L’annoso dibattito sulle origini di Cleopatra
Un documentario di Netflix ha ricevuto alcune critiche in Egitto, ma da tempo gli studiosi dell'età antica spiegano che chiedersi se fosse nera o bianca non ha senso
Un documentario di Netflix dedicato a Cleopatra, la più nota regina dell’Egitto della storia, ha fatto riemergere un dibattito in corso ormai da decenni sulle sue discendenze e sulla sua rappresentazione nella cultura popolare, occidentale e non occidentale.
Cleopatra era discendente di un’antica dinastia di origini greche, per semplificare molto, anche se queste etichette oggi non hanno molto senso. Al contempo la sua famiglia regnò per secoli in Egitto, ed è plausibile pensare che Cleopatra abbia avuto legami di sangue con persone di etnia diversa dalla sua.
Nel documentario la parte di Cleopatra è interpretata da Adele James, un’attrice britannica di origini africane. Netflix ha rivendicato la scelta di James spiegando di avere voluto un’attrice dall’etnia non così riconoscibile «per rispettare il dibattito in corso da secoli sull’etnia di Cleopatra». Al contempo però la produttrice esecutiva del documentario, Jada Pinkett Smith (moglie di Will Smith, quella della battuta che portò il marito a tirare il famoso schiaffo a Chris Rock agli Oscar), ha specificato che il suo obiettivo è quello di raccontare le «donne nere» che hanno avuto un ruolo nella storia.
La scelta ha generato diverse critiche, così come era successo per un film mai realizzato ma di cui si parlò nel 2020, in cui Cleopatra avrebbe dovuto essere interpretata dall’attrice israeliana Gal Gadot. Un noto archeologo e divulgatore egiziano, Zahi Hawass, ha criticato Netflix perché a suo dire Cleopatra «aveva la pelle chiara». Alcuni hanno difeso la scelta di Netflix, mentre altri ancora hanno chiesto con una petizione che Netflix ritiri il documentario perché Cleopatra «non era né nera né bianca». Finora le attrici che hanno interpretato Cleopatra in una produzione occidentale – fra cui anche Sophia Loren e Monica Bellucci – sono state tutte bianche, anche per via di una minore consapevolezza sulle questioni etniche e di identità nel mondo del cinema.
Al di là del dibattito, generato dalla grande attenzione di questi anni per la rappresentazione delle minoranze nei prodotti della cultura popolare, è sempre esistita una certa curiosità attorno all’identità, alle origini e più in generale alla figura di Cleopatra. Un po’ perché è stata l’ultima leader di un regno d’Egitto autonomo nell’età antica, un po’ per il suo genere – le leader donne erano rare, nell’antichità – un po’ perché la sua storia si intreccia con personaggi a noi estremamente familiari come il comandante romano Giulio Cesare. In realtà le cose che sappiamo sul suo conto non sono poi così tante: e quelle che conosciamo non ci permettono di fare valutazioni nette o definitive.
Sappiamo che Cleopatra nacque intorno al 70 a.C. e che fu regina d’Egitto dal 51 a.C. al 30 a.C., quando l’Egitto divenne un territorio controllato dai Romani (l’Impero romano sarebbe stato fondato soltanto qualche anno più tardi). Cleopatra era figlia di Tolomeo XII, discendente di Tolomeo I, guardia del corpo del condottiero greco-macedone Alessandro Magno. L’Egitto fu uno dei moltissimi territori conquistati da Alessandro Magno durante una lunga campagna militare che lo portò fino all’odierna India. Alla morte di Alessandro Magno i territori da lui conquistati vennero spartiti fra i suoi principali collaboratori. A Tolomeo toccò l’Egitto: prima assunse il titolo di governatore, poi nel giro di qualche anno si autoproclamò faraone, cercando di accreditarsi come legittimo successore dei regnanti che avevano governato l’Egitto con quella formula fin dal 3000 a.C., più o meno.
Anche il nome di Cleopatra è evidentemente greco. Deriva dalla parole greche κλέος (kléos, “fama, gloria, buona notizia”) e πατήρ, patér, “padre”. È esattamente lo stesso nome dell’eroe omerico Patroclo, con i due elementi della parola – patér e kléos –invertiti. Per gli egittologi Cleopatra è nota come Cleopatra VII, perché prima di lei ci furono altre sei Cleopatra che guidarono il regno d’Egitto, spesso insieme a un marito, un figlio o un fratello.
