Il Paraguay è rimasto del Partito Colorado
Ha vinto il candidato conservatore Santiago Peña, del partito che governa il paese quasi ininterrottamente dal 1947
Santiago Peña, economista conservatore candidato alle elezioni presidenziali in Paraguay di domenica, le ha vinte ottenendo circa il 43 per cento dei voti: Peña fa parte del Partito Colorado, che governa il Paraguay dal 1947, con una sola breve interruzione dal 2008 al 2012, e che proprio per questo è stato definito un «dinosauro della politica latinoamericana». Peña ha 44 anni e sarà il più giovane presidente del paese dal 1989, quando con la fine della dittatura di Alfredo Stroessner il Paraguay adottò un sistema politico democratico.
Anche se il partito di Peña governa il paese da decenni, l’esito di queste elezioni era incerto: Peña, un personaggio piuttosto divisivo nel Partito Colorado, rappresenta l’opposizione al presidente uscente Mario Abdo Benítez, simbolo dell’ala più tradizionale del partito. E una delle istanze più centrali della campagna elettorale di Peña, la volontà di mantenere le relazioni diplomatiche con Taiwan e quindi di non avvicinarsi alla Cina (che considera Taiwan parte del proprio territorio e non ha relazioni con chi lo riconosce come stato autonomo), non era ritenuta molto popolare tra l’elettorato.
Con un’affluenza intorno al 63 per cento, Peña ha ottenuto circa il 15 per cento dei voti in più rispetto al suo avversario Efraín Alegre, leader del Partito Liberale Radicale Autentico (PLRA) e a capo di un’alleanza di partiti di centro e centrosinistra chiamata Concertazione Nazionale. I due candidati erano stati scelti attraverso le primarie che si erano svolte nel dicembre del 2022.
Domenica non si è votato solo per eleggere il nuovo presidente, ma anche per rinnovare deputati e senatori delle due camere del parlamento e per scegliere i 17 governatori dei dipartimenti in cui è suddiviso il paese dal punto di vista amministrativo. Il Partito Colorado ha stravinto anche qui: ha guadagnato la maggioranza alle due camere e vinto le elezioni in 15 dei 17 dipartimenti.
Peña resterà in carica per 5 anni: la Costituzione del Paraguay prevede che possa governare per un solo mandato. Si troverà a gestire un paese da circa 7 milioni di abitanti con una crisi economica molto aggravata dalle conseguenze della pandemia, che ha portato anche a un forte aumento del debito pubblico.
La crisi economica del Paraguay – abbinata alla percezione che la politica fosse incapace di gestirla – è stata uno dei motivi per cui a differenza di precedenti elezioni l’esito di quelle di domenica era incerto: Benítez, il presidente uscente, aveva perso molti consensi per le conseguenze della crisi sul funzionamento di una serie di servizi pubblici, oltre che per le accuse di corruzione rivolte recentemente ai massimi esponenti del partito. Tra i paraguaiani si è diffuso un generale malcontento, evidente anche per gli ottimi risultati (circa il 23 per cento) del partito populista Paraguayo Cubas.
Anche le posizioni dei due candidati su Taiwan hanno avuto un grosso peso sulla campagna elettorale. Il Paraguay è l’unico paese del Sudamerica – e uno dei 13 in tutto il mondo – a riconoscere formalmente Taiwan come stato indipendente. Il candidato avversario di Peña, Alegre, aveva fortemente criticato questi legami diplomatici, sostenendo tra le altre cose che indebolissero l’economia locale ostacolando la vendita di soia e carne alla Cina, uno dei principali acquirenti al mondo di questi prodotti. Santiago Peña aveva invece promesso di preservare le relazioni con Taiwan dicendo che quel legame «non ha prezzo, ma è basato su principi e valori».