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  • Martedì 25 aprile 2023

C’è un nuovo caso di un editore scomparso in Cina

Questa volta un uomo originario di Taiwan, e ci sono alcune somiglianze con i casi dei librai scomparsi a Hong Kong nel 2016

(AP Photo/Kin Cheung)
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In Cina sono giorni che si sono perse le tracce di Li Yanhe, un editore originario di Taiwan, l’isola di fatto indipendente che la Cina rivendica come propria: Li Yanhe aveva fondato e lavorava in una casa editrice molto critica nei confronti del governo cinese. Sembra che sia stato arrestato mentre visitava alcuni parenti in Cina, e il suo caso ricorda quello dei cinque librai scomparsi nel 2016 a Hong Kong, la regione amministrativa cinese in cui il governo centrale ha progressivamente eroso libertà e diritti civili e politici.

Li Yanhe è anche noto come Fucha e la casa editrice da lui fondata, chiamata Gusa, è piuttosto nota a livello locale per le sue posizioni molto critiche nei confronti del Partito comunista cinese, di cui è segretario il presidente cinese Xi Jinping.

Tra le altre cose Gusa pubblicava libri su una serie di temi di cui in Cina è molto difficile parlare liberamente: come il massacro di piazza Tiananmen, avvenuto nel 1989, quando l’esercito cinese represse con violenza le grandi manifestazioni di studenti e lavoratori che chiedevano democrazia e rispetto dei diritti umani, oppure gli abusi e le sistematiche violenze del governo cinese sugli uiguri, gruppo etnico a maggioranza musulmana, nella regione occidentale dello Xinjiang, ma anche la corruzione all’interno del Partito comunista cinese.

Di Li Yanhe, che era nato in Cina ma si era trasferito a Taiwan nel 2009, non si hanno notizie da giovedì scorso: quando è scomparso era in Cina, presumibilmente a Shanghai, dove era andato a trovare alcuni parenti. L’ipotesi che sia stato arrestato è stata fatta per la prima volta da Bei Ling, attivista e scrittore cinese che come Li Yanhe ha posizioni molto critiche nei confronti del governo cinese: secondo Bei Ling, Li Yanhe è stato arrestato proprio a Shanghai dalla polizia cinese.

Nel frattempo il Consiglio per gli affari continentali, agenzia del governo di Taiwan che tra le altre cose si occupa di gestire i rapporti con la Cina e alcune sue regioni amministrative, ha fatto sapere che Li Yanhe sta bene, senza dare ulteriori dettagli come richiesto dalla stessa famiglia dell’editore per ragioni di privacy. Al momento non è noto di cosa possa essere stato accusato. Nel 2016 i cinque librai di Hong Kong, che come Li Yanhe pubblicavano libri critici nei confronti del governo cinese, erano stati accusati di «attività illegali».

Dei cinque librai scomparsi a Hong Kong, tre – Lui Bo, Cheung Jiping e Lee Bo – furono rilasciati poco dopo: una volta tornato, Lee Bo dichiarò di non essere più intenzionato a continuare le proprie attività. Un altro, il più noto, Gui Minhai, fu rilasciato dopo diversi anni e poi nuovamente arrestato e condannato, nel 2020, a 10 anni di carcere con l’accusa di «aver fornito informazioni segrete all’estero». Un altro, Lam Wing-kee, aveva riaperto la sua libreria dopo essere stato rilasciato, e lo aveva fatto proprio a Taiwan, ritenendola più libera di Hong Kong.