La crisi della compagnia assicurativa Eurovita
A causa dell'intervento del governo per salvare l'azienda, i clienti non possono riscattare le polizze sulla vita e temono di perdere i loro risparmi
Da fine marzo Eurovita, una compagnia assicurativa specializzata in polizze sulla vita, è stata posta dal ministero delle Imprese e del Made in Italy in amministrazione straordinaria perché non è stata più ritenuta solida dal punto di vista finanziario. La crisi deriva da scelte finanziarie sbagliate, che hanno causato grosse perdite e che hanno reso l’azienda non più potenzialmente in grado di far fronte ai suoi impegni.
Per un’azienda come Eurovita essere posti in amministrazione straordinaria significa trovarsi in uno stato particolare di tutela in base al quale viene nominato un commissario che deve provvedere al risanamento dell’azienda, lavorando assieme all’autorità di vigilanza. Attualmente il commissario sta cercando acquirenti che rilevino la società e salvino così i risparmi dei clienti. Il problema tuttavia è che finché la compagnia assicurativa sarà in amministrazione straordinaria i suoi clienti non potranno riscattare le loro polizze, cosa che sta generando molta rabbia e frustrazione tra migliaia di persone.
Le richieste di riscatto delle polizze sono bloccate fino a fine giugno: significa che i clienti che non si fidano più della solidità dell’azienda e che vorrebbero indietro i loro soldi non possono chiedere il rimborso anticipato delle polizze. Riscattare la polizza vita è sempre possibile per i clienti, anche se spesso facendolo si incorre in penali e sanzioni. I clienti di Eurovita sono 350 mila, che complessivamente hanno circa 400 mila polizze per complessivi 15 miliardi di euro.
Eurovita aveva investito molto in titoli di stato: le cose hanno iniziato ad andare male quando le banche centrali hanno cominciato ad aumentare i tassi di interesse di riferimento per combattere l’inflazione. L’aumento dei tassi ha però come effetto collaterale alcuni episodi di instabilità finanziaria, perché il valore dei titoli di stato scende: in un periodo di tassi alti possedere titoli di stato di solito è poco conveniente. Per fare un esempio, se un titolo di stato rende lo 0,5 per cento all’anno e i tassi d’interesse sono all’1 per cento, le persone cercheranno di liberarsi del titolo di stato perché poco conveniente, e il suo valore calerà rispetto a quello nominale.
Chi aveva investito in titoli di stato a lungo termine, come nel caso di Eurovita e delle banche statunitensi fallite a inizio marzo, ha quindi iniziato a perdere soldi, perché il valore dei titoli che aveva in portafoglio ha iniziato a ridursi rispetto al valore a cui quei titoli erano stati acquistati quando i tassi erano più bassi e i titoli di stato più convenienti.
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Investire in titoli fa parte della tipica operatività delle compagnie assicurative, che stipulano contratti di assicurazione e pagano un risarcimento nel caso si verifichi l’evento assicurato: risarciscono i danni di un incidente stradale fatto da chi aveva una polizza danni sulla macchina o pagano un indennizzo nel caso della morte di una persona che aveva stipulato una polizza sulla vita.
A fronte dell’indennizzo l’assicurato paga un premio periodico: semplificando molto, la compagnia guadagna se l’ammontare complessivo dei premi è più alto dei risarcimenti effettuati. Le assicurazioni usano i premi che ricevono non solo per riempire le riserve da destinare a eventuali risarcimenti, ma anche per investire in titoli finanziari, in modo da generare entrate aggiuntive.
In particolare lo fanno le assicurazioni specializzate nel settore vita, perché mediamente i risarcimenti sono più a lungo termine e possono permettersi di impegnare il capitale più a lungo: per esempio alcuni tipi di polizze vita prevedono l’investimento diretto dei premi in fondi comuni di investimento.
Le polizze sulla vita hanno un funzionamento particolare e ce ne sono di molti tipi: ci sono quelle classiche, che prevedono l’indennizzo in caso di morte dell’assicurato nel periodo di copertura della polizza, e quelle che invece hanno anche una componente di risparmio, che per esempio garantiranno una rendita periodica e il cui periodo di copertura è fissato a vita. In quest’ultimo caso una polizza vita è quindi un modo come un altro per investire i propri risparmi. Come nel caso di qualsiasi tipo di investimento anche per le polizze vita si può chiedere di non aspettare la scadenza per riscuotere il denaro.
Eurovita aveva una composizione del suo portafoglio troppo esposta in titoli di stato e quindi alle variazioni dei tassi di interesse. Con il risultato che è stata reputata non più solida dalle autorità di vigilanza ed è stata infine posta in amministrazione straordinaria: questo perché di fatto il valore degli investimenti che aveva in portafoglio non era sufficiente a garantire la stabilità dell’azienda.
Per una scelta dell’autorità di vigilanza fino a fine giugno i clienti con una polizza vita non possono chiedere il riscatto anticipato, ossia la liquidazione intera della polizza. I risarcimenti assicurativi invece continuano a essere versati in caso di sinistri (per esempio se un assicurato a vita muore la cifra concordata viene comunque versata). L’impossibilità di riscattare le proprie polizze ha però ulteriormente aggravato le preoccupazioni dei clienti, che temono di perdere i loro soldi.
La scelta dell’autorità è stata comunque obbligata: saputa la notizia della crisi, tutti i clienti avrebbero chiesto il riscatto della polizza, l’azienda sarebbe fallita e non sarebbe mai riuscita a onorare tutti gli impegni. Anche le assicurazioni, come le banche, si basano su un equilibrio delicato dei conti: non hanno mai a disposizione tutti i soldi che servono per indennizzare tutti gli assicurati o per risarcirli in anticipo, perché ritengono improbabile che si verifichino tutti insieme gli eventi che fanno scattare gli indennizzi o che tutti insieme richiedano il riscatto anticipato.
L’autorità di vigilanza ha bloccato i riscatti anticipati per dare tempo alla compagnia di trovare una soluzione per superare la crisi. Insieme al governo e alle autorità di vigilanza, il commissario straordinario Alessandro Santoliquido sta cercando acquirenti che vogliano farsi carico delle perdite di Eurovita: per il risanamento del patrimonio sono necessari circa 400 milioni euro.
Ci sono varie soluzioni possibili, ma nessuna in realtà convincente: una volta che Eurovita sarà acquistata con tutte le sue perdite è probabile che sarà comunque soggetta a una corsa da parte dei clienti per riavere indietro i loro soldi, perché ormai non hanno più fiducia nell’azienda. Per questo, una possibile strada percorribile potrebbe essere quella di chiudere l’azienda e far cessare il marchio Eurovita per venderla in parti ad altre compagnie di assicurazioni, che quindi assorbirebbero solo alcune polizze e alcuni dipendenti. Si sarebbero già rese disponibili altre aziende assicurative, come Generali, Intesa Sanpaolo Vita, Unipol, Poste Vita e Allianz.