Com’è andato il Post nel 2022
Bene. Ma lo spieghiamo meglio, come ogni anno, soprattutto agli abbonati
Questa annuale dichiarazione di trasparenza e complicità con i lettori e con gli abbonati del Post sta diventando prevedibile e noiosa, e questa è un’ottima notizia. Nel senso che l’incipit dell’anno scorso è di nuovo valido per commentare i risultati del Post del 2022:
Il 2021 è stato per il Post un anno piuttosto eccezionale, diremmo, se non avessimo fatto la stessa considerazione l’anno passato per quanto riguarda il 2020.
Quindi, ricominciamo da lì. Il 2022 è stato per il Post un anno piuttosto eccezionale, diremmo, se non avessimo fatto la stessa considerazione l’anno passato per quanto riguarda il 2021. L’aumentata visibilità e la crescita di fiducia da parte di tante persone nei due anni precedenti hanno generato un’ulteriore preziosa crescita degli abbonamenti e delle persone interessate a partecipare al progetto di informazione del Post, crescita che a sua volta ha creato le opportunità per investimenti nuovi che hanno arricchito il progetto stesso e stanno permettendo un lavoro di maggiore qualità e quantità sotto molti aspetti. Lo scorso dicembre avevamo già raccontato alcune delle cose in più che il Post riesce a fare e alcuni dei modi con cui le aumentate risorse economiche sono state investite. Altri impegni e offerte sono già state aggiunte, generando persino qualche reazione di “troppo, non riesco a seguire tutto” da parte dei più affezionati: portate pazienza, perché le cose buone che possiamo fare insieme sono ancora molte.
Ma veniamo più concretamente ai conti. La sintesi è che sono cresciuti i ricavi e sono cresciuti i costi, perché grazie ai primi – determinati ormai in grande maggioranza dagli abbonati – abbiamo potuto appunto fare investimenti nuovi: sia per nuovi progetti e per coinvolgere più persone (nella redazione, nella tecnologia, nella gestione degli abbonamenti e dei progetti collaterali), sia per continuare a mettere in ordine e rendere più efficienti (e adeguatamente retribuite) attività che da molti anni erano condotte con buona volontà e meno professionalmente. Rispetto al 2021 – chiuso con un attivo di 659mila euro – il bilancio del 2022 mostra un utile di un milione e 676mila euro, già in buona parte destinato a nuovi progetti (per esempio l’investimento sul futuro del Post con un lavoro di formazione su persone più giovani).
L’aumento dei ricavi si deve appunto soprattutto alla crescita del numero degli abbonati, che nel 2022 hanno generato il 69,5% delle entrate. I ricavi pubblicitari gestiti dalla concessionaria System24 sono diminuiti di poco rispetto al 2021 e sono passati a valere il 15,5% del totale. Tra le attività che contribuiscono al 15% dei restanti ricavi, le maggiori sono dovute alla rivista Cose spiegate bene (che da quest’anno è diventata trimestrale), alle lezioni online e agli eventi, e alle partnership esterne: tutte entrate che hanno grossomodo mantenuto il proprio ruolo sul totale, mentre è diminuito il valore percentuale delle affiliazioni con i siti di e-commerce, pur mantenendo i risultati assoluti del 2021.
I risultati del 2021 e in parte quelli del 2022 hanno permesso un aumento dei progetti e dei costi da sostenere. La parte maggiore di questi investimenti è andata verso un perfezionamento della parte tecnologica e della sua efficienza (quel lavoro che meno si vede e più significa che funziona, perché vuol dire che non ci sono guai), arricchendo la squadra di persone che ci lavora, sfruttando software più costosi, costruendo servizi più impegnativi, dalla app ai sistemi di produzione e gestione dei podcast: quasi un quarto dei costi è dedicato a questa parte. Poi il Post ha assunto nuovi giornalisti e completato il percorso di altri all’interno della redazione, adeguando anche i compensi agli aumentati costi della vita, dove era dovuto: il lavoro giornalistico continua a essere, con il 42%, la voce di spesa preponderante del Post. Ma è cresciuto anche l’investimento dedicato alla gestione e promozione degli abbonamenti e alle offerte per gli abbonati, che ha raggiunto il 12%: incentivare la crescita degli abbonamenti, lavorare sulla conservazione di quelli esistenti, progettare offerte per gli abbonati, rispondere con tempestività e completezza alle richieste di decine di migliaia di persone, richiede molto lavoro qualificato e attento. Nella resa economica tra costi e ricavi sono in sensibile attivo sia Cose spiegate bene (con un sostanziale pareggio della vendita del merchandising) che le lezioni online e le affiliazioni, mentre sono in perdita gli eventi pubblici (parte della cui resa però rientra nei servizi per gli abbonati, a cui sono prioritariamente dedicati, e nel marketing). Anche sui costi, poi, vale una cosa che scrivemmo l’anno passato e che vale anche per il 2022: “Questi numeri raccontano anche come nell’ultimo anno sia proseguito un impegno a coinvolgere nelle attività del Post persone con professionalità specifiche e dedicate su aspetti necessari ed extra giornalistici che negli anni scorsi erano state prese in carico (con grande impegno e a volte con qualche improvvisazione) dalla stessa redazione, sottraendo tempo al lavoro di informazione”.
Il Post sta insomma crescendo con l’aiuto di tutti, di chi lo legge, di chi lo ascolta, di chi lo promuove in giro, e soprattutto di chi si abbona. E ha intenzione di continuare a crescere perché il progetto di una buona informazione che migliora le cose e le convivenze non è un progetto che vuole sentirsi minoritario o “resistente”: è un investimento su un futuro migliore su cui c’è ancora molto da fare, per la nostra umile ma ambiziosa parte. Questi risultati mostrano che è possibile – in tempi complicati per la sostenibilità delle aziende giornalistiche – costruire un lavoro collaborativo che mostri una prospettiva invece promettente: promettente per un buon giornalismo, ma non solo per quello. Ma piuttosto che cercare altre parole per dirlo, rispettiamo la tradizione e citiamo le conclusioni degli anni passati.
Infine: parte di questi risultati era nelle speranze del bilancio che avevamo pubblicato l’anno scorso, parte invece è stata inaspettata. Ma restano valide, e restano la cosa più importante, le considerazioni con cui avevamo chiuso quel bilancio, e che ripetiamo ringraziando ancora tutti e augurandoci che il lavoro fatto dal Post quest’anno sia servito: e che magari ce ne sia anche un po’ meno bisogno, in futuro.
Ma è già chiaro che – come è noto da qualche tempo nel dibattito internazionale sull’editoria giornalistica – quello che gli abbonati del Post stanno costruendo è un risultato prezioso, innovativo, e promettente per tutta l’informazione, che mostra una possibile sostenibilità di progetti giornalistici di qualità e capaci di costruire una credibilità e un rapporto con i lettori. Gli abbonati non stanno, insomma, solo sostenendo il Post o ricevendone qualcosa in cambio: stanno sostenendo un’idea ambiziosa e replicabile di buona informazione, in un periodo delicato in cui l’informazione accurata e affidabile è più preziosa che mai. E il Post vuole tenerli aggiornati – glielo deve – su come sta andando, quest’idea.
Grazie, dai.