C’è un nuovo caso di un editore scomparso in Cina
Questa volta un uomo originario di Taiwan, e ci sono alcune somiglianze con i casi dei librai scomparsi a Hong Kong nel 2016
In Cina sono giorni che si sono perse le tracce di Li Yanhe, un editore originario di Taiwan, l’isola di fatto indipendente che la Cina rivendica come propria: Li Yanhe aveva fondato e lavorava in una casa editrice molto critica nei confronti del governo cinese. Sembra che sia stato arrestato mentre visitava alcuni parenti in Cina, e il suo caso ricorda quello dei cinque librai scomparsi nel 2016 a Hong Kong, la regione amministrativa cinese in cui il governo centrale ha progressivamente eroso libertà e diritti civili e politici.
Li Yanhe è anche noto come Fucha e la casa editrice da lui fondata, chiamata Gusa, è piuttosto nota a livello locale per le sue posizioni molto critiche nei confronti del Partito comunista cinese, di cui è segretario il presidente cinese Xi Jinping.
Tra le altre cose Gusa pubblicava libri su una serie di temi di cui in Cina è molto difficile parlare liberamente: come il massacro di piazza Tiananmen, avvenuto nel 1989, quando l’esercito cinese represse con violenza le grandi manifestazioni di studenti e lavoratori che chiedevano democrazia e rispetto dei diritti umani, oppure gli abusi e le sistematiche violenze del governo cinese sugli uiguri, gruppo etnico a maggioranza musulmana, nella regione occidentale dello Xinjiang, ma anche la corruzione all’interno del Partito comunista cinese.
Di Li Yanhe, che era nato in Cina ma si era trasferito a Taiwan nel 2009, non si hanno notizie da giovedì scorso: quando è scomparso era in Cina, presumibilmente a Shanghai, dove era andato a trovare alcuni parenti. L’ipotesi che sia stato arrestato è stata fatta per la prima volta da Bei Ling, attivista e scrittore cinese che come Li Yanhe ha posizioni molto critiche nei confronti del governo cinese: secondo Bei Ling, Li Yanhe è stato arrestato proprio a Shanghai dalla polizia cinese.
Nel frattempo il Consiglio per gli affari continentali, agenzia del governo di Taiwan che tra le altre cose si occupa di gestire i rapporti con la Cina e alcune sue regioni amministrative, ha fatto sapere che Li Yanhe sta bene, senza dare ulteriori dettagli come richiesto dalla stessa famiglia dell’editore per ragioni di privacy. Al momento non è noto di cosa possa essere stato accusato. Nel 2016 i cinque librai di Hong Kong, che come Li Yanhe pubblicavano libri critici nei confronti del governo cinese, erano stati accusati di «attività illegali».
Dei cinque librai scomparsi a Hong Kong, tre – Lui Bo, Cheung Jiping e Lee Bo – furono rilasciati poco dopo: una volta tornato, Lee Bo dichiarò di non essere più intenzionato a continuare le proprie attività. Un altro, il più noto, Gui Minhai, fu rilasciato dopo diversi anni e poi nuovamente arrestato e condannato, nel 2020, a 10 anni di carcere con l’accusa di «aver fornito informazioni segrete all’estero». Un altro, Lam Wing-kee, aveva riaperto la sua libreria dopo essere stato rilasciato, e lo aveva fatto proprio a Taiwan, ritenendola più libera di Hong Kong.