I molti dubbi sul prossimo prodotto di Apple

Si parla di un visore per la realtà virtuale che secondo alcuni dipendenti e commentatori sarebbe una scelta azzardata e con un prezzo eccessivo

Tim Cook, CEO di Apple (AP Photo/Jeff Chiu)
Tim Cook, CEO di Apple (AP Photo/Jeff Chiu)
Caricamento player

Dal 5 al 9 giugno Apple ospiterà nel suo quartiere generale l’annuale convegno dedicato agli sviluppatori di software, il cosiddetto WWDC (Apple WorldWide Developers Conference). È una delle ricorrenze più importanti per l’azienda e, come succede ogni volta nei mesi precedenti, tra addetti e appassionati cominciano a circolare indiscrezioni sulle possibili novità che proporrà. Quest’anno però le indiscrezioni sono un po’ diverse dal solito: molti sostengono infatti che Apple avrebbe intenzione di presentare al WWDC un visore per la realtà virtuale che secondo un informato resoconto del New York Times starebbe provocando agitazioni e fughe di notizie dall’interno dell’azienda, da sempre nota per la sua segretezza.

Anche molti analisti si sono detti confusi dal piano di Apple, che sembra decisa a entrare in un settore poco florido e considerato ancora poco maturo. L’analista Carolina Milanesi l’ha definita col New York Times una scelta «poco da Apple, visto che storicamente l’azienda ha sempre preferito un approccio più cauto, che prevede di entrare in nuovi mercati solo dopo averne verificato le potenzialità e la maturità. È quello che è successo con iPhone, prodotto con cui Apple ha rivoluzionato il settore degli smartphone, ma anche con iPod, che ha fatto la stessa cosa i lettori mp3. La stessa logica non pare applicabile in questo caso: alcune fonti interne hanno definito il progetto di Apple una soluzione in cerca di un problema.

È da tempo che si parla dell’interesse di Apple per questo tipo di tecnologia: nel 2019 alcune fonti, tra cui Bloomberg, avevano annunciato l’uscita prevista per l’anno successivo di un visore per la realtà virtuale, e in seguito la previsione era stata aggiornata, con scadenza nel 2022. Questa volta, alcuni report usciti nelle ultime settimane sembrano confermare l’imminente presentazione di un prodotto pensato per la realtà virtuale, che secondo alcune fonti si chiamerà «Reality Pro» e costerà sui tremila dollari.

A marzo il New York Times ha parlato con otto dipendenti di Apple, alcuni che ci lavorano tuttora e altri che non ci lavorano più, e che hanno preferito mantenere l’anonimato. Secondo quanto riportato, alcuni avrebbero «disertato il progetto a causa dei loro dubbi sul suo potenziale», mentre altre persone sarebbero state licenziate per via della mancanza di progressi in alcuni aspetti essenziali del dispositivo, «tra cui il suo uso dell’assistente vocale di Apple, Siri».

Secondo le persone sentite dal New York Times, lo scetticismo e le tensioni interne attorno al nuovo prodotto sarebbero dovute innanzitutto al suo prezzo, fissato appunto attorno ai tremila dollari e ritenuto troppo alto. Ma anche a «dubbi riguardanti la sua utilità e preoccupazioni su un mercato non ancora certo», quello della cosiddetta realtà virtuale e aumentata. Il visore sarebbe stato inoltre sviluppato in un periodo particolare per il dipartimento dell’azienda dedicato al design, che è da sempre uno dei punti di forza di Apple. Nel 2019 infatti aveva lasciato la società Jony Ive, che dal 1997 aveva ricoperto il ruolo di responsabile della divisione ed era stato responsabile del design di tutti i principali prodotti dell’azienda. A succedergli era stata Evans Hankey, che aveva a sua volta lasciato Apple lo scorso ottobre, lasciando lo sviluppo del prodotto nelle mani di Mike Rockwell, un ingegnere.

Un altro dettagliato report pubblicato da The Information lo scorso anno fornisce alcuni dettagli sul controverso sviluppo interno del visore: Rockwell avrebbe lamentato uno scarso interesse da parte di altre divisioni aziendali ritenute essenziali alla buona riuscita del prodotto, come quella che si occupa di fotocamere. Alle persone che lavoravano al progetto, inoltre, erano stati assegnati degli uffici in un edificio lontano diverse miglia dalla sede della società, un dettaglio che farebbe pensare a una valutazione di priorità assoluta.

