Il messaggio razzista dietro al licenziamento di Tucker Carlson da Fox News
«Non è così che combattono gli uomini bianchi», ha scritto il più discusso e popolare conduttore della rete americana in una chat in cui commentava il pestaggio di un attivista di sinistra
Lunedì 24 aprile Fox News aveva annunciato che il suo conduttore più discusso e popolare, Tucker Carlson, non avrebbe più lavorato per la rete televisiva americana. La decisione, di fatto un licenziamento, non era stata spiegata ed era stata comunicata in modo improvviso pochi giorni dopo la chiusura di un grosso processo in cui proprio Fox News era accusata di diffamazione. Si erano fatte molte ipotesi e riflessioni sui media americani e martedì un’inchiesta del New York Times ha individuato una possibile risposta: cioè che uno dei motivi principali della chiusura del suo programma sia stato un messaggio con un commento razzista inviato da Carlson a uno dei produttori della rete.
Il testo fa parte di una chat interna che era stata esaminata come prova nella causa di diffamazione, intentata dalla società informatica Dominion Voting Systems contro Fox News: l’azienda voleva dimostrare che Fox News avesse promosso teorie false sul suo conto, sapendo che erano false. Per questo aveva avuto accesso e aveva utilizzato comunicazioni interne, mail e chat WhatsApp di dirigenti, produttori e conduttori della rete. Molti di quei testi, più inerenti al caso, erano stati resi pubblici, altri erano stati oscurati nei documenti ufficiali.
Nel messaggio in questione Tucker Carlson raccontava a uno dei suoi produttori di aver visto online un video in cui alcuni sostenitori di Donald Trump attaccavano e picchiavano quello che definiva un «antifa kid», cioè un attivista di sinistra.
Erano tre contro uno, almeno. Assalire un tipo in quel modo ovviamente è disonorevole. Non è così che combattono gli uomini bianchi.
Il racconto poi proseguiva, Carlson ammetteva di essersi trovato a «tifare per la folla e contro quell’uomo».
Speravo che lo colpissero più forte, che lo uccidessero. Volevo davvero che gli facessero male, me ne rendevo conto. Poi da qualche parte nelle profondità del mio cervello si è acceso un allarme: questa cosa non è buona per me, sto diventando qualcosa che non voglio essere.
Dopo “l’allarme”, il conduttore raccontava di essersi reso conto che lo «schifoso antifa» era un essere umano, e che nonostante fosse sicuro che lo avrebbe odiato se lo avesse conosciuto non avrebbe dovuto trarre piacere dalle sue sofferenze. E che qualcuno probabilmente lo amava e sarebbe stato ferito dalla sua morte. Carlson chiudeva il suo racconto con quella che probabilmente aveva interpretato come una specie di “morale” della storia: «Se non mi preoccupo di queste cose, se riduco le persone alla politica, come posso dire di essere migliore di loro?».
Altre parti delle conversazioni private di Carlson, divenute pubbliche negli scorsi mesi, erano state definite imbarazzanti: il conduttore aveva definito l’ex presidente Donald Trump «una forza satanica» e aveva scritto di «odiarlo» con tutto sé stesso, nonostante in pubblico lo difendesse strenuamente. Gli avvocati di Carlson, ha scritto il New York Times, erano preoccupati però anche che fosse reso pubblico il messaggio dai toni razzisti.
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In particolare era considerato problematico quel riferimento a come «combattono gli uomini bianchi», espressione di un suprematismo bianco che il conduttore aveva più volte introdotto nel dibattito televisivo mainstream. Alla conduzione Carlson aveva sempre mantenuto posizioni estremamente radicali ed era stato indicato a lungo come la più fedele «rappresentazione del trumpismo». Aveva anche dato spazio a teorie del complotto e idee razziste che in precedenza erano rimaste relegate ai social network o ai siti di estrema destra. In particolare era un tema ricorrente la presunta sostituzione dei “bianchi” da parte di afroamericani e immigrati, descritta come una battaglia fra «noi e loro».
Secondo la ricostruzione del New York Times, gli avvocati di Fox News avrebbero scoperto questo messaggio solo il giorno precedente all’inizio del processo: si sarebbero immediatamente preoccupati del fatto che potesse essere reso pubblico mentre Carlson stava testimoniando in aula, con effetti difficili da gestire non solo per il processo ma anche per la reputazione della rete.
Il giorno dopo avrebbero quindi deciso di condurre un’indagine interna sulla condotta di Carlson, durante la quale quel messaggio violento e razzista si sarebbe aggiunto a numerose altre questioni: in altre conversazioni Carlson usava termini denigratori, sessisti e volgari nei confronti di colleghi e dirigenti di Fox News e dell’avvocata Sidney Powell, considerata una delle ispiratrici delle false teorie sulle elezioni del 2020; in un’altra causa aperta nello stato del Delaware la produttrice di Fox News Abby Grossberg accusava il conduttore e il suo staff di avere creato un clima tossico nella redazione del suo programma, con ripetuti attacchi volgari e misogini.
Fox News, rete di proprietà di Rupert Murdoch, avrebbe quindi valutato che interrompere il programma di Carlson, il più visto della rete e quello che raccoglieva più pubblicità (77,5 milioni di dollari nel 2022), potesse comunque risolvere più problemi di quanti ne creasse.