Cos’è la “sostituzione etnica”
La teoria del complotto citata dal ministro Lollobrigida è molto popolare nell'estrema destra e sostiene che esista una cospirazione globale per sostituire i bianchi
Nel corso di un discorso in cui parlava tra le altre cose di natalità e immigrazione, martedì il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ha citato piuttosto ampiamente la «sostituzione etnica», una nota teoria del complotto razzista e molto usata dall’estrema destra internazionale secondo cui esisterebbe una cospirazione globale per sostituire i bianchi con persone di altre etnie. Lollobrigida, che stava parlando a Roma al congresso della Confederazione italiana sindacati autonomi lavoratori (CISAL), in un passaggio in cui si riferiva alla necessità di aumentare le risorse al welfare delle famiglie per consentire loro di fare più figli, ha detto:
«Non possiamo arrenderci all’idea della sostituzione etnica… l’idea della sostituzione etnica… eh gli italiani fanno meno figli e li sostituiamo con qualcun altro: non è quella la strada»
Il discorso di Lollobrigida, che si inserisce in un filone di politici ed esponenti di estrema destra che citano con apparente normalità quella che è riconosciuta come una teoria del complotto, ha provocato grosse reazioni tra l’opposizione. Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, ha detto che quelle di Lollobrigida sono «parole disgustose, indegne di chi ricopre il ruolo di ministro della Repubblica: sono parole che ci riportano agli anni Trenta del secolo scorso […]. Sono parole che hanno il sapore del suprematismo bianco». Romano Prodi, che del PD è stato il fondatore, ha detto: «Siamo a dei livelli brutali».
La teoria della sostituzione etnica, detta anche «grande sostituzione», ha origini piuttosto incerte, e ha iniziato a diffondersi soprattutto negli ultimi dieci anni negli ambienti di estrema destra di Stati Uniti ed Europa. In varie forme è stata citata da numerosi politici di estrema destra, dall’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump al primo ministro ungherese Viktor Orbán all’ex candidato presidenziale francese Éric Zemmour. In Italia, per esempio, il leader della Lega e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha più volte parlato di “sostituzione etnica” e di “genocidio del popolo italiano”, e lo stesso ha fatto in più di un’occasione Giorgia Meloni.
La teoria della sostituzione etnica, per cui ci sarebbe un grande complotto contro la popolazione bianca e a favore dei migranti stranieri, è diventata uno strumento retorico efficace per i politici di estrema destra di molte società perché, in estrema sintesi, fa leva sul timore della classe bianca e medio-bassa di perdere i propri privilegi nei confronti dei migranti stranieri che arrivano in Occidente.
Parallelamente, e in maniera più preoccupante, la teoria della sostituzione etnica è stata citata esplicitamente come fonte di ispirazione da diversi autori di attentati e attacchi armati di matrice razzista avvenuti negli ultimi anni: tra questi, e sono soltanto alcuni esempi, c’era stato il responsabile della strage a Oslo e Utøya in Norvegia del 2011, che uccise 77 persone; quello dell’attentato alla sinagoga di Pittsburgh negli Stati Uniti del 2018, in cui furono uccise 11 persone; quello dell’attentato di Christchurch in Nuova Zelanda del 2019, in cui morirono 49 persone, e quello dell’attentato a Buffalo negli Stati Uniti del maggio 2022, in cui i morti furono 10.
Uno dei primi scritti in cui si fa riferimento alla teoria della “sostituzione etnica” o della “grande sostituzione” fu realizzato da Theodore Bilbo, senatore Democratico degli Stati Uniti oltre che governatore dello stato del Missouri nei primi anni del Novecento. Nel libro, intitolato Scegliete: Separati o bastardi, Bilbo sosteneva la superiorità della “razza bianca caucasica”, che reputava in pericolo a causa degli “incroci” con altre “razze”. Per Bilbo la “razza bianca” avrebbe finito per scomparire ed essere “sostituita” col tempo, se non si fosse fermato il processo di integrazione degli immigrati. Erano teorie che Bilbo aveva propagandato nel corso di tutta la sua carriera politica, ricevendo parecchie critiche dai politici più liberali dell’epoca, e che aveva raccolto in quel libro, pubblicato nel 1947, anno della sua morte.
