La Corte Suprema degli Stati Uniti ha sospeso le sentenze che limitavano l’accesso alla pillola abortiva
Venerdì la Corte Suprema degli Stati Uniti ha sospeso le sentenze che nell’ultima settimana avevano limitato significativamente l’accesso al mifepristone, uno dei due farmaci usati da anni nel paese per le interruzioni di gravidanza. È un blocco temporaneo perché la stessa Corte Suprema dovrà esprimersi a breve sulla legittimità della sentenza di un tribunale federale del Texas che la scorsa settimana aveva ordinato di togliere il mifepristone dal mercato in tutti gli Stati Uniti: secondo il giudice di quel tribunale, Matthew Kacsmaryk, la Food and Drug Administration – l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici – non aveva l’autorità necessaria ad approvare il mifepristone, quando lo fece nel 2000.
Dopo la sentenza del Texas l’amministrazione del presidente Joe Biden ha chiesto l’intervento della Corte Suprema per difendere l’accesso al mifepristone: secondo Associated Press ci si può aspettare una decisione già nel corso della prossima settimana. Nel frattempo però una corte d’appello federale era ulteriormente intervenuta sulla sentenza texana, stabilendo che il mifepristone potesse continuare a essere venduto, ma con significative restrizioni. La Corte Suprema ha invece bloccato tutte queste sentenze emesse da tribunali di rango inferiore, in attesa di esprimersi definitivamente sul caso: nel frattempo il mifepristone è ancora accessibile.
La Corte Suprema è a maggioranza conservatrice (6 dei nove giudici sono conservatori) e lo scorso anno aveva ribaltato la storica sentenza che dal 1973 garantiva l’accesso all’aborto a livello federale. In seguito a quella decisione nell’ultimo anno negli Stati Uniti molti stati di orientamento conservatore hanno introdotto leggi sempre più stringenti sull’aborto, fino a vietarlo quasi completamente.
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