In Sudan è stata prolungata di 72 ore una tregua però già ampiamente violata
L’esercito regolare e il gruppo militare RSF che dal 15 aprile stanno combattendo in Sudan hanno raggiunto un accordo per prorogare di altri tre giorni la tregua che era cominciata alla mezzanotte di lunedì 24 per consentire il completamento delle operazioni di evacuazione dei cittadini stranieri e permettere ai civili sudanesi di scappare dai luoghi in cui gli scontri sono più violenti. La scadenza della nuova tregua, ottenuta grazie alla mediazione di Stati Uniti e Arabia Saudita, è ora fissata alla mezzanotte di mercoledì, ma i precedenti annunci di interruzione degli scontri sono stati ampiamente violati in questi giorni, con conflitti a fuoco e anche alcuni bombardamenti aerei sulla capitale Khartum.
Da ormai due settimane in Sudan stanno combattendo le forze del generale Abdel Fattah al Burhan, che è il capo dell’esercito regolare e il presidente del paese, e il potente gruppo militare Rapid Support Forces (RSF), comandato dal generale Mohamed Hamdan Dagalo, noto come Hemedti, che è anche il vicepresidente. Al momento i morti nel conflitto sono oltre 520, i feriti più di 4.000 e secondo una stima dell’ONU ci sarebbero almeno 75mila persone sfollate in tutto il Sudan. Almeno l’80 per cento degli ospedali nella capitale è stato costretto a chiudere, mentre scontri sono stati registrati anche nella regione occidentale del Darfur.
– Ascolta la puntata di Globo: Capirci qualcosa degli scontri in Sudan