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  • Venerdì 21 aprile 2023

Il precario futuro olimpico del pugilato

La sua storica federazione “olimpica” è in pessimi rapporti con il Comitato Olimpico, e una nuova federazione internazionale vuole cambiare le cose

(Phil Walter/Getty Images)
(Phil Walter/Getty Images)
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Ormai da qualche anno ci sono pessimi rapporti tra il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) e la International Boxing Association (IBA), l’associazione di riferimento del pugilato olimpico, che un tempo era solo dilettantistico e ora è anche professionistico. Tra le tante federazioni internazionali di pugilato, ognuna con i suoi titoli e le sue cinture, l’IBA è quella che organizza i Mondiali maschili e femminili (dove di recente ha vinto l’italiana Irma Testa) e che rappresenta la boxe a livello olimpico presso il CIO.

O meglio, che dovrebbe rappresentarlo: dal 2019 il CIO ha infatti sospeso l’IBA per problemi amministrativi e di corruzione, e da allora si gestisce per conto suo il pugilato olimpico. Soprattutto negli ultimi mesi l’IBA ha alzato più volte i toni e il livello dello scontro con il CIO, mettendo così ancora più a rischio la sua futura presenza olimpica, forse già dalle Olimpiadi di Parigi 2024, che inizieranno tra meno di 500 giorni. Di certo non aiuta il fatto che l’IBA abbia un presidente russo, che un suo grande sponsor sia l’azienda energetica russa Gazprom e che ai recenti Mondiali femminili le atlete russe siano state ammesse a gareggiare con le divise, la bandiera e l’inno della Russia.

Con queste premesse da alcuni giorni è nata la World Boxing, una nuova federazione internazionale che ha preso le distanze dall’IBA (ne fanno parte molti dei paesi che hanno boicottato i Mondiali femminili e che boicotteranno quelli maschili previsti a maggio in Uzbekistan) e che nel suo presentarsi come alternativa all’IBA ha l’obiettivo di mostrare al CIO che un altro pugilato olimpico è possibile. Ed è probabile che il CIO non aspettasse altro: il pugilato è infatti sport olimpico dal 1904 e per diffusione e popolarità è ancora considerato uno sport importante, una tradizione da preservare.

Come ha detto a fine marzo un portavoce del CIO, in uno dei tanti scontri tra il Comitato Olimpico e l’IBA: «Per essere del tutto chiari, il CIO non ha alcun problema con i pugili o il pugilato come sport, ma ci sono problemi con la sua federazione».

(AP Photo/Frank Franklin II)

I problemi tra il CIO e e l’IBA (fino a qualche anno fa nota come AIBA, dove la “A” in più stava per “amatoriale”) derivano anzitutto da uno scandalo relativo alla corruzione di alcuni giudici di pugilato alle Olimpiadi del 2016 e da quella che un recente rapporto indipendente ha definito «una generale cultura di manipolazione degli incontri».

A questo si aggiungono rapporti parecchio tesi tra il CIO e gli ultimi tre presidenti dell’IBA: prima il taiwanese Wu Ching-kuo, dimissionario dopo uno scandalo finanziario che portò la federazione vicina alla bancarotta; dopo di lui il milionario uzbeko Gafur Rakhimov, che il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti aveva presentato come «uno dei principali criminali in Uzbekistan», e dal 2020 il russo Umar Kremlev, ritenuto “vicino” al presidente russo Vladimir Putin.

Putin e Kremlev nel settembre del 2022 (Gavriil Grigorov, Sputnik, Kremlin Pool Photo via AP)

Al momento l’IBA sostiene di aver risolto i suoi problemi legati alla corruzione di giudici e arbitri, così come quelli relativi a certe sue pratiche finanziarie e amministrative, ma continua a opporsi in vari modi al CIO, che di fatto sta commissariando il pugilato olimpico. Già alle Olimpiadi di Tokyo 2021 gli eventi di pugilato furono gestiti dal CIO. Anche alle Olimpiadi di Parigi è previsto che tutti gli eventi di pugilato (che dovrebbero svolgersi allo stadio Roland Garros) siano gestiti in modo autonomo, ma la situazione è complicata dal fatto che l’IBA e il CIO non sono d’accordo su quali eventi considerare come validi per qualificarsi a quelle Olimpiadi.

