Ci sono ragazze in Cina che pagano per uscire con i personaggi dei videogiochi
Che sono spesso altre ragazze travestite: è un fenomeno nato dopo il lockdown, con la diffusione dei videogiochi a tema romantico
Da qualche anno tra le ragazze cinesi vanno molto forti i cosiddetti otome, videogiochi che incoraggiano le giocatrici a sviluppare dei rapporti romantici con protagonisti belli e affascinanti. Le ragazze appassionate di otome sono dette dream girls (“ragazze dei sogni” in inglese) e durante i rigidi e frequenti lockdown imposti in Cina per limitare la circolazione del coronavirus, essendo molto difficile incontrare e frequentare qualcuno in carne e ossa, il loro numero è aumentato. Alcune arrivano a spendere anche migliaia di yuan – centinaia di euro – per sbloccare i livelli e far progredire la relazione virtuale.
Ora che le restrizioni sono state allentate e in Cina si è tornati a potersi incontrare di persona, molte ragazze hanno cominciato a pagare dei cosplayer – cioè persone che si travestono da personaggi immaginari di videogiochi, serie tv e fumetti – perché si travestano come il protagonista del loro otome preferito e passino una giornata con loro. Secondo Sixth Tone, la rivista digitale in inglese dedicata alla cultura cinese su internet che l’ha raccontato, è un fenomeno che dice molto degli effetti dei rigidi lockdown cinesi sulle persone, e soprattutto sulle giovani donne.
Negli ultimi mesi molte foto e video di ragazze impegnate in un appuntamento con i loro “fidanzati virtuali” – interpretati, appunto, da persone travestite come questi personaggi – sono state molto condivise e commentate sui social network cinesi: sulla versione cinese di TikTok, Douyin, l’hashtag dedicato a questo fenomeno, #coscommission (che viene da “cosplay commission”, “cosplay commissionati”), è seguito da milioni di persone. Nella maggior parte dei casi, le cosplayer sono ragazze che interpretano personaggi maschili su richiesta di altre ragazze.
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«La reazione del pubblico è un misto di curiosità e ridicolizzazione, ma c’è anche chi si è fatto un po’ un esame di coscienza. Perché anche se sembra una trama tratta dalla serie di fantascienza Black Mirror, le cos commission non sono causate dall’arrivo di una tecnologia all’avanguardia. Per molti, riflettono piuttosto questioni sociali molto più profonde: il fatto che le relazioni di genere in Cina siano sbilanciate, e che anni di lockdown dovuti alla pandemia abbiano causato un grande isolamento tra le giovani», spiega la giornalista Wu Peiyue su Sixth Tone.
L’alta domanda di cosplayer disposte a interpretare personaggi tratti dagli otome ha portato a un piccolo ma organizzato ecosistema di annunci per mettere in contatto la domanda e l’offerta. Questi annunci vengono pubblicati su siti di e-commerce e piattaforme social come Douyin e Xiaohongshu: al loro interno si specifica quale personaggio la cosplayer dovrebbe interpretare, se si cerca qualcuno che è disposto a baciarsi durante l’appuntamento o meno, e il budget a disposizione. Una volta organizzato l’incontro, sono le dream girls a pagare per tutte le attività svolte durante l’appuntamento, dai pasti e cocktail a eventuali visite a musei o parchi divertimenti. Le cosplayer di solito si fanno pagare tra 100 e 200 yuan (ovvero tra i 15 e i 25 euro) all’ora, ma c’è anche chi lo fa soltanto per divertimento e non si fa pagare.
Le dream girls si dicono tendenzialmente entusiaste dell’esperienza: in un’intervista per Sixth Tone, una ha raccontato di essere stata felicissima di potersi sentire come se il suo amato Zuo Ran, personaggio del videogioco Tears of Themis, fosse davvero accanto a lei. «Ho davvero sentito la sua presenza viaggiare dalle due dimensioni alla realtà», ha commentato. «La cosplayer è stata in grado di offrire un’esperienza realistica e tangibile».
In Cina, le dream girls sono in larga parte derise e descritte come ragazze solitarie e un po’ tristi, incapaci di trovare una relazione vera e propria. Come riporta Wu Peiyue, però, «i membri di questa sottocultura ribattono che semplicemente preferiscono i loro fidanzati virtuali agli uomini nella vita reale».
«Come altrove, molte donne in Cina ritengono che le relazioni nella vita reale possano essere deludenti e talvolta pericolose. La pressione a conformarsi ai tradizionali ruoli di genere all’interno delle relazioni rimane forte in molte parti del paese, specialmente nelle aree rurali. Negli ultimi mesi si è verificata anche un’ondata di incidenti di alto profilo che hanno riguardato la violenza contro le donne», scrive la giornalista. Secondo Wu Peiyue non è un caso che le cosplayer per commissione siano spesso donne; le clienti infatti tendono a fidarsi di più e a preferire un ambiente al femminile per i loro appuntamenti, anche se poi i cosplayer interpretano personaggi maschili.
«Gli uomini hanno sempre voglia di sesso o si comportano come se non fossi abbastanza per loro», ha detto una delle dream girl intervistate da Sixth Tone. «Invece le cosplayer donne mi danno un’esperienza del tutto coinvolgente, e non ho mai paura di essere giudicata o molestata».
Le cosplayer che partecipano alle cos commission spesso mettono tantissimo impegno nella propria parte: indossano scarpe con la zeppa per apparire più alte, tute di gomma per simulare i muscoli, e si studiano il personaggio per imitare il più possibile la sua personalità. Per la comunità di cosplayer cinese, d’altronde, questa nuova ondata di richieste ha aperto a molte nuove opportunità lavorative.
La situazione può però sfuggire di mano: la giovane intervistata ha raccontato di aver sviluppato una piccola ossessione nei confronti della cosplayer con cui è uscita, arrivando a considerare l’idea di pagarla una grossa somma di denaro perché smettesse di uscire con altre ragazze quando interpretava Zuo Ran. «Fortunatamente una delle mie amiche mi ha impedito di farlo», racconta. «Mi ha ricordato che il mio amore per la cosplayer era illusorio e fugace, e che avrei dovuto piuttosto spendere i soldi nel gioco per supportare il vero Zuo Ran, che non cambierà idea su di me».
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