La Commissione Europea ha escluso gli stadi di Firenze e Venezia dal PNRR
Erano due progetti che le rispettive province avrebbero voluto finanziare con il Recovery Fund, ma non rispettano i requisiti
La Commissione Europea ha deciso che i progetti dei nuovi stadi a Firenze e a Venezia non possono rientrare tra quelli finanziati con il PNRR, il Piano nazionale di ripresa e resilienza con cui il governo italiano prevede di spendere i finanziamenti europei del Recovery Fund. La questione stava andando avanti da tre settimane, da quando cioè la Commissione aveva contestato al governo l’ammissibilità dei due progetti perché non le riteneva vere opere di “riqualificazione urbana e sociale”, come richiesto ai progetti finanziati con il PNRR. Adesso Raffaele Fitto, ministro per gli Affari Europei e il PNRR, ha annunciato che i progetti sono stati definitivamente esclusi.
In una nota inviata a giornali e agenzie, Fitto ha scritto che gli stadi di Firenze e Venezia «non potranno essere rendicontati a valore delle risorse PNRR» e che la Commissione ha «confermato la non eleggibilità di entrambi gli interventi nell’ambito dei Piani urbani integrati (PUI) delle rispettive città metropolitane», cioè i piani urbanistici in cui sono compresi i progetti di riqualificazione che si vorrebbe finanziare con i fondi europei. Fitto ha spiegato che negli ultimi giorni il governo aveva chiesto alle province di Firenze e Venezia di inviare i documenti necessari per convincere la Commissione a superare le perplessità, ma «ieri sera [venerdì, ndr] i servizi della Commissione europea, pur apprezzando lo sforzo del governo, hanno confermato l’ineleggibilità degli interventi».
I due progetti di cui si parla erano già molto dibattuti a livello locale prima che venissero inseriti nel PNRR. Uno è il rifacimento dello stadio Artemio Franchi di Firenze, l’altro è la costruzione del cosiddetto “Bosco dello sport” in provincia di Venezia, un’area che dovrebbe ospitare principalmente uno stadio e un palazzetto.
A Firenze il comune e la dirigenza della Fiorentina si erano accordati già un anno fa per il rifacimento del quasi centenario stadio Franchi per un costo previsto complessivo di 450 milioni di euro (150 solo per la riqualificazione dello stadio). Il finanziamento previsto con i fondi europei era inizialmente di 95 milioni di euro, poi fatto scendere a 55 milioni. Anche dopo questo ridimensionamento, in molti si chiedevano perché dovessero essere impiegati soldi pubblici per il rifacimento di uno stadio che poi sarebbe finito in gestione a un privato, cioè la Fiorentina.
Nonostante questo il comune di Firenze era piuttosto fiducioso circa l’approvazione del piano di finanziamento in quanto lo stadio Franchi è vincolato dalla Soprintendenza per ragioni storiche e architettoniche.
Del progetto di Venezia invece si parla da decenni, data l’inadeguatezza degli impianti esistenti in città e nella zona intorno. Il “Bosco dello sport” dovrebbe essere realizzato in un’area adiacente all’aeroporto Marco Polo di Tessera, a est di Mestre e a ridosso della laguna. Dovrebbe ospitare uno stadio da non oltre 20mila posti destinato principalmente al calcio, quindi alla squadra del Venezia, ma pensato anche per il rugby, e un palazzetto dello sport per la squadra locale di basket, la Reyer, che è di proprietà di Luigi Brugnaro, attuale sindaco di Venezia e tra i promotori del progetto.
Il costo stimato, comprensivo delle opere di urbanizzazione, è di circa 300 milioni di euro, un terzo dei quali sarebbe dovuto arrivare dai fondi europei. L’inserimento del progetto nel PNRR era stato motivato dall’importanza che dovrebbe avere nella creazione di una nuova area urbana e ricreativa di stimolo all’economia provinciale e regionale. Brugnaro aveva già fatto sapere di voler comunque sostenere il progetto a prescindere dal parere della Commissione Europea.
Le verifiche sui due progetti di Firenze e Venezia erano uno dei motivi per cui non era stata sbloccata la terza rata del PNRR da 19 miliardi di euro, che doveva arrivare a marzo ma è stata rinviata a fine aprile. La Commissione ha chiesto al governo di «adottare gli atti necessari alla formalizzazione di quanto comunicato» e procedere quindi a verificare gli obiettivi da raggiungere entro il 2022 e sbloccare infine la terza rata.