Non si sa più a chi appartengono i diritti d’autore di Borges
Sembra che María Kodama, la vedova del grande scrittore argentino morta a fine marzo, non abbia lasciato un testamento
Il 26 marzo è morta a 86 anni la scrittrice e traduttrice argentina María Kodama, nota soprattutto perché vedova dello scrittore Jorge Luis Borges, considerato uno dei più grandi autori di lingua spagnola del Novecento. Kodama era detentrice dei diritti d’autore sull’opera di Borges. Nelle ultime settimane si è parlato molto di questa questione in Argentina perché sembrerebbe che Kodama – che non era sposata, non aveva figli e non aveva grandi legami con la propria famiglia d’origine – non abbia lasciato alcun testamento.
Un tribunale ora dovrà verificare se davvero sia così, se i nipoti della donna siano gli eredi legittimi o se invece esista la possibilità che i suoi averi e i diritti d’autore di Borges diventino proprietà dello stato, e in particolare della città di Buenos Aires, come prevede la legge in assenza di eredi. Per il momento non si sa a chi apparterranno.
La questione è rilevante, ed è stata molto discussa sui giornali argentini per il grande valore artistico dell’opera di Borges per il paese. Nato nel 1899 e morto nel 1986, è l’autore di celebri racconti fantastici che hanno saputo trasmettere concetti filosofici sofisticati, come L’Aleph, che parla di un luogo metaforico che contiene tutto ciò che esiste, e La biblioteca di Babele, dedicato a una biblioteca infinita che contiene tutti i possibili libri di 410 pagine, compreso quello che contiene la Verità con la V maiuscola. Grazie all’efficacia delle sue invenzioni e del suo stile, Borges ha avuto e ha tuttora grandi influenze sulla letteratura mondiale, tanto che si usa l’aggettivo “borgesiano” per descrivere ad esempio situazioni in cui vero e falso si confondono, oppure in cui la realtà appare labirintica – la biblioteca di Babele è di fatto un labirinto e ce n’è uno anche in un altro celebre racconto di Borges, Il giardino dei sentieri che si biforcano.
Per questo Borges è un autore tuttora molto tradotto e pubblicato in gran parte del mondo e quindi i diritti d’autore sulle sue opere avranno molto valore fino a che non scadranno, cioè fino a quando i racconti e i saggi di Borges non entreranno nel pubblico dominio e saranno riproducibili gratuitamente da chiunque: per la legge argentina, come per quelle di gran parte dei paesi del mondo, Italia compresa, succederà il primo gennaio 2057, l’anno dopo il 70esimo anniversario della morte dello scrittore.
Secondo una fonte competente del quotidiano argentino Clarín, i diritti dell’opera di Borges frutterebbero più o meno ottomila dollari al mese. Nel 2010 Kodama e l’agente letterario che se ne occupa, il celeberrimo Andrew Wylie, che gestisce i diritti di tantissimi grandi autori del mondo vivi e morti, avevano concesso i diritti dell’opera di Borges per l’Argentina alla divisione locale del grande gruppo editoriale Penguin Random House. Secondo le indiscrezioni pubblicate sulla stampa, l’editore li avrebbe pagati l’equivalente di un milione e 300mila euro; l’attuale contratto scadrà tra tre anni. In precedenza la casa editrice dei libri di Borges in Argentina era stata Emecé, del gruppo spagnolo Planeta.
L’incertezza sulla successione di Kodama è cominciata il 3 aprile, otto giorni dopo la morte della scrittrice, quando il suo avvocato Fernando Soto, che negli ultimi anni l’aveva assistita in molte cause di difesa del diritto d’autore, durante una conferenza stampa ha detto che non aveva lasciato un testamento. Soto ha annunciato di essersi rivolto a un tribunale civile affinché stabilisse chi fossero gli eredi e, prima di tutto, realizzasse un inventario dei beni di Kodama. Ha poi spiegato di aver organizzato la conferenza stampa per spingere eventuali eredi legittimi, cioè parenti stretti di Kodama, a farsi avanti: in Argentina hanno diritto all’eredità di una persona morta senza fare testamento i parenti fino al quarto grado.
L’avvocato ha anche detto che prima della sua morte la scrittrice aveva scelto come esecutrice testamentaria e amministratrice dei diritti d’autore di Borges e della gran parte dei propri beni materiali «una sua amica molto stretta di cui aveva piena fiducia», e deciso di lasciare «molte altre cose ad amici e altre persone vicine a lei»: l’amica di Kodama, che Soto non ha voluto nominare, avrebbe preso nota di queste volontà, ma un vero e proprio testamento sembra non sia mai stato scritto. Soto e le altre persone vicine a Kodama non sono state in grado di trovarne uno.
L’avvocato ha citato la possibilità che possa averne fatto uno all’estero (aveva appartamenti in affitto sia a Ginevra, in Svizzera, dove peraltro è sepolto Borges, che a Parigi), ma non la ritiene una cosa probabile.
Nell’agosto del 2022, intervistata dal quotidiano La Nacion, Kodama aveva detto di aver «pianificato del tutto» la futura gestione dei diritti di Borges: «una parte sarà affidata a un’università statunitense, dove lui aveva tenuto delle conferenze, e un’altra parte a un’università giapponese, dove si insegna lo spagnolo e l’opera di Borges». Kodama non aveva voluto dire quali università fossero, ma si ritiene che si trattasse dell’Università di Austin e di quella di Tokyo.
Il giorno dopo la conferenza stampa di Soto, l’avvocata María Victoria Kodama si è fatta avanti come nipote della scrittrice, in quanto figlia del suo unico fratello Jorge, e rappresentante legale dei suoi quattro fratelli e sorelle, che potrebbero rivelarsi gli eredi legittimi di Kodama. Ha portato in tribunale una serie di certificati che provano la parentela, quelli di nascita e morte del padre, di matrimonio dei nonni e di nascita suo e dei fratelli. Ha però rifiutato di parlare con i giornalisti in attesa che vengano fatte le dovute verifiche.
Anche le altre persone che erano vicine a Kodama per varie ragioni, fatta eccezione per Soto, non hanno voluto fare dichiarazioni in queste settimane. Tra gli altri ha mantenuto il riserbo anche Fernando Flores Maio, la persona che attualmente è a capo della Fundación Internacional Jorge Luis Borges creata da Kodama nel 1988 per diffondere e proteggere l’opera di Borges. Stando a Soto la fondazione non avrebbe proprietà o fondi per sostenersi da sola.
C’è però chi ha ipotizzato – come la notaia esperta di testamenti Dolores Dams parlando con Clarín – che Kodama avesse trasferito le proprietà dei diritti di Borges e di altri beni a qualcun altro quando era ancora in vita, ragione per cui non sarebbe stato necessario un testamento. Questo spiegherebbe quanto detto da Kodama nell’agosto dell’anno scorso, ma per il momento non ci sono prove che sia davvero andata così.
Perché la giustizia argentina faccia tutti i dovuti controlli potrebbero volerci mesi, se non anni. Un editoriale della Nacion del 26 aprile ha commentato tutta la storia dicendo che «è difficile credere che María Kodama non abbia preso tutte le dovute precauzioni legali per preservare il patrimonio ricevuto dall’illustre scrittore, i cui diritti d’autore hanno un grande valore», anche considerando che lo stesso Borges aveva fatto testamento in suo favore.
Per l’editoriale della Nacion e in generale per i media argentini tutta la storia è particolarmente rilevante anche per la possibilità, ancora non scartata, che alla fine i diritti sulle opere di Borges finiscano allo stato. Sono poi intervenuti vari intellettuali che negli anni sono stati critici nella gestione dei diritti da parte di Kodama, da alcuni non ritenuta sufficientemente competente, augurandosi che in futuro l’approccio ai testi borgesiani cambi. Kodama e Borges si sposarono nel 1986, meno di due mesi prima della morte dello scrittore: all’epoca Kodama aveva 49 anni (Borges 87) e da 11 anni era la sua segretaria e assistente personale – Borges era cieco da anni.
– Leggi anche: I diritti d’autore su Sherlock Holmes sono definitivamente scaduti