare i due favoriti.
Un’altra coppia interessante è nell’UAE Team Emirates ed è formata dal portoghese João Almeida (terzo alla Volta Ciclista a Catalunya e quarto al Giro del 2020, oltre che uno dei pochi a poter fare prestazioni a cronometro vicine a quelle di Roglic ed Evenepoel) e dallo scalatore Jay Vine, che però arriva da un infortunio e non ha finora mai avuto risultati importanti nella classifica generale di una corsa a tappe di tre settimane.
Per molti, comunque, gli oltre 70 chilometri a cronometro — oltre 50 dei quali nelle prime due settimane — sono un grande ostacolo per pensare di poter fare meglio di Roglic ed Evenepoel se almeno uno di questi due dovesse stare bene e non avere grandi problemi. È peraltro possibile che, più che creare grandi distacchi tra Roglic ed Evenepoel, le tappe a cronometro possano crearne di grandi tra loro e gli altri “uomini di classifica”. Non punta invece alla classifica, ma può vincere le tappe a cronometro, l’italiano Filippo Ganna, compagno di squadra di Thomas e di Geoghegan Hart.
Nonostante i molti chilometri a cronometro (molti più che nelle ultime due edizioni e maggiori rispetto alla media degli ultimi dieci anni) il Giro d’Italia avrà, al solito, anche tante montagne, comprese quelle delle sei tappe con arrivo in salita. Le più imperdibili, almeno sulla carta, saranno la 16ª, quella del Monte Bondone, e la 19ª, con arrivo alle Tre Cime di Lavaredo. E potrebbe risultare decisiva anche la penultima tappa, la ripidissima cronoscalata sul Monte Lussari, in provincia di Udine, che però nelle ultime ore è stata raccontata come a rischio per via di alcune complicazioni logistiche.
Qualsiasi ipotesi potrebbe però scontrarsi con l’imprevedibilità del ciclismo su strada e, nello specifico, del Giro: una corsa che all’estero è spesso presentata come piuttosto caotica, aperta a risultati inattesi e non semplice da gestire e controllare per chi dovesse trovarsi primo in classifica in maglia rosa. Visto che si corre a maggio, passando in pochi giorni da Salerno alle Dolomiti, anche le condizioni climatiche possono essere variabili e determinanti.
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