Come sarà il sussidio che sostituisce il reddito di cittadinanza
Si chiamerà “Assegno di inclusione” e lo riceveranno solo le famiglie con persone sopra ai 60 anni, minori o con disabilità
Il decreto-legge approvato dal governo il primo maggio, nel giorno della festa dei lavoratori, ha introdotto una nuova misura definita «di contrasto alla povertà» che di fatto sostituirà il reddito di cittadinanza, il sostegno economico per chi è senza lavoro che esiste dal 2019. Già con la sua prima legge di bilancio alla fine del 2022 il governo di Giorgia Meloni aveva introdotto una serie di modifiche al reddito di cittadinanza valide per il 2023, in attesa di sostituirlo definitivamente: il decreto-legge del primo maggio presenta la misura che lo rimpiazzerà del tutto a partire dal 2024.
Il decreto-legge non è ancora stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale, quindi ci sono alcuni dettagli che potranno essere chiariti del tutto solo con il testo ufficiale. Ma il governo ha già spiegato come funzionerà il nuovo sussidio in un comunicato stampa diffuso al termine del Consiglio dei ministri: la ministra del Lavoro, Marina Calderone, ha annunciato che il sussidio attivo dal 2024 si chiamerà “Assegno di inclusione”.
La novità principale è che questo “Assegno di inclusione” sarà rivolto solo ai nuclei famigliari in cui ci sono persone sopra ai 60 anni, minori o con disabilità. L’importo dell’assegno mensile sarà «non inferiore a 480 euro» e sarà erogato per un massimo di 18 mesi consecutivi, con la possibilità di rinnovo per altri 12 mesi. Al termine dei primi 18 mesi dovrebbe esserci un’interruzione di un mese, stando alle bozze divulgate alla stampa nelle ultime settimane. Dovrebbe essere inoltre previsto un contributo aggiuntivo fino a 280 euro nel caso di nuclei famigliari che pagano un affitto, ma anche su questo non ci sono ancora conferme ufficiali.
Il sussidio dovrebbe essere garantito solo a nuclei famigliari fino a un certo reddito e a patto che siano rispettati alcuni requisiti sulla cittadinanza, sul permesso di soggiorno e sulla durata della residenza in Italia. La soglia di ISEE famigliare per accedere al sussidio dovrebbe comunque essere la stessa già prevista dal reddito di cittadinanza, 9.360 euro.
Se nel nucleo famigliare c’è una persona da 18 a 59 anni ritenuta “occupabile”, questa dovrà avviare un percorso di ricerca di lavoro tramite un centro per l’impiego. L’offerta deve essere per un lavoro almeno al 60 per cento del tempo pieno (24 ore settimanali in genere), e dovrà rispettare i minimi salariali previsti dai contratti collettivi esistenti per quella categoria di lavoratori. Se l’offerta viene rifiutata, l’intero nucleo famigliare perde l’assegno.
Se il lavoro è a tempo indeterminato si dovranno accettare offerte su tutto il territorio nazionale, mentre se è a tempo determinato si dovrà accettare solo se il luogo di lavoro non è distante più di 80 chilometri dal domicilio.
Il governo ha anche annunciato un’attività di vigilanza specifica da parte delle forze dell’ordine per evitare che accedano al sussidio nuclei famigliari che non ne hanno diritto.
Negli ultimi mesi al governo era stata molto contestata la distinzione tra le categorie di persone “occupabili” e “fragili” per decidere a chi dare il sussidio, perché rispetto al vecchio reddito di cittadinanza eliminerà di fatto una forma di sostegno alla povertà che esisteva anche per le persone tra i 18 e i 59 anni ritenute in grado di lavorare (e che non fanno parte di un nucleo famigliare con i nuovi requisiti). Il governo non ha introdotto alcuna misura specifica per rispondere a questa esigenza, si è limitato a menzionare nel comunicato stampa le iniziative che dovrebbero incentivare l’occupazione di queste persone, come il servizio civile universale o gli incentivi ai datori di lavoro che assumono persone che hanno meno di 30 anni.