C’è un nuovo tentativo di tregua in Sudan
Negoziato dagli Stati Uniti e dall'Arabia Saudita, dopo che tutti i tentativi precedenti erano falliti
I due gruppi militari che dal 15 aprile stanno combattendo in Sudan hanno raggiunto un accordo per una tregua di 72 ore per consentire il completamento delle operazioni di evacuazione dei cittadini stranieri dal paese e per consentire ai civili sudanesi di scappare dai luoghi in cui gli scontri sono stati più violenti in questi giorni.
La tregua è cominciata alla mezzanotte di lunedì. L’accordo è stato raggiunto dopo oltre 48 ore di negoziati che hanno coinvolto gli Stati Uniti e l’Arabia Saudita. Non è ancora chiaro tuttavia quanto questa tregua reggerà: negli scorsi giorni ne erano state annunciate altre due, che tuttavia erano entrambe fallite.
Da più di dieci giorni in Sudan stanno combattendo le forze del generale Abdel Fattah al Burhan, che è il capo dell’esercito regolare e il presidente del paese, e il potente gruppo militare Rapid Support Forces (RSF), comandato dal generale Mohamed Hamdan Dagalo, che è anche il vicepresidente del paese. Finora negli scontri sono morti più di 400 civili e ci sono migliaia di feriti.
La tregua è stata annunciata dal segretario di Stato americano Antony Blinken, che ha scritto in un comunicato che entrambe le parti, sia l’esercito regolare sia le RSF, hanno accettato di interrompere temporaneamente i combattimenti. Blinken ha scritto anche che le parti stanno lavorando per arrivare a un accordo più stabile.
Following intense negotiations, the SAF and RSF have agreed to implement and uphold a 72-hour nationwide ceasefire starting midnight, April 24. We welcome their commitment to work with partners and stakeholders for permanent cessation of hostilities and humanitarian arrangements.
— Secretary Antony Blinken (@SecBlinken) April 24, 2023
Raggiungere una tregua nei combattimenti era essenziale anche perché la situazione dei civili finiti in mezzo ai combattimenti stava diventando sempre più critica. I due eserciti negli ultimi giorni si sono combattuti nelle città, compresa la capitale Khartum, costringendo i civili che vi abitano ad asserragliarsi in casa senza poter uscire. In questo senso, la tregua serve anche per consentire ai civili di procurarsi acqua e cibo, per la prima volta dopo giorni.