Lachlan Murdoch, CEO di Fox Corporation, ha ritirato le accuse contro un sito di notizie che lo aveva accusato di essere responsabile morale dell’assalto al Congresso
L’imprenditore britannico-australiano Lachlan Murdoch, amministratore delegato di Fox Corporation, ha ritirato le accuse contro il sito di notizie australiano Crikey, che lo aveva accusato di essere moralmente responsabile per l’assalto al Congresso degli Stati Uniti del 6 gennaio del 2021. Lachlan Murdoch è il figlio del magnate australiano Rupert Murdoch, il proprietario del conglomerato di media News Corp: è a lui che fa capo fa capo il popolarissimo e controverso network televisivo conservatore statunitense Fox News, che in questi anni ha appoggiato con forza il partito Repubblicano e le sue frange più estreme, con pratiche giornalistiche molto aggressive.
L’anno scorso Murdoch aveva fatto causa per diffamazione all’editore, al direttore e al caporedattore politico di Crikey per un articolo di opinione: nell’articolo, Murdoch veniva accusato di aver complottato con l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump per incitare la folla dei suoi sostenitori che nel gennaio del 2021 assaltarono il Congresso, nel tentativo di bloccare la certificazione della vittoria di Joe Biden alle elezioni presidenziali del 2020. Secondo Crikey, Murdoch era eticamente e moralmente responsabile dell’assalto perché la sua azienda controlla Fox News, che in questi anni ha ripetutamente sostenuto che le elezioni del 2020 fossero state rubate. Murdoch invece riteneva queste accuse «false» e «scandalose».
Gli avvocati di Murdoch si sono detti sicuri che un tribunale avrebbe dato ragione a lui: hanno però sostenuto che andare avanti con la causa avrebbe solo fatto più pubblicità a Crikey, che è una piccola testata indipendente attiva dal 2000 con circa 10 giornalisti. La decisione di ritirare le accuse è arrivata solo pochi giorni dopo che Fox News aveva accettato di pagare 787,5 milioni di dollari per chiudere un’altra causa legata alle false accuse di brogli alle elezioni del 2020. La causa era stata avviata negli Stati Uniti dall’azienda informatica Dominion Voting Systems, che produce hardware e software per il voto elettronico: l’azienda aveva chiesto 1,6 miliardi di dollari di danni di risarcimento a Fox News sostenendo che la rete americana l’avesse accusata ripetutamente, e ingiustamente, di avere preso parte a una frode elettorale per favorire Biden alle elezioni, danneggiando Trump.
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