Le raffigurazioni più certe delle sue fattezze si trovano sulle monete coniate da Roma negli anni in cui Cleopatra fu alleata prima di Giulio Cesare e poi del comandante Marco Antonio. Mentre le statue degli imperatori o dei nobili romani avevano spesso forme idealizzate, soprattutto dal collo in giù, le monete li raffiguravano in maniera un po’ più realistica. Le monete circolavano nelle tasche di tutti, e i sovrani dovevano quindi essere in qualche modo riconoscibili, avere dei tratti caratteristici.
Nelle monete in cui è raffigurata Cleopatra viene mostrata “alla greca”: con i capelli scoperti e raccolti, una specie di tiara e una tunica. Nonostante sia la cosa più vicina che abbiamo a una sua fotografia, la raffigurazione sulle monete romane aveva una grossa componente di propaganda, proprio per la loro immensa circolazione. È possibile quindi che Cleopatra fosse raffigurata come una donna greca – in alcune monete addirittura come una dea greca – per rafforzare la sua rispettabilità nell’opinione pubblica romana.
Non ci sono dubbi sul fatto che Cleopatra provenisse da una famiglia greca e volesse rappresentarsi come greca. Non possiamo escludere però che nei tre secoli in cui la sua famiglia regnò in Egitto non avesse avuto legami con la nobiltà locale, inglobandola di fatto nel proprio albero genealogico.
Nel 2009 un documentario di BBC realizzato con l’aiuto dell’Accademia austriaca delle scienze sostenne di aver ritrovato il corpo di una sorella di Cleopatra, la principessa Arsinoe IV. A partire da quel corpo l’archeologa Hilke Thür ipotizzò che la madre di Arsinoe IV avesse fattezze «africane», come si disse all’epoca. Negli anni successivi la scoperta di Thür e BBC non fu mai corroborata, ma anzi fu accolta con grande scetticismo da storici e archeologi: ad oggi non sappiamo nemmeno se Arsinoe IV condividesse con Cleopatra entrambi i genitori, oppure solo il padre, Tolomeo XII.
Nonostante negli ultimi anni l’archeologia e la genetica abbiano fatto grandi passi in avanti nel ricostruire il patrimonio genetico di alcune popolazioni, rimane molto scivoloso parlare dell’etnia di una persona vissuta migliaia di anni fa in un contesto completamente diverso da quello attuale, di cui non abbiamo tracce organiche da analizzare, la cui storia familiare e genealogica non ci è nota interamente, e di cui per ovvie ragioni non abbiamo una fotografia o un dipinto realistico.
«La verità è che parole come “bianco” e “nero” non sono categorie accettabili per definire la razza o l’etnia nell’antichità», scrivono per esempio le studiose Katherine Blouin, Usama Gad e Rebecca Futo Kennedy nel blog Classical Studies. Per non parlare ovviamente delle identità culturali, ancora più difficili da applicare. «Termini come “egizio”, “macedone”, “greco” e “africano” oggi hanno significati diversi e indicano affiliazioni politiche e sociali differenti rispetto all’antichità. Cercare di capire come si identificasse Cleopatra sarebbe come infilare un cilindro in un buco dalla forma quadrata. Cleopatra non appartiene a una “etnia” come la intendiamo oggi, e sostenere di essere in grado di identificarlo significa prendere una posizione politica».
Se anche gli storici e archeologi decidessero di usare meno prudenza, sarebbe comunque impossibile fare affermazioni solide. «La verità è che nonostante affermazioni eccessivamente sicure di sé da più parti, non abbiamo idea delle origini di Cleopatra», ha scritto di recente Mary Beard, nota archeologa e divulgatrice britannica. «Proveniva certamente da una famiglia regale di origini macedoni, ma non sappiamo se sua madre – o altre sue antenate – fossero egiziane o meno. L’idea che i macedoni siano rimasti interamente separati dal resto della popolazione egiziana, o da quella proveniente dall’Africa sub-sahariana, è poco probabile: ma non sappiamo se in questo caso sia davvero successo, o meno».