Nonostante la tregua in Sudan è stato bombardato un ospedale di Khartum
I due eserciti che stanno combattendo in Sudan hanno formalmente concordato una nuova tregua, ma tra lunedì notte e martedì nelle strade della capitale Khartum ci sono stati scontri con armi pesanti, colpi d’artiglieria e attacchi aerei anche nelle zone dei principali edifici governativi e vicino agli ospedali: un attacco aereo nell’area dell’ospedale East Nile, nel nord della città, ha ucciso almeno quattro persone, tra cui un bambino. Lunedì scorso l’esercito regolare e il potente gruppo paramilitare Rapid Support Forces (RSF), le due fazioni in lotta, avevano concordato una tregua che sarebbe dovuta durare almeno fino a mercoledì, domani, soprattutto per permettere l’evacuazione dei civili: di fatto però scontri, sparatorie e bombardamenti non si sono mai davvero fermati.
Al momento è difficile avere informazioni certe e i morti civili potrebbero essere anche più di quelli accertati. Le due parti in causa si accusano a vicenda di violazioni: le RSF, che si sono rifugiate nelle aree urbane della capitale, hanno per esempio accusato l’esercito regolare di aver attaccato fabbriche e ospedali, uccidendo e ferendo decine di civili. Non è possibile verificare le accuse, per il momento. Le due fazioni in lotta sono l’esercito regolare che fa capo al presidente del paese, il generale Abdel Fattah al Burhan, e i paramilitari delle RSF comandati dal generale Mohamed Hamdan Dagalo, noto come Hemedti, che è anche il vicepresidente.