L’atleta spagnola che è stata 500 giorni isolata in una grotta
Per scelta, per finalità di ricerca scientifica e per fare un'esperienza che sarà raccontata in un documentario
Beatriz Flamini, alpinista e speleologa spagnola di 49 anni, è uscita venerdì da una grotta in cui aveva passato oltre 500 giorni, senza alcun contatto con altri esseri umani. L’isolamento di Flamini aveva finalità scientifiche e l’esperienza sarà raccontata in un documentario. Quando entrò, il 21 novembre del 2021, ancora doveva iniziare la guerra in Ucraina, ancora era viva la regina Elisabetta II e in Italia, mentre i giornali parlavano molto di “super green pass”, i casi di coronavirus erano stati quasi 10mila in un giorno.
Flamini ha trascorso circa 500 giorni a una profondità di circa 70 metri dentro una grotta vicino a Motril, nel sud della Spagna. “Circa” perché si è saputo che ci sono stati alcuni giorni in cui è uscita dalla grotta, restando però isolata in una tenda. El País ha scritto che dopo circa 300 giorni di isolamento Flamini uscì dalla grotta perché “sentiva il rumore del router nel cervello”. Nella grotta c’era infatti un computer per permetterle di comunicare via messaggio e via video eventuali necessità, senza che questo comportasse però un’interazione con altre persone. Non è al momento chiaro se il router di quel computer abbia effettivamente avuto qualche tipo di problema.
Dopo essere uscita, essere stata visitata ed essersi riabituata alla luce naturale, Flamini ha raccontato di aver trascorso una rilevante parte del suo tempo disegnando, allenandosi e lavorando a maglia, e il gruppo di ricercatori che l’ha seguita ha detto che nel frattempo ha letto circa 60 libri e bevuto almeno mille litri d’acqua.
Per circa un anno e mezzo Flamini, che non aveva accesso a orologi o calendari, non ha parlato con nessuno: «non parlavo a voce alta ma facevo dialoghi interiori, e andavo molto d’accordo con me stessa», ha detto, aggiungendo però che le è anche capitato di avere alcune «allucinazioni uditive» (non è chiaro se quelle riguardanti il router).
Flamini ha raccontato inoltre di aver smesso di tenere il conto dei giorni che passavano dopo circa due mesi, e che passati i 500 giorni credeva di essere stata nella grotta per «160 o 170». Uno dei momenti più difficili, ha raccontato, è stato quando uno sciame di moscerini è entrato nella grotta, ma ha aggiunto di non aver mai pensato di abbandonare l’esperimento.
La ricerca alla base dei giorni trascorsi da Flamini nella grotta riguarda l’isolamento estremo e il ruolo dei ritmi circadiani nei bioritmi umani. Tra le altre cose, i ricercatori si occupavano di fornirle cibo, oggetti e indumenti puliti, e di rimuovere i suoi rifiuti. Flamini ha raccontato inoltre che prima di entrare aveva preso accordi con i ricercatori per non essere contattata nemmeno in caso di morte di un suo familiare.
Flamini è stata ripresa e ha indossato lei stessa delle videocamere, e la sua esperienza sarà raccontata in un documentario. Prima dell’uscita dalla grotta di Flamini, che tra le altre cose è alpinista e speleologa, erano state diffuse poche informazioni sul progetto.