L’esercito e i paramilitari del Sudan inizieranno colloqui in Arabia Saudita
Oggi a Gedda, in Arabia Saudita, inizieranno i colloqui diretti tra l’esercito sudanese e il potente gruppo paramilitare Rapid Support Forces (RSF), che stanno combattendo una guerra in Sudan da ormai tre settimane: finora sono morte più di 500 persone e i feriti sono oltre quattromila. Le due fazioni in lotta sono l’esercito regolare, che fa capo al generale Abdel Fattah al Burhan, il presidente del paese, e i paramilitari delle RSF, comandati dal generale Mohamed Hamdan Dagalo, noto come Hemedti, che è anche il vicepresidente.
L’inizio dei colloqui definiti “pre-negoziali”, quindi preparatori a un negoziato, è stato confermato dai governi degli Stati Uniti e dell’Arabia Saudita, che stanno agendo da mediatori. In una dichiarazione congiunta, i due governi hanno sollecitato un sostegno globale per far finire i combattimenti. «Il Regno dell’Arabia Saudita e gli Stati Uniti esortano entrambe le parti a prendere in considerazione gli interessi della nazione sudanese e del suo popolo e a impegnarsi attivamente nei colloqui per un cessate il fuoco e la fine del conflitto», si legge nel comunicato.
Da quando sono iniziati i combattimenti, il 15 aprile, sono state concordate diverse tregue mai rispettate. Gli scontri non si sono mai fermati soprattutto in due regioni, quella della capitale Khartum e quella occidentale del Darfur: sono numerose le testimonianze di sparatorie, colpi di artiglieria e anche bombardamenti aerei. Le due parti in causa si accusano a vicenda di violazioni: le RSF, che si sono rifugiate nelle aree urbane della capitale, hanno per esempio accusato l’esercito regolare di aver attaccato fabbriche e ospedali, uccidendo e ferendo decine di civili.
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