Google sta riducendo i suoi famosi benefit per i dipendenti
Dall'assortimento di snack ai corsi di yoga gratuiti, i servizi offerti sono sempre meno, ed è una tendenza comune tra le aziende di tecnologia
Google, azienda statunitense con sede centrale in California e molti uffici in varie città del mondo, si racconta da anni come il miglior luogo di lavoro possibile. Oltre a essere un ambiente descritto come creativo, meritocratico e stimolante, offre notoriamente ai dipendenti una serie di benefit e servizi, nonché strutture accoglienti e confortevoli.
L’idea alla base di questa filosofia, comune anche ad altre aziende del settore della tecnologia, è che la produttività dei dipendenti sia direttamente correlata alla piacevolezza dell’ambiente lavorativo. Google ha storicamente portato questo concetto all’estremo, garantendo ai propri dipendenti uffici che non solo rispondevano alle loro esigenze di benessere, ma che in un certo senso li viziavano. Erano previsti benefit come un enorme assortimento di snack, massaggi gratuiti, pareti per scalata o angoli attrezzati per fare un pisolino.
Creare uffici che si trasformassero in parchi giochi per adulti, con tanto di scivoli per scendere da un piano all’altro, faceva sì che i dipendenti prolungassero volontariamente i loro orari di lavoro e che non considerassero offerte da aziende concorrenti, in un mercato, come quello del settore tecnologico statunitense, sempre alla ricerca dei maggiori talenti in circolazione. Questo modello di gestione dei dipendenti, spesso celebrato, è stato anche messo molto in discussione e accusato di edulcorare e mascherare la realtà di un ambiente estremamente competitivo, stressante, e dannoso per il benessere mentale dei dipendenti delle aziende tecnologiche americane.
In cambio di benefit curiosi e attraenti, insomma, le grandi società hanno ottenuto per anni vantaggi assai maggiori in termini di produzione ottenuta dai dipendenti, che anche per la sostanziale assenza di sindacati si sono adattati a lungo a ritmi di lavoro e pressioni elevatissimi, che hanno prodotto utili miliardari per proprietari, dirigenti e azionisti di quelle società.
Negli ultimi anni, in ogni caso, Google e molte altre aziende di settore sembrano aver deciso stabilmente un progressivo taglio dei benefit e dei servizi garantiti ai dipendenti: restano numerosi, ma non così numerosi e onnicomprensivi come una volta. Tanto che i più critici fra i dipendenti, ascoltati in forma anonima da alcuni media americani, sostengono che in breve tempo lavorare per Google non sarà più davvero qualcosa di speciale.
I tagli segnalati negli ultimi mesi sono di vario genere: hanno interessato la disponibilità di muffin, mango disidratato, patatine aromatizzate in modo particolare e confezioni speciali di M&M’s, o hanno portato alla limitazione degli orari dei bar interni. Nell’ultimo mese una lettera inviata a tutti i dipendenti di Google annunciava la riduzione o cancellazione dei corsi di yoga e fitness, delle sedute di massaggi, dei servizi di trasporto non basilari (casa-lavoro) e aumentava il tempo minimo dopo cui un computer portatile poteva essere sostituito. Non è una tendenza riscontrata solo in Google: Meta, la società proprietaria di Facebook e Instagram, nell’ultimo anno ha tagliato il servizio di lavanderia gratuito e ha ridotto la quantità di snack a disposizione, suscitando anche qualche lamentela.
Non è nemmeno una tendenza solo dell’ultimo periodo: alcuni dipendenti hanno parlato in forma anonima al sito di news Insider riferendo che i tagli al welfare aziendale in realtà andrebbero avanti da anni: il budget per le feste, natalizie e non solo, si sarebbe progressivamente ridotto fino ad azzerarsi, i generosi regali di Natale che a inizio degli anni Dieci potevano consistere in gadget elettronici o anche in denaro sono stati sostituiti da donazioni a enti benefici e a volte definitivamente cancellati. Limitazioni sono state imposte ai viaggi di lavoro a spese dell’azienda fra diverse sedi di lavoro (ora vanno giustificate e autorizzate), così come sono state ridotte le occasioni di team building, che in passato prevedevano lussuose o avventurose trasferte collettive.
– Guarda anche: Come sono fatte le sedi di Google
In molti casi i tagli sono avvenuti in corrispondenza della pandemia, per ragioni oggettive di impossibilità di organizzare viaggi, serate e cene: ma poi sono diventate rinunce strutturali, secondo i dipendenti che hanno parlato coi media americani.
Sono decisioni che possono sembrare minime, scontate o talvolta eticamente giustificate a osservatori non abituati allo stile di lavoro delle grandi compagnie tecnologiche californiane. Ma costituiscono un cambio di direzione molto radicale per società che fino a pochi anni fa organizzavano per i dipendenti concerti privati di artisti come Stevie Wonder e i Maroon 5 (Google), viaggi in elicottero gratuiti (Dropcam), o giri quotidiani di shot di tequila all’ora dell’aperitivo (WeWork).
I motivi dei tagli sono solo in parte legati a una razionalizzazione dei costi, che in alcuni casi si è comunque rivelata necessaria. Un altro motivo è relativo alla diversa interpretazione del luogo di lavoro: la pandemia e il cosiddetto smart working hanno modificato la concezione di ufficio come “nuova casa” e proprio il lavoro da remoto è diventato per alcuni dipendenti un benefit con cui sostituire i precedenti.
In altri casi le strutture ideate per dipendenti tutti presenti in contemporanea in sede sono state ripensate per le nuove esigenze, con una parte dei lavoratori che non ne usufruiva se non saltuariamente. Inoltre Alphabet, la compagnia che controlla Google, negli ultimi mesi ha proceduto con licenziamenti di massa, come molte altre aziende tecnologiche. In questo senso anche se il prezzo del mango disidratato non può essere considerato un fattore decisivo nei bilanci della società, alcune rinunce possono essere viste come segnali necessari, sia di fronte ai licenziamenti che ai grandi investimenti necessari in campo tecnologico, e in particolare nel settore dell’intelligenza artificiale.
Le condizioni di lavoro in Google restano notevolmente superiori alla media, i dipendenti indicano nel cibo a disposizione nelle cosiddette microcucine uno dei benefit più apprezzati, mentre l’azienda continua a professare la sua volontà di mantenersi come luogo di lavoro “ideale”.