Gianfranco Fini dice di non capire la ritrosia della destra a pronunciare la parola “antifascista”
«O meglio, la capisco ma non la giustifico», ha specificato l'ex presidente della Camera ed ex leader di Alleanza Nazionale
Domenica pomeriggio Gianfranco Fini, ex presidente della Camera ed ex leader di Alleanza Nazionale, è stato ospite della trasmissione Mezz’ora in più su Rai 3. Con la conduttrice Lucia Annunziata Fini si è espresso in modo critico nei confronti della destra italiana rispetto alle polemiche politiche in corso da qualche giorno in vista del 25 aprile, giorno in cui si celebra la Festa della liberazione dal nazifascismo. Non è la prima volta che ci sono polemiche su questa festa nazionale, quest’anno però sono state particolarmente intense per via del fatto che al governo c’è una coalizione di destra di cui alcuni esponenti si sono mostrati in alcune occasioni nostalgici del fascismo.
Nello specifico, il partito di maggioranza al governo, Fratelli d’Italia, nasce da Alleanza Nazionale, un partito nato nel 1995 con la cosiddetta “Svolta di Fiuggi”, cioè un congresso che si svolse nella città in provincia di Frosinone e che segnò la trasformazione del vecchio Movimento Sociale Italiano (MSI, il partito fondato nel 1946 da ex fascisti e membri della Repubblica Sociale Italiana) in un partito di destra più moderno e democratico.
Parlando del 25 aprile, Fini ha detto:
Io credo che tutti debbano fare quello che è in loro potere per evitare che anche l’anno venturo e gli anni successivi si sia ancora nella stessa condizione. E se lo deve chiedere soprattutto la destra, perché governa in prima persona, forte di un suffragio elettorale indiscutibile. […] Spero che Giorgia Meloni voglia cogliere anche questa occasione del 25 aprile per dire senza ambiguità – non è una donna ambigua, è una donna molto diretta – che la destra italiana i conti con il fascismo li ha fatti fino in fondo e senza infingimenti quando è nata Alleanza Nazionale.
La svolta di Fiuggi fu il risultato dei lunghi sforzi di Fini, che fin dai primi anni Novanta aveva cercato di allontanare il partito dalle nostalgie fasciste e di trasformarlo in una forza di destra nazionale, conservatrice e socialmente accettabile. Nell’intervista a Mezz’ora in più Fini ha ribadito che Alleanza Nazionale puntava a fare propri i valori democratici di libertà, giustizia sociale e uguaglianza tipici dell’antifascismo. E poi ha detto:
Non capisco la ritrosia nel pronunciare questo aggettivo [“antifascista”, ndr]. Non è un aggettivo, è una definizione di valori. […] O meglio, la capisco ma non la giustifico.
Per spiegare questo punto Fini ha ricordato che in un periodo della storia italiana, tra gli anni Settanta e Ottanta, il conflitto sociale e politico in Italia aveva portato gli esponenti della destra radicale a identificare il valore dell’antifascismo «storicamente inteso» con la violenza politica di quegli anni. Secondo Fini l’attuale presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha mantenuto in parte quella sensibilità, e di conseguenza la ritrosia a usare il termine “antifascista”.
La questione della terminologia viene discussa anche perché questa settimana in parlamento sono state votate due mozioni sul 25 aprile, una della maggioranza e una dell’opposizione. I partiti si aspettavano che entrambe venissero approvate con un’ampia maggioranza, ma questo non è avvenuto perché la mozione della maggioranza non citava mai la parola, appunto, “antifascista”, e quindi i partiti di opposizione si sono astenuti o hanno votato contro.
Da questa polemica se ne sono generate poi altre, i cui strascichi sono continuati anche nel weekend. «Si dica chiaramente “sono valori antifascisti, in essi ci riconosciamo, ci si riconosce Fratelli d’Italia oggi come si riconosceva Alleanza Nazionale ieri”», ha aggiunto Fini.