C’è Irlanda ovunque
Gli irlandesi hanno una storia di migrazione sistematica che non ha uguali nella storia moderna e contemporanea, e gli effetti si vedono ancora oggi
Il presidente statunitense Joe Biden è appena tornato da una visita di stato in Irlanda per celebrare i 25 anni del cosiddetto Accordo del Venerdì Santo, il trattato che pose fine alle violenze decennali della guerra civile irlandese, negoziato anche grazie alla mediazione degli Stati Uniti. Fra le altre cose, Biden è stato particolarmente entusiasta di tornare in Irlanda e visitare i luoghi da cui gran parte dei suoi antenati partirono per gli Stati Uniti, più di un secolo fa.
«Biden è probabilmente il più irlandese di tutti i presidenti degli Stati Uniti», ha spiegato a USA Today Fiona Fitzsimons, una esperta di genealogia che per conto di Biden ha ricostruito l’albero genealogico della sua famiglia. Circa la metà dei presidenti degli Stati Uniti aveva una discendenza irlandese. Biden però li supera tutti, a quanto sembra: dieci dei suoi sedici bis-bisnonni erano irlandesi.
È un dato che ha fatto riparlare della enorme quantità di persone che nei paesi occidentali possono dire di avere parenti irlandesi. Secondo una stima di qualche anno fa del governo irlandese, ribadita anche nei propri siti ufficiali, circa 70 milioni di persone al mondo sostengono di discendere da una persona irlandese. Quello dell’Irlanda è un caso piuttosto unico. Anche gli italiani durante varie fasi della propria storia si sono trasferiti altrove, in massa, e hanno circa 80 milioni di discendenti in giro per il mondo: ma in proporzione sono sempre stati molti di più gli irlandesi. Ancora oggi l’Irlanda ha 5 milioni di abitanti, più o meno come quelli del Veneto, e più in generale l’intera isola, compresa quella che oggi è l’Irlanda del Nord, non ne ha mai avuti più di 8.
Gli irlandesi hanno una storia di migrazione sistematica che non ha uguali nella storia moderna e contemporanea, causata da una serie di eventi e ragioni che gli storici hanno identificato piuttosto chiaramente.
In Irlanda a metà dell’Ottocento un microrganismo chiamato Phytophthora infestans, la peronospora della patata, causò una rapida moria delle colture di patate, uno dei cibi più consumati sull’isola. Allora l’Irlanda faceva parte dell’Impero britannico, che però non fece molto per rimediare alla moria di patate e alla carestia che seguì (cosa di cui il governo britannico si è scusato, un secolo più tardi). Fra il 1846 e il 1855 morirono per la carestia e per le malattie collegate circa un milione di persone, mentre 2,1 milioni di persone emigrarono altrove per sopravvivere. In pochi anni, l’isola si svuotò di un terzo dei propri abitanti. In proporzione, è come se oggi in Italia nel giro di dieci anni morissero o si trasferissero altrove 20 milioni di persone.
Negli anni della carestia 1,5 milioni di irlandesi si trasferirono negli Stati Uniti. Altre decine di migliaia in Australia o in Canada. I più poveri si spostarono all’interno dell’Impero britannico, soprattutto in Inghilterra, e nell’Europa continentale.
La morte e il trasferimento di una parte così consistente di popolazione avviò un circolo vizioso da cui l’Irlanda è riuscita a uscire soltanto pochi decenni fa. Anche in seguito alle violenze fra cattolici e protestanti e a cicliche crisi economiche, di fatto la popolazione irlandese è tornata a cresce a livelli sostenuti solo dopo l’Accordo del Venerdì Santo: nel 1999 abitavano in Irlanda 3,7 milioni di persone, oggi sono circa 5,1 milioni. Fin dagli anni Settanta del Novecento il governo irlandese, caso assai raro in Europa, ha un apposito sottosegretario che si occupa della diaspora irlandese, cioè dei discendenti degli irlandesi che vivono all’estero (anche l’Italia ne ha avuti alcuni, a tratti).
L’emigrazione di un numero così imponente di irlandesi – che storicamente fanno molti figli, perché cattolici tradizionalisti – ha comportato che la cultura irlandese abbia avuto un’influenza enorme nell’immaginario occidentale. In varie parti del mondo ogni anno il 17 marzo si festeggia la festa di San Patrizio, il santo patrono dell’Irlanda. La musica popolare irlandese è riconoscibilissima e ha influenzato vari generi in giro per il mondo, fra cui il bluegrass e il country. La Guinness, la celebre birra prodotta fin dal Settecento a Dublino, la capitale dell’Irlanda, è la birra scura più nota al mondo. Per essere un posto così piccolo, l’Irlanda ha poi avuto decine di scrittori di successo, alcuni dei quali noti in tutto il mondo occidentale: Oscar Wilde, James Joyce, George Bernard Shaw, Samuel Beckett. Ancora oggi un film ben riuscito sull’Irlanda e la cultura irlandese come Gli spiriti dell’isola raccoglie consensi e premi in tutto il mondo.
La visita di Biden in Irlanda ha generato riflessioni sulle condizioni attuali della diaspora irlandese. Diversi commentatori in Irlanda hanno convenuto che la visita di Biden è stata molto positiva per l’immagine dell’Irlanda nel mondo, ma ha anche chiuso un’epoca. «Quando il senatore statunitense Patrick Leahy concluderà il suo mandato a gennaio, Biden rimarrà l’ultimo di una generazione di politici irlandesi-americani che ha amplificato la nostra influenza», ha scritto per esempio il commentatore politico Gerard Howlin sull’Irish Times.
Howlin nota anche che il numero degli statunitensi che sostengono di avere discendenza irlandese si è ridotto di un quarto negli ultimi quarant’anni. Da qualche tempo infatti l’Irlanda non è più un paese di emigrati, bensì meta di migranti. Nel 2021 il 13,8 per cento delle persone che abitavano in Irlanda era nato all’estero (in Italia sono circa l’8 per cento). Per forza di cose nel medio e lungo termine questi fattori indeboliranno i legami fra l’Irlanda e la comunità della sua diaspora.
A una comunità di riferimento, però, potrebbe sostituirsene un’altra, cioè quella europea. L’Irlanda è uno dei paesi più soddisfatti dell’appartenenza all’Unione Europea, nonostante non confini via terra con nessun paese dell’Unione, e Dublino da molti anni è una delle capitali più popolari per i giovani europei, fra cui soprattutto studenti universitari. Anche il turismo europeo conta numeri ingenti grazie ai collegamenti garantiti con tutta Europa dalla più famosa compagnia aerea low cost al mondo, Ryanair, che è irlandese.