In Giappone c’è una proposta di legge per limitare la circolazione di immagini sessuali
In particolare video e foto fatti di nascosto, un fenomeno che si è diffuso negli ultimi anni e per cui non esiste una norma nazionale
In questi giorni il parlamento giapponese ha cominciato a discutere una proposta di legge per punire chiunque faccia di nascosto foto o video sessualmente espliciti o allusivi, o li utilizzi con fini pornografici. La proposta fa parte di una più ampia riforma delle leggi sui reati di natura sessuale, che è in discussione e si prevede verrà approvata il prossimo giugno. In Giappone è una questione molto sentita per via di alcune abitudini culturali e perché attualmente manca una legge nazionale che stabilisca come gestire questi casi.
La proposta di legge proibisce di scattare, conservare e far circolare foto dei genitali di una persona se fatte a sua insaputa e senza il suo consenso. Stabilisce che è un reato ritoccare senza consenso fotografie in maniera tale che una persona sembri essere coinvolta in atti sessuali, così come chiarisce che è un reato filmare bambine e bambini «in pose sessualmente allusive». Se la proposta dovesse passare, chi commette reati di questo tipo potrebbe rischiare fino a tre anni di carcere o una sanzione massima di 3 milioni di yen, poco meno di 20mila euro.
Al momento le persone accusate di questi reati in Giappone possono essere processate nell’ambito delle leggi locali sul disturbo della quiete pubblica, con pene che variano di provincia in provincia. Manca però una legge che stabilisca l’iter da adottare a livello nazionale, presente invece in altri paesi come Corea del Sud o Singapore, dove si rischiano condanne rispettivamente fino a un massimo di cinque e due anni, oltre a sanzioni pecuniarie.
Le nuove norme sono state proposte in seguito alle pressioni dell’opinione pubblica, che da tempo chiedeva leggi più severe per questo tipo di reati, diventati molto più frequenti a causa della grande diffusione degli smartphone.
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Secondo i media locali, in Giappone capita spesso che ragazzine e ragazzini che lavorano come modelli vengano fotografati in atteggiamenti sessualmente provocanti e succede anche che le immagini di atlete e atleti vengano usate a scopo pornografico. La nuova legge giapponese comunque non riguarderebbe le foto di atlete o atleti in abbigliamento sportivo durante le gare, con l’eccezione di quelle scattate con apparecchi a raggi infrarossi, che espongono il corpo attraverso i vestiti.
I dati diffusi dalla polizia nazionale dicono che solo nel 2021 le persone arrestate per aver fotografato di nascosto qualcuno erano state 5.019, circa tre volte quelle fermate nel 2010. Un sondaggio svolto lo scorso marzo da un sindacato del settore dei trasporti aerei nel paese, inoltre, ha evidenziato che circa il 70 per cento delle assistenti di volo ha detto che qualcuno aveva scattato loro foto di nascosto.
La proposta fa parte di una revisione più ampia della legge che disciplina i reati di natura sessuale, che tra le altre cose è orientata ad ampliare la definizione di stupro e a estendere il termine per la prescrizione di questo reato. Attualmente infatti per provare che sia stato commesso uno stupro non basta dimostrare che sia stato negato il consenso, ma bisogna anche provare che la persona che lo ha compiuto abbia usato «violenza e intimidazioni» per impedire a chi lo subisce di resistere. Se dovesse passare la riforma in discussione, lo stupro sarebbe un reato anche qualora una persona venisse costretta ad assumere alcol o droghe oppure subisse una forma di controllo psicologico. Il termine per la prescrizione passerebbe da 10 a 15 anni.
A febbraio inoltre una commissione del ministero della Giustizia giapponese ha proposto di innalzare da 13 a 16 anni l’età del consenso, che è la soglia al di sotto della quale si considera che una minore o un minore non possano aver acconsentito all’atto sessuale: il Giappone è lo stato con l’età del consenso più bassa tra i paesi del G7.