Nonostante una certa diffusione negli ambienti dell’America razzista del Secondo dopoguerra, non fu però il libro di Bilbo a promuovere più di tutti la “sostituzione etnica”, bensì due romanzi. Il primo, intitolato Il campo dei santi (Le Camp des saints in lingua originale), fu scritto dal francese Jean Raspail nel 1973: è un romanzo che racconta di un futuro distopico in cui l’Europa sarà invasa da parte di popolazioni provenienti dall’India (descritte come incivili e inferiori) che porteranno all’annientamento dei popoli europei. Il secondo si intitola invece The Turner Diaries, e fu scritto dall’americano William Luther Pierce nel 1978: è ambientato negli Stati Uniti nel corso di un’ipotetica guerra civile in cui le persone di “razza bianca caucasica” rischiano di essere sterminate dalle persone appartenenti a tutte le altre etnie.
I due libri sarebbero rimasti confinati nella letteratura fantascientifica, se non fossero stati riscoperti negli anni a venire da studiosi e intellettuali di estrema destra, che ne trassero ispirazione per sistematizzare la teoria della “grande sostituzione”.
Il più importante fu l’accademico francese Renaud Camus, con un libro del 2011 intitolato Le grand remplacement: Introduction au remplacisme global (La grande sostituzione: introduzione al rimpiazzo globale), che diede per primo il nome alla teoria complottista come oggi è conosciuta. Camus nel libro parla prettamente della situazione della Francia, paese con un lunghissimo passato coloniale, dove secondo lui la popolazione “indigena” francese sarebbe ormai stata sostituita dalle persone immigrate dalle ex colonie: Camus parla degli immigrati come “colonizzatori”, e paragona il mescolamento di etnie e culture avvenuto in Francia al genocidio degli ebrei compiuto dai nazisti.
Le tesi di Camus non hanno nessuna base scientifica, ma nel corso degli ultimi anni hanno avuto parecchio successo, tanto che il termine “sostituzione” per parlare dei fenomeni migratori è entrato nel lessico comune di molti politici di estrema destra. Oltre che alle migrazioni, i sostenitori della teoria della “sostituzione etnica” si oppongono anche all’omosessualità e all’aborto, perché ritengono che impediscano nuove nascite e possano portare a una futura estinzione della “razza bianca”. Per questo motivo la teoria è condivisa tanto dagli ambienti di estrema destra quanto dal cattolicesimo conservatore, e perciò osteggiata dai movimenti femministi e LGBTQ+.
In questo senso, la paura procurata della sostituzione etnica viene associata alla necessità di fare figli per le donne bianche: le forze politiche che la adottano, anche in parte, associano nelle loro proposte incentivi alla natalità e ostacoli al diritto all’aborto.
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La teoria della “sostituzione etnica” è in qualche modo simile a un’altra, molto diffusa negli ultimi anni in Europa, quella del cosiddetto “Piano Kalergi”, inventata dal neonazista e negazionista austriaco Gerd Honsik, che ne fece menzione in un libro del 2005. Secondo questa tesi, l’arrivo di centinaia di migliaia di persone in Europa sarebbe parte di un piano segreto architettato dalle élite politiche ed economiche occidentali per importare milioni di potenziali lavoratori a basso costo, mischiarli con le “razze europee” e creare così un meticciato debole e facilmente manipolabile.
Il nome deriva da un eccentrico filosofo aristocratico austro-giapponese del primo Novecento, Richard Nikolaus Eijiro, conte di Coudenhove-Kalergi, che negli anni Venti pubblicò un “Manifesto Pan-Europeo” in cui proponeva la creazione degli Stati Uniti d’Europa, un superstato dove le differenze tra i singoli popoli europei sarebbero state messe da parte in nome della reciproca collaborazione.
Honsik diede una lettura totalmente travisata degli scritti di Kalergi, che peraltro alle migrazioni extraeuropee non aveva mai fatto cenno, anche perché alla sua epoca, sostanzialmente, non esistevano. Da un testo di Kalergi, Honsik prese l’idea secondo cui l’uomo di città, cosmopolita e meticcio, sarebbe superiore per spirito ma inferiore per volontà all’uomo di campagna. Da questo trasse la conclusione che l’uomo di città fosse debole e facile da governare. Gli scambi, le comunicazioni e gli spostamenti all’interno dell’Europa sarebbero quindi, secondo Honsik, parte di un piano per aumentare il meticciato e rendere la popolazione più facile da governare: un’idea che non solo è completamente infondata, ma che non fu mai scritta da nessuna parte da Kalergi.