Eletto prima per acclamazione e poi, dopo polemiche relative ai metodi, rieletto in una nuova votazione, grazie ai fondi di Gazprom Kremlev ha portato molti soldi nell’IBA, che già nell’ottobre del 2022 aveva riammesso atleti russi e bielorussi, per di più in diretta rappresentanza dei loro paesi e non, come fatto altrove, come “neutrali”.

Per questo, e più in generale per la gestione di Kremlev, i Mondiali femminili organizzati a marzo in India sono stati boicottati da undici paesi, per la maggior parte gli stessi che boicotteranno anche quelli maschili e che hanno scelto di creare una nuova federazione internazionale chiamata World Boxing.

Il ring dei Mondiali in India ((Kabir Jhangiani/ZUMA Press Wire)

Della possibilità di una nuova federazione si parlava da mesi e ad oggi – in attesa di tutti i passaggi formali previsti a partire da maggio – ne vogliono far parte le federazioni nazionali di Regno Unito, Stati Uniti, Germania, Svezia, Nuova Zelanda, Filippine e Paesi Bassi (il cui presidente, Boris van der Vorst, è il principale oppositore di Kremlev), ma tante altre federazioni nazionali si sono dette interessate.

Per ora la Federazione Pugilistica Italiana (FPI) resta nell’IBA e non è tra quelle che hanno boicottato i Mondiali. A inizio aprile, dopo i Mondiali femminili, il suo presidente Flavio D’Ambrosi aveva detto al Corriere dello Sport: «Le responsabilità e l’interesse generale vengono prima di tutto, anche delle convinzioni personali. Sicuramente credo si possa fare di meglio a livello internazionale, non solo nel pugilato. Lo sport deve essere scevro da questioni che non rientrano nel rispetto della Carta olimpica, è uno strumento per educare, costruire, includere». Alla richiesta di una previsione in vista di Parigi 2024, D’Ambrosi aveva parlato di «un momento molto magmatico» dicendo di augurarsi «un’Olimpiade aperta e il più inclusiva possibile».

World Boxing nel frattempo ha detto di voler «affrontare i radicati dubbi espressi dal CIO riguardo all’integrità, alla governance, alla trasparenza e alla gestione finanziaria del pugilato». Ha inoltre aggiunto che il suo obiettivo è «essere riconosciuta dal CIO».

Per come stanno ora le cose, contro World Boxing giocano sia il tempo (diventare una federazione internazionale e entrare nel CIO sono cose che richiedono diversi passaggi) sia, pare, il fatto che l’IBA continui a essere molto più ricca. A suo favore gioca il fatto che tra le personalità scelte per occuparsi della sua creazione ci sono atleti e dirigenti considerati vicini alle posizioni del CIO, compreso uno che arriva proprio da lì.

(EPA/HARISH TYAGI)

In tutto ciò c’è inoltre il fatto che, seppur sospesa dal 2019, l’IBA è ancora parte del CIO. Dopo che già Kremlev aveva definiti «iene e sciacalli» i boicottatori dei Mondiali, l’IBA ha risposto all’arrivo di World Boxing con un comunicato molto critico e duro, in cui presenta World Boxing come un’organizzazione “rogue”, cioè “clandestina” e “ribelle”.

I Mondiali maschili, che saranno tra l’1 e il 14 maggio, aiuteranno probabilmente nel rendere un po’ più chiara la situazione, ma per il futuro olimpico del pugilato il passaggio più importante sarà senz’altro la riunione di giugno del Comitato esecutivo del CIO, dove il futuro a breve termine del pugilato sarà uno degli argomenti più attesi. Bisognerà aspettare invece almeno qualche altro mese per sapere se il pugilato entrerà o meno a far parte del programma delle Olimpiadi di Los Angeles del 2028.

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