Ancora una canzone di Paolo Conte
E una veranda a Oak Park
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Anche qui a Chicago, dove sono stasera (che poi sono le tre del pomeriggio), c’è stato il “Record Store Day”: che è quella cosa che si inventò l’industria discografica un po’ di anni fa per attirare le persone nei negozi di dischi in crisi. Poi quella crisi è un po’ passata (tra quelli che sono sopravvissuti) per via del cosiddetto ” ritorno del vinile ” e il Record store day oggi ha anche dei critici: perché il suo tratto principale – pubblicare dischi “speciali” per l’occasione: ristampe, inediti, rarità – genera complicazioni nella produzione ordinaria già affaticata e bagarinaggi sui dischi rari suddetti (“potete comprare una sola copia di ciascun disco”, ci ha avvisato il gestore della fila all’ingresso di Reckless Records). Comunque, c’era un sacco di gente nei negozi di dischi, e molti giovani.
Molti nella storia avrebbero voluto essere Bruce Springsteen: io avrei voluto avere un amico come Bruce Springsteen e che lui dicesse di me così, e avesse scritto Bobby Jean parlando di noi.
Qui ci sono gli Everything but the girl che fanno Run a red light dal disco nuovo, che nel frattempo è uscito (con riferimenti dichiarati ai Pet Shop Boys, mi segnala il mio amico Giuseppe).
A proposito dei “bridge” nelle canzoni di cui dicemmo una settimana fa, il mio amico Marco mi ha segnalato questo dibattito sulla loro presunta scomparsa per colpa di TikTok.
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