Tutte le indiscrezioni sembrano concordare su un punto: l’amministratore delegato di Apple, Tim Cook, vedrebbe con favore lo sviluppo del visore ma la sua sarebbe un’opinione minoritaria all’interno dell’azienda. Secondo il Financial Times, infatti, il lancio del dispositivo avrebbe creato uno scisma interno ad Apple, con il dipartimento di design deciso ad aspettare anche diversi anni per un prodotto perfetto e il reparto operativo intenzionato soprattutto a muoversi velocemente. Alla fine, Cook avrebbe prevalso sui designer decidendo di fare la presentazione – già stata rimandata molte volte – a giugno.

Questo contrasto interno spiegherebbe l’abbondanza di informazioni sulle specifiche tecniche in circolazione già da qualche mese prima della presentazione ufficiale: per esempio il prezzo, il probabile nome Reality Pro, e che sarà un visore per la cosiddetta realtà mista (mixed reality), ovvero in grado di mescolare elementi del mondo virtuale a quelli del mondo reale.

Ci sono poi le informazioni ricostruite, come spesso succede, sulla base dei brevetti registrati dall’azienda o da alcune fughe di notizie provenienti dai suoi fornitori. È stato divulgato il fatto che Apple avrebbe registrato marchi come Reality One, Reality Pro e Reality Processor che coincidono con il presunto nome della linea di prodotti per la realtà virtuale: Apple Reality. Sempre secondo queste fonti, i visori sarebbero muniti di riconoscimento dell’iride degli occhi degli utenti e di una rotella con cui selezionare il tipo di esperienza virtuale che si preferisce, una «corona digitale» simile a quella in uso in Apple Watch e nelle cuffie AirPods Max.

Secondo il sito di tecnologia The Verge il nuovo dispositivo di Apple rischia di uscire «nel momento peggiore possibile», visto che tutte le proposte di questo tipo della concorrenza hanno avuto risultati pessimi. Sony ha tagliato del 20 per cento il piano di produzione per la Playstation VR2, che permette di giocare con la realtà virtuale; le vendite di Pico (azienda cinese del settore) hanno portato risultati del 40 per cento inferiori alle aspettative e Quest Pro, il visore di Meta più recente, avrebbe venduto appena 300mila unità (molto meno di quanto ci si aspettava).

È forse quest’ultimo caso, quello di Meta, a preoccupare i più i critici nei confronti di questo investimento da parte di Apple. Nel novembre del 2021, il gruppo Facebook ha cambiato nome in Meta annunciando di voler investire nel metaverso, definito come il “nuovo orizzonte” del web, fatto di ambienti immersivi e virtuali. Esattamente un anno dopo, il gruppo aveva perso ottocento miliardi di dollari di valore a causa del fallimentare lancio di un prodotto non finito e poco utilizzabile: per accedere a Horizon Worlds, la piattaforma di Meta per il metaverso, infatti occorre avere almeno Quest 2, un visore per la realtà virtuale piuttosto costoso. C’è chi pensa che ci vorranno tra gli otto e i dieci anni per raggiungere un livello tecnologico tale da permettere un uso facile, economico e piacevole di questa tecnologia. Da allora il metaverso è stato retrocesso nei piani dell’azienda, che negli ultimi mesi ha tagliato migliaia di posti di lavoro.

In generale, a partire dalla fine dello scorso anno le principali aziende tecnologiche hanno effettuato diversi cicli di licenziamenti di personale, a conferma del periodo di transizione che sta attraversando il settore a causa di diversi fattori: l’aumento dei tassi d’interesse, che hanno reso gli investimenti molto più costosi, e un aggiustamento delle decisioni prese nel corso della pandemia, un periodo d’enorme espansione per le grandi aziende tecnologiche. Tutto questo, almeno per ora, non ha riguardato Apple, che solo recentemente ha annunciato tagli ma solo tra il personale dei negozi Apple. La crisi potrebbe però aver spinto l’azienda a puntare su un nuovo prodotto nella speranza di aprire una nuova fonte di entrate nel settore dei cosiddetti “wearables”, ovvero i dispositivi che si indossano (di cui fanno parte gli orologi intelligenti Apple Watch).