La giunta militare che governa il Myanmar ha detto di aver graziato più di 2mila persone condannate per avere criticato il regime
La giunta militare che governa il Myanmar dal colpo di stato del febbraio del 2021 ha fatto sapere di aver graziato 2.153 tra le circa 21mila persone che si stima siano in prigione per aver criticato il regime negli ultimi due anni. I prigionieri sono stati liberati in occasione di una festa religiosa che celebra la nascita di Buddha: in un comunicato, la giunta ha detto di averli graziati «per la pace della gente e per motivi umanitari». Circa due settimane fa altre 3.113 persone erano state liberate in concomitanza con l’inizio dell’anno nuovo secondo il calendario birmano.
Dopo aver preso il potere con il colpo di stato, nel 2021, la giunta militare birmana aveva arrestato tutti i principali leader del partito di maggioranza, tra cui Aung San Suu Kyi, a capo del governo democraticamente eletto, e aveva instaurato un regime estremamente repressivo. Nel giro di due anni in Myanmar sono state uccise migliaia di persone e le grandi proteste contro la dittatura sono state represse con la violenza. La legge nazionale prevede che le persone condannate per dissenso possano essere incarcerate per un massimo di tre anni: la giunta ha fatto sapere che chi venisse sorpreso a trasgredire di nuovo dovrà scontare il resto della pena prevista, con una punizione aggiuntiva.
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