La tregua cominciata alla mezzanotte di lunedì in Sudan è stata prorogata di 72 ore, ma i combattimenti continuano

Sudan
(AP Photo/ Marwan Ali, File)

I due gruppi militari che dal 15 aprile stanno combattendo in Sudan hanno raggiunto un accordo per prorogare la tregua di tre giorni che era cominciata alla mezzanotte di lunedì per consentire il completamento delle operazioni di evacuazione dei cittadini stranieri e permettere ai civili sudanesi di scappare dai luoghi in cui gli scontri sono più violenti. La proroga della tregua, che durerà altre 72 ore, è stata ottenuta grazie alla mediazione di vari paesi confinanti, Stati Uniti, Regno Unito e ONU. Non è tuttavia chiaro quanto potrà reggere: in questi giorni hanno continuato a essere segnalati combattimenti sia nella capitale Khartum che nella regione del Darfur occidentale e in altre province del paese.

Da ormai due settimane in Sudan stanno combattendo le forze del generale Abdel Fattah al Burhan, che è il capo dell’esercito regolare e il presidente del paese, e il potente gruppo militare Rapid Support Forces (RSF), comandato dal generale Mohamed Hamdan Dagalo, noto come Hemedti, che è anche il vicepresidente. Tra al Burhan ed Hemedti andava avanti da settimane un duro scontro politico sul destino del governo sudanese, e in particolare sulle condizioni con cui sarebbe dovuta avvenire la transizione a un governo civile. Finora negli scontri sono morti più di 500 civili e ne sono stati feriti circa 4.200. Si pensa però che i numeri possano essere molto più alti.

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