La protezione speciale non esiste solo in Italia
Al contrario di quanto sostengono Giorgia Meloni e il suo governo, viene garantita anche in Germania, Spagna e Paesi Bassi, fra gli altri
Nei giorni scorsi la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e alcuni membri del governo hanno motivato la proposta di abolire la cosiddetta protezione speciale, un tipo di permesso di soggiorno riconosciuto ai richiedenti asilo che arrivano in Italia, spiegando che in questa forma esiste soltanto in Italia, e in nessun altro paese europeo. Sabato Meloni stessa ha detto che la protezione speciale «è una ulteriore protezione rispetto a quello che accade al resto d’Europa, credo che l’Italia non abbia ragione di discostarsi dalle normative europee». Le cose non stanno proprio così, un permesso di soggiorno del tutto simile alla protezione speciale italiana esiste in vari paesi europei, compresi Germania, Spagna e Paesi Bassi.
La protezione speciale esiste soltanto dal 2020: in precedenza esisteva una norma simile chiamata “protezione umanitaria”, che nel 2018 era stata praticamente abolita (con pochissime eccezioni) da Matteo Salvini quando era ministro dell’Interno nel primo governo Conte, nell’ambito dei cosiddetti “decreti sicurezza”. Durante il secondo governo Conte la ministra Luciana Lamorgese aveva poi ripristinato la norma con il nuovo nome di “protezione speciale”, e con alcune minime modifiche.
In sostanza protegge persone che nel proprio paese sono state discriminate per l’etnia, la religione, l’orientamento sessuale o le opinioni politiche, e che se ci tornassero subirebbero «una violazione del diritto al rispetto della vita privata e familiare»: per esempio, non potrebbero finire il proprio percorso di studi, se ben avviato. I criteri sono un po’ più laschi rispetto alle altre due forme di protezione garantite ai richiedenti asilo, cioè lo status di rifugiato e la protezione sussidiaria. Nella valutazione di ogni domanda, poi, si tiene conto del grado di integrazione del richiedente asilo fino a quel momento. Per queste due ragioni – e anche perché lo status di rifugiato e la sussidiaria richiedono che esista una persecuzione individuale, non facilissima da dimostrare a distanza – negli ultimi tre anni la protezione speciale è stata molto utilizzata. Nel 2022 in Italia hanno ottenuto la protezione speciale 10.865 persone, quasi una su due rispetto a quelle che hanno chiesto asilo.
Ma l’Italia non è l’unico paese che garantisce un permesso di soggiorno di questo tipo: anche altri paesi europei prevedono una forma complementare rispetto allo status di rifugiato e alla protezione sussidiaria, che sono codificate nel diritto internazionale ed europeo, per aiutare comunque persone in grave difficoltà che però non rientrano nei parametri spesso limitati delle altre due forme di protezione. In gran parte degli altri paesi questo tipo di permesso ha il nome che aveva in Italia prima dell’abolizione con i cosiddetti “decreti sicurezza”, cioè protezione per ragioni umanitarie.
L’Italia non è nemmeno il paese che assegna più permessi di questo tipo. Secondo i dati di Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione Europea, nel 2022 la Germania è stato il paese europeo che ha garantito il maggior numero di permessi di soggiorno per ragioni umanitarie: sono stati 30.020. Repubblica fa notare che «la Germania riconosce la protezione umanitaria per motivi molto simili ai nostri: necessità di trattamenti medici, cura di familiari gravemente malati, conclusione di formazione scolastica o professionale, aiuto a vittime di tratta o di sfruttamento lavorativo».
Sempre nel 2022 la Spagna ha garantito 20.925 permessi di soggiorno per ragioni umanitarie, l’Irlanda 2.085, i Paesi Bassi 890. In tutto sono stati 11 i paesi dell’Unione Europea che hanno assegnato permessi di questo tipo: in fondo alla classifica c’è la Slovacchia, con 10 permessi accordati. Nel 2018 un rapporto del Servizio studi del Senato italiano stimò che i paesi dell’Unione Europea che avevano un permesso simile erano 18 (fra di loro c’era anche il Regno Unito, che nel frattempo è uscito dall’Unione Europea).