La moda delle scarpe brutte ma comode è stata una fortuna
Le sneakers da ginnastica robuste fanno bene ai piedi, che è anche tra i motivi per cui continuano a vendere molto
La moda delle sneakers cosiddette chunky, ossia “robuste”, “tozze”, e spesso indicate come “scarpe da papà”, è iniziata ormai diversi anni fa. Inizialmente sembrava dovesse essere una tendenza passeggera come tante altre, ma è passato un po’ di tempo e non sembra essere ancora stata superata. Non solo: sembra che la fortuna di questi modelli abbia fatto anche quella di prodotti simili – come sandali da trekking e ciabatte ortopediche – che, progettati principalmente per essere comodi, sono diventati molto apprezzati anche da un punto di vista estetico, anche se in molti casi in precedenza erano considerati brutti e fuori moda.
Secondo Amanda Mull, che ha ricostruito sull’Atlantic tutta la storia delle scarpe comode degli ultimi dieci anni, uno dei motivi per cui questa moda sta durando così a lungo sarebbe il grosso beneficio che comporta per i piedi e per la qualità della vita in generale. «Una volta che sai cosa si prova a indossare delle buone scarpe, può essere molto difficile tornare indietro». Secondo Mull, oggi a differenza di un tempo la comodità sarebbe diventata in qualche modo un requisito imprescindibile sia per i produttori che per gli acquirenti di scarpe.
È un dato di fatto che negli ultimi anni le vendite di marchi di scarpe “brutte ma comode”, fatte con modelli e materiali tecnici dall’aspetto poco elegante, siano aumentate. È successo per esempio per le scarpe da corsa Hoka o per quelle da trekking di Salomon, o tra i sandali con marchi come Birkenstock e Teva. E altre aziende hanno occupato un grosso spazio in questo mercato con modelli che hanno unito alla comodità e robustezza una maggiore ricerca sul design, finendo per definire nuovi canoni estetici, come successo per esempio a Asics e Reebok. Ma è New Balance probabilmente il marchio che è maggiormente riuscito ad approfittare delle nuove tendenze in fatto di scarpe e, secondo GQ, «a colmare il divario estetico tra Bernie Sanders ed Emily Ratajkowski per diventare una delle scarpe più ambite del pianeta».
La moda delle scarpe comode è un fenomeno che si spiega in tanti modi, a partire dal fatto che negli ultimi due decenni i canoni estetici sono stati un po’ rimescolati dal successo dello stile “ugly-chic” (cioè brutto eppure chic), inaugurato da una celebre sfilata di Prada nel 1996 e poi esplorato in molte declinazioni.
Secondariamente, c’è il fatto che le sneakers “da papà” hanno un aspetto vagamente anni Ottanta-Novanta, e tutto ciò che riguarda quei decenni torna spesso di moda, a fasi alterne. Le persone – soprattutto le donne – che sono state adolescenti nei primi anni Duemila sono cresciute con un’estetica basata su jeans aderenti, vestiti attillati e tacchi alti, e quando si sono stufate, attorno alla metà degli anni Dieci, hanno lasciato che tornassero di moda i jeans larghi e tutte quelle tendenze molto meno ricercate tipiche degli anni Novanta. Negli Stati Uniti questo stile prese il nome di “normcore”, dalla fusione di normal, normale, e hardcore, irriducibile o duro-e-puro.
In quel periodo le scarpe “brutte” assunsero un loro fascino, anche perché, come scrive Mull, «le persone sono generalmente più disposte a correre dei rischi con gli accessori che con i vestiti, e soprattutto per gli uomini le scarpe sono un buon banco di prova per sperimentare qualcosa di nuovo».
Più di recente, un altro fenomeno ha contribuito alla diffusione delle scarpe comode e anonime: comprare modelli di sneakers nuovi e originali infatti è diventato più difficile perché per motivi di marketing i marchi hanno cominciato a ricorrere sempre più spesso alle collezioni in edizione limitata. Queste scarpe esclusive sono diventate molto difficili da comprare per via della scarsità, dell’alta richiesta e dei sistemi automatici di acquisto tramite bot: tutti fattori per cui vengono esaurite poco tempo dopo la messa in vendita online ufficiale, per poi comparire su altri siti a prezzi maggiorati. Alla lunga questo fenomeno ha stufato molti appassionati di sneakers, portandoli a preferire i modelli più classici e facili da trovare.
L’insieme di tutte queste cose ha fatto che sì che nel 2020 «le suole in schiuma spessa abbondavano», scrive Mull. E poi è arrivata la pandemia. Da un lato i vari lockdown hanno rilassato ulteriormente le nostre abitudini nel vestire, contribuendo per esempio al successo di calzature come le Crocs, dall’altro hanno riportato di moda sport individuali all’aria aperta come la corsa o le camminate in montagna, che richiedono scarpe adatte.
«La maggior parte delle tendenze della moda non dura un decennio», scrive Mull, «ma ci sono tutti gli elementi per dire che le scarpe ortopediche ugly-chic supereranno quel traguardo». Le sneakers da papà continuano a vedersi ovunque e hanno dato spazio anche ad altre scarpe comode le cui vendite nell’ultimo periodo hanno superato le aspettative: le ciabatte Birkenstock per fare un esempio.
Hoka è uno dei marchi che hanno acquisito più notorietà per le sue scarpe brutte, nacque nel 2009 in Francia come venditore di scarpe per maratoneti: la suola molto sporgente non era per niente bella da vedere per le mode dei tempi, ma piacque molto agli sportivi. Ancora oggi le Hoka hanno la fama di essere le migliori scarpe per prevenire gli infortuni, cosa che però non è mai stata dimostrata. Sicuramente è vero che le suole delle Hoka danno una sensazione di morbidezza che piace a molti. Secondo Colin Ingram, dirigente di Hoka, il motivo per cui con gli anni il marchio è diventato così di moda anche tra chi ha sempre preferito uno stile elegante è semplicemente il fatto che è riuscito a fargli provare scarpe comode, «ammortizzate e stabili».
Le scarpe da ginnastica robuste diventate di moda negli ultimi anni hanno alcune caratteristiche che le rendono più raccomandabili per la salute dei piedi della maggior parte delle altre scarpe in commercio. Le suole molto ammortizzate infatti assorbono gli urti, e hanno solitamente una forma che si adatta alla pianta del piede facendo sì che il peso del corpo si distribuisca in modo omogeneo e non solo in alcune parti. Altri vantaggi sono che hanno solitamente una punta larga che non comprime le dita (causando per esempio unghie incarnite) e che hanno spesso un supporto attorno al tallone e alla caviglia, che tiene il piede fermo e fa in modo che il peso non venga messo troppo all’esterno o troppo all’interno. Per esempio, un altro modello di scarpe considerate molto comode e di moda negli ultimi anni, le cosiddette “sock sneakers” (perché sembrano calzini con le suole), non contengono altrettanto il piede, cosa che può portare a distorsioni delle caviglie.
Asics, New Balance, Hoka e Brooks sono anche le scarpe che generalmente i podologi consigliano a chi soffre di fascite plantare, un’infiammazione della parte inferiore del piede abbastanza diffusa. E negli Stati Uniti le Hoka sono molto diffuse anche tra gli infermieri, insieme alle classiche ciabatte tipo Crocs, perché sono adatte e comode per stare in piedi tutto il giorno. Priya Parthasarathy, podologa e portavoce della American Podiatric Medical Association, ha detto a Mull che oggi che le scarpe più raccomandabili per i piedi sono anche di moda è diventato molto più facile convincere i pazienti che ne hanno bisogno a metterle.