La morte di Khader Adnan in prigione in Israele, dopo 86 giorni di sciopero della fame
Era un membro del gruppo radicale palestinese del Jihad Islamico: in reazione da Gaza sono stati sparati tre razzi sul territorio israeliano
Khader Adnan, dirigente del gruppo radicale palestinese del Jihad Islamico, è morto in una prigione israeliana dopo 86 giorni di sciopero della fame, che aveva cominciato per protestare contro il suo arresto. In risposta alla notizia della morte di Adnan, martedì mattina da Gaza (dove il Jihad Islamico è attivo) sono stati lanciati tre razzi contro Israele, che sono caduti su aree disabitate e non hanno fatto danni.
Khader Adnan aveva 45 anni ed era ritenuto da tempo uno dei portavoce del Jihad Islamico, un gruppo militare e politico che opera soprattutto nella Striscia di Gaza ed è ritenuto un’organizzazione terroristica. Per la sua attività di sostegno al terrorismo Adnan era stato arrestato moltissime volte negli ultimi anni, ed era in prigione per la decima volta. In più di un’occasione, per protestare contro il suo arresto, aveva compiuto scioperi della fame che lo avevano reso piuttosto noto.
Adnan era stato arrestato l’ultima volta a febbraio nel corso di un’operazione dell’esercito israeliano in Cisgiordania, dove viveva. Era stato messo in detenzione preventiva in attesa del processo, e aveva immediatamente iniziato uno sciopero della fame. Per tutta la durata del suo sciopero, Adnan aveva rifiutato aiuti medici esterni e le visite dei medici della prigione.
Man mano che le sue condizioni peggioravano, erano aumentati gli appelli per trasferirlo dalla clinica della prigione di Nitzan, in cui si trovava, a un ospedale civile e meglio attrezzato. Secondo la moglie di Adnan, che ha dato un’intervista ad AFP pochi giorni fa, le autorità israeliane avevano però rifiutato il trasferimento.
Adnan è stato trovato nella sua cella nelle prime ore di martedì, privo di sensi. È stato immediatamente portato in ospedale, ma è stato dichiarato morto poche ore dopo.
La notizia della sua morte ha provocato diverse reazioni. In un comunicato, il gruppo del Jihad Islamico ha detto che «la sua morte sarà una lezione per generazioni, e non ci fermeremo finché la Palestina rimarrà sotto occupazione». Ha anche indetto uno sciopero generale in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. Hamas, il gruppo radicale palestinese che controlla la Striscia, ha fatto sapere che «il popolo palestinese non lascerà che questo crimine passi sotto silenzio, e risponderà adeguatamente».
Finora la principale reazione pratica alla morte di Adnan è stato il lancio di tre razzi dalla Striscia di Gaza, che tuttavia non hanno fatto danni.
La morte di Adnan ha aperto anche una discussione sul trattamento che Israele riserva alle persone accusate di terrorismo o reati simili, che possono essere detenute senza processo praticamente all’infinito, con rinnovi ogni sei mesi, in quella che la giustizia israeliana definisce «detenzione amministrativa». Al momento ci sono oltre mille persone in «detenzione amministrativa» in Israele: è il numero più alto da vent’anni. Il ministro per la Sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir, un estremista di destra, ha di recente promesso di gestire in maniera ancora più rigida i prigionieri. Era una delle questioni contro cui Adnan aveva indetto lo sciopero